Marco Bertolini
Il generale Marco Bertolini. Sullo sfondo, un lancio su piazza del Plebiscito a Napoli nel marzo 2019 (Ansa).
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Chi vuole tarpare le «ali» ai paracadutisti

L'articolo-denuncia del presidente dell'A.N.P.d'I.

L'A.N.P.d'I. è impegnata ad affrontare una situazione che, oltre a mettere a rischio la propria sopravvivenza per come l'abbiamo conosciuta, mette a rischio un patrimonio delle Forze Armate, che da tre quarti di secolo traggono vantaggio dall'azione di avvicinamento dei giovani al mondo militare per il tramite dell'attività aviolancistica del sodalizio, con notevoli vantaggi in termini di arruolamenti.

Sono decine di migliaia i giovani italiani che negli ultimi tre quarti di secolo si sono arruolati in tutte le Forze armate perché avvicinati ai valori della militarità dalle Associazioni d'Arma in generale. E in quest'opera, che potremmo definire educativa, a favore di una gioventù sempre più distante dai valori del patriottismo, un ruolo particolare l'ha ricoperto A.N.P.d'I che utilizza da sempre i lanci con il paracadute come strumento principe di quest'azione.

Ne ha tratto vantaggio la Brigata paracadutisti Folgore dalle migliaia di giovani che prima di vestire il basco amaranto avevano conquistato il diritto alle «ali d'argento» sul taschino destro dell'uniforme con i lanci dell'associazione. Ma ne hanno tratto vantaggio anche tutte le Forze Armate e Forze dell'Ordine in generale, se è vero come è vero che i moltissimi marinai, avieri, carabinieri, finanzieri e poliziotti che sulle loro uniformi indossano il brevetto di paracadutista «senza stella», sentendosi da questo nobilitati, l'hanno ottenuto grazie alle Scuole di paracadutismo dell'associazione, non altrove.

L'associazione nasce nel 1946 e si consolida nell'attuale forma giuridica dal 1956 su proposta del Ministro della Difesa. Nel 1960 ha assunto l'attuale denominazione di A.N.P.d'I. Proprio nel dopoguerra, il sodalizio ha avuto il principale ruolo storico e operativo nella conservazione e nello sviluppo del paracadutismo nel nostro Paese. Le sanzioni imposte dalla comunità internazionale non consentivano all'Italia, come nazione soccombente, di ricostituire grandi unità di paracadutisti.

I reduci appartenuti alla specialità durante la guerra si associarono in ambito civile per continuare a tenere viva l'attività di lancio, attraendo nuovi appassionati e favorendo, una volta cessate le restrizioni, la successiva rinascita dei veri e propri reparti di specialità nell'Esercito. Oggi l'Associazione d'Arma dei paracadutisti italiani ha scopi statutari di altissimo spessore morale e rappresenta la principale organizzazione paracadutistica italiana vantando, su tutto il territorio nazionale, oltre 130 Sezioni locali, circa 10.000 soci annualmente iscritti, sei Scuole di paracadutismo, oltre 160 Istruttori di paracadutismo con qualifica riconosciuta dall'Autorità Militare.

Dal punto di vista operativo, la Difesa ha da sempre riconosciuto all'associazione la facoltà di poter addestrare giovani soprattutto nella prospettiva di un loro arruolamento nelle aviotruppe, utilizzando procedure e paracadute analoghi in tutto e per tutto a quelli militari. L'attività addestrativa e lancistica svolta dall'Associazione viene espressamente qualificata, nelle normative e nelle disposizioni del settore, come «di interesse militare», quale terza casistica di paracadutismo, intermedia tra quello militare propriamente detto e quello civile/sportivo, e svolta «sotto il controllo del Ministero della Difesa». Tale attività si è sempre basata su un corpo normativo significativo che si è evoluto dalla sua origine.

Non è una novità che questo «spazio di manovra» concesso all'A.N.P.d'I ha sempre fatto masticare amaro ad «altri». Già in passato l'Aero Club d'Italia aveva provato a mettersi in mezzo, impattando però contro l'opposizione del ministero della Difesa che con riferimento all'A.N.P.d'I precisava l'esistenza di: «un terzo genere di paracadutismo …… sotto la diretta sorveglianza dell'autorità militare, con caratteristiche peculiari che, per finalità, concezione, modalità tecniche e mezzi impiegati, lo rendono assimilabile a quello militare».

L'A.N.P.d'I ha potuto continuare la sua attività indisturbata fino al 2020, aggiungendo i suoi lanci alla partecipazione a innumerevoli iniziative sul territorio per il ricordo dei nostri caduti, non solo paracadutisti e non solo riferiti alla breve storia della specialità. Le più importanti manifestazioni patriottiche nazionali godono da sempre della pennellata di azzurro assicurata dai labari delle sezioni dell'associazione e brillano dell'oro del medagliere nazionale con appuntate le decorazioni concesse ai paracadutisti militari e affidato da sempre alla Presidenza nazionale dell'A.N.P.d'I.

Tra queste manifestazioni, la celebrazione della giornata di El Alamein presso la sede della Brigata paracadutisti Folgore di Livorno, che attira tutti gli anni migliaia di paracadutisti in congedo, entusiasti di rientrare magari dopo decenni, nelle caserme nelle quali trascorsero mesi indimenticabili durante il servizio di leva. Compresi i pochi reduci ormai centenari della seconda guerra mondiale, sopravvissuti alla Campagna d'Africa e alla successiva guerra in patria, su entrambi i fronti. Ma tutti affratellati dallo stesso amore per l'Italia e per la Folgore.

Improvvisamente, a partire dal 2018, l'ENAC (Ente nazionale per l'aviazione civile) ha iniziato a disconoscere la validità del corpo normativo ignorando in particolare l'abdicazione del Ministero dei Trasporti nel controllo del paracadutismo «di interesse militare» dell'A.N.P.d'I, con specifico riferimento alla possibilità di utilizzare velivoli civili. Addirittura, l'ente ha smentito le sue decretazioni del passato che esentavano, ad esempio, l'associazione dalle incombenze connesse col regime del «lavoro aereo» nell'utilizzazione dei velivoli civili per la loro attività.

Su quest'ultimo punto esiste una fitta documentazione militare che dimostra il contrario. L'autorità militare e lo stesso Enac non aveva mai obiettato sulla liceità dei lanci dall' A.N.P.d'I da velivolo civile. Con il nuovo corso inaugurato dall'ente è iniziata una imprevista, inedita e intensa fase dialettica con l'A.N.P.d'I impegnata a tutelare le peculiarità riconosciutele dal ministero della Difesa. L'associazione ha perseguito una soluzione bonaria, che consentisse all'Enac di avere una maggiore visibilità. Nel marzo 2021, però, l'ente annullava un suo precedente dispositivo dell'anno precedente escludendo, di fatto, completamente l'associazione dalla possibilità di praticare l'attività storica e introducendo nel settore un elemento di forte incertezza.

Questa situazione ha causato in sostanza l'interruzione completa degli aviolanci dell'A.N.P.d'I vanificando decenni di investimenti e sottraendo ai soci una forte ragione di carattere identitario e di radicamento nei valori delle Forze Armate. Motivo di grande delusione è stato rappresentato dalla negazione agli allievi paracadutisti che avevano frequentato i previsti corsi nel 2020 di vedersi riconosciuta la validità ai fini matricolari militari dei propri lanci, a causa di un provvedimento preso a posteriori sulla base della situazione di incertezza. In pratica è stato negato un diritto acquisito a costo di sacrifici, anche economici, da parte degli interessati, sostenendo un intenso corso A.N.P.d'I concordato nelle sue linee generali con l'autorità militare e superando la non banale prova del lancio.

L'associazione si è trovata costretta, a malincuore, a presentare quattro ricorsi al Tar del Lazio contro il provvedimento dell'Enac, per difendere la propria dignità di levatrice e di protagonista assoluta del paracadutismo nazionale, nonché i diritti degli associati.
Sarebbe pertanto giusto, e l' A.N.P.d'I crede di avere il diritto di contare su questo, che il Ministero della Difesa confermi l'importanza del paracadutismo «di interesse militare» da velivolo civile praticato dall'associazione, sostenendola mentre affronta un passaggio storico nel quale difende un patrimonio che non è solo suo ma principalmente di tutte le Forze Armate.

Non è escluso che alla base di questa vera e propria offensiva contro A.N.P.d'I ci sia l'ostilità di chi, in altri ambiti, non nasconde un'incrollabile insofferenza per i paracadutisti. Una insofferenza che nei decenni passati si scatenava contro i reparti in armi, prendendo spunto dalle vicende nere sul nonnismo, ad esempio, per infangare una storia gloriosa, come se si trattasse di una esclusiva dei baschi amaranto.

L' A.N.P.d'I si trova in un passaggio critico della sua storia di tre quarti di secolo, con l'erosione delle ragioni dell'attività di lancio con il paracadute che rappresenta un punto cardine della sua identità. E che l'Italia possa fare a meno, in uno scorcio storico come l'attuale, di identità forti come quella dei baschi amaranto è certamente dubbio.

Marco Bertolini
generale paracadutista della Riserva, presidente dell'A.N.P.d'I

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