Costa Concordia, dove eravamo rimasti
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Costa Concordia, dove eravamo rimasti

Aperto oggi il processo d'appello per il naufragio che, nel 2012, provocò la morte di 32 persone

Per la difesa, il naufragio della Costa Concordia è stato un “incidente organizzativo”. Contro la sentenza del collegio di Grosseto dell'11 febbraio 2015, che lo ha condannato a 16 anni e un mese di reclusione, Schettino ha fatto ricorso in appello con una lunga serie di motivi.

In sostanza, il ricorso presentato dai legali del comandante di Meta di Sorrento, chiamano in causa sia i membri della plancia di comando della nave, tra cui gli ufficiali Ciro Ambrosio e Silvia Coronica riguardo alla tenuta della rotta dal porto di Civitavecchia al punto dell'impatto, che il timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, per il suo errore di manovra agli ordini di Schettino.
Ma la Procura vuole una condanna più alta:27 anni di reclusione. Secondo il pm, infatti, l’attuale condanna è decisamente non sufficiente, per un disastro che si poteva evitare e che ha procurato la morte di 32 persone la notte del 13 gennaio 2012 davanti all’Isola del Giglio.

La plancia e l'armatore

Ma nel corso di questo nuovo processo, che si è aperto questa mattina presso il Tribunale di Firenze, sarà messo in luce anche il ruolo di Costa Crociere Spa, in primo grado condannata in solido con Schettino al risarcimento dei passeggeri.

La difesa è intenzionata ad inquadrare la vicenda come un caso di "incidente organizzativo", tentando di diluire le responsabilità dal comandante verso altri soggetti, ritenendo "troppo semplicistica la ricostruzione dei pm".

"Serve una rilettura dei fatti- spiega l’avvocato Laino- perché la vicenda fu molto complessa".

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L'annullamento della condanna

Tra gli aspetti tecnici affrontati nel corso dell’udienza di questa mattina la probabile richiesta di riapertura del dibattimento, e di riflesso un diverso calendario delle udienze rispetto a quello fissato. Non solo. Infatti, oltre alla possibilità studiata dai legali dell'ex comandante della Concordia, di chiedere ai giudici di appello la riapertura dibattimentale, c’è addirittura quella dell'annullamento del processo di primo grado e con esso la condanna di Schettino.

Il processo si terrà davanti alla Prima Sezione Penale di Appello.
Divieto in aula per fotografi e telecamere, mentre ai giornalisti è stato concesso di presenziare ma senza fare riprese con apparati di telefonia mobile.

Schettino non è presente

Ma oggi, a Firenze, non c'è neppure Francesco Schettino. "Almeno questa prima udienza di domani non sarà presente - spiegano i legali Donato Laino e Saverio Senese - un po' per evitare una certa sovraesposizione mediatica, un po’ perché saranno affrontate questioni tecniche pregiudiziali in base a cui saranno definiti alcuni aspetti del processo".

L'accusa sarà sostenuta da uno dei pm di Grosseto, il sostituto Alessandro Leopizzi, puntuale conoscitore dell'inchiesta, che ha ricevuto delega dalla procura generale distrettuale. Il ricorso in appello contro la sentenza di primo grado, non fu presentato solo dai legali di Schettino, ma anche dalla procura di Grosseto, che aveva chiesto in requisitoria 26 anni di condanna e l'arresto immediato in carcere per pericolo di fuga.

Carcere che il collegio giudicante del Tribunale di Grosseto, non accordò.

Dunque con l’udienza di oggi, verranno risolte alcune questioni pregiudiziali allo svolgimento del processo, che anche a Firenze, conoscerà momenti di alta complessità tecnica e che probabilmente necessiterà di un numero di udienze superiore agli standard abituali.


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Nadia Francalacci