Rason, Corea del Nord
ED JONES/AFP/Getty Images
News

Corea del Nord: chi sono gli ex rifugiati che tornano in patria

Non reggono l'impatto con una quotidianità troppo diversa, e non vogliono rimanere poveri ed emarginati per tutta la vita

Con l'esclusione di quei 2/3mila tra politici, militari e burocrati che fanno parte dell'élite, a nessuno dovrebbe piacere vivere in Corea del Nord. Povertà quasi assoluta, quotidianità fatta di soprusi, angherie, stenti e paura costante di essere spediti in un campo di lavoro.

Scapparenon è facile, non solo perché non tutti sono abbastanza fortunati da arrivare al di là del confine ancora vivi. Ma fuggire è un problema anche perché chi lascia il paese sa che a pagare il prezzo più alto per questo affronto al regime saranno i familiari lasciati indietro. Che rischiano di essere internati per punizione in campi di lavoro o di essere perseguitati a vita.

Quanti sono i rifugiati nordcoreani

Secondo le ultime statistiche distribuite dal Ministero dell'Unificazione sudcoreano, sono almeno 31mila i rifugiati che sono riusciti a uscire dal paese dalla fine della Guerra di Corea ad oggi. Di questi, ben il 70 per cento sono donne. Una quota, quella femminile, che negli ultimissimi anni è diventata ancora più alta: si parla dell'80 per cento tra il 2014 e il 2016 e addirittura dell'85 per cento nel 2017.

Perché scappano soprattutto le donne

Apparentemente per le donne è più facile scappare. Per tanti motivi diversi. Anzitutto hanno più possibilità di trovare lavoro. Come mogli, come prostitute o come cameriere. E proprio grazie a questa maggiore facilità nel recuperare un impiego riescono sia a camuffarsi meglio all'estero, sia ad assicurare un flusso costante di rimesse alle famiglie di origine.

Un altro elemento che avvantaggia molto le donne coreane è quello di avere nel paese di origine uno status sociale così basso e insignificante da far sì che la loro scomparsa finisca nella maggior parte dei casi col passare quasi del tutto inosservata alle autorità.

La nuova vita dei nordcoreani

La maggior parte dei nordcoreani scappa per disperazione. E ai nostri occhi al di là del confine dovrebbe trovare un paradiso più che una seconda prigione.

Non si rendono conto che nella maggior parte dei casi continuano ad essere sfruttati per occuparsi di mansioni pesanti in cambio di un compenso miserevole.

Ma venendo da un paese in cui il reddito mensile medio viene stimato su un dollaro, riceverne 10 magari per una sola giornata sembra un miracolo. Esistono ONG che si sono rese conto che molte donne non sono contrarie alla prostituzione, visto che in questo modo riescono in un paio d'ore a guadagnare più di quanto forse potrebbero mettere insieme in 5 anni.

Perché alcuni coreani tornano indietro

Eppure, per quanto paradossale possa sembrare, negli ultimi anni il numero di rifugiati in fuga è drasticamente diminuito. I 2.900 "disertori", come li chiama il regime, del 2009 sono diventati 1.400 nel 2016 e 1.200 nel 2017. E non solo perchè i controlli alle frontiere sono aumentati. Secondo alcuni studi americani e sudcoreani sta aumentando anche il numero di nordcoreani che decide di tornare indietro.

Il motivo? Non riescono a reggere i ritmi di una vita troppo diversa dalla loro. Lo shock e le pressioni derivanti da una quotidianità che corre troppo velocemente, di un mare di informazioni che non sanno nemmeno come gestire per tanti diventano così forti da non essere più tollerabili. E quindi tornano in patria. L'aspetto più difficile da capire è come mai persone che sono perfettamente consapevoli che Pyongyang li accoglierà con punizioni esemplari decidano comunque di fare questo passo. Dalla lettura delle analisi disponibili sembra emergere una sola risposta: in qualsiasi paese scappino, saranno sempre nordcoreani, e in quanto tali percepiti come esseri inferiori.

Ancora, per quanto la differenza di reddito con la madrepatria sia enorme, quello che riescono a guadagnare all'estero non è abbastanza per vivere in maniera decorosa. E allora tanto vale rimanere in Corea. Senza mettere in pericolo le vite dei familiari e continuando a sperare che la qualità della vita continui a migliorare al punto da poter garantire all'intera popolazione una quotidianità più gradevole, e possibilmente anche più stabile. 

Per saperne di più

Corea del Nord, foto di vita quotidiana

Corea del Nord: tutti i numeri di Kim Jong-un

Corea del Nord: come fare a scappare dal paese

I più letti

avatar-icon

Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

Read More