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Contro il razzismo serve un manifesto dei moderati

È la sola via politica per disarmare il fanatismo e offrire un umanesimo basato su valori, invece che sulla spicciola convenienza del voto

La risposta alla violenza razziale esplosa a Macerata è stata, sinora, penosamente elettorale.
Ma a guardar bene essa potrebbe dare lo spunto ai moderati italiani per un manifesto chiaro, aperto e avanzato in tema di diritti, cittadinanza e dignità della persona.

I moderati italiani corrono un rischio molto serio. E molto sottovalutato. Quello di vincere le prossime elezioni o per lo meno di uscire dalle urne con un’opzione di governo tra le mani. Sono pronti non solo ad occupare le stanze del potere, ma a infondervi una visione etica rispetto alle sfide del presente?

I moderati italiani non possono permettersi di giocare all’ambiguità su un tema come quello dei migranti. L’esempio di Angela Merkel in Germania dovrebbe essere il punto di riferimento rispetto alla deriva di altri leader dell’Europa orientale – pensiamo all’Ungheria, alla Repubblica Ceca ma anche all’Austria – una deriva che premia nelle urne, ma che poi lascia intatte le questioni di fondo.

L’appello a un piano Marshall per l’Africa ha il merito di inquadrare il dramma africano nel contesto globale che gli compete, ma rimane un’indicazione di ordine pragmatico, mentre quello che davvero occorre ai moderati italiani è la bussola morale rispetto alla questione etnico razziale, in una stagione di rigurgiti fascisti e autoritari che animano spazi della nostra società e ispirano sigle politiche in netta ascesa di consensi e strizzate d’occhio.

Esattamente come la Germania non può permettersi il lusso storico di chiudere le sue porte a chi fugge da persecuzioni e guerre, carestie ed epidemie, l’Italia (che con la Germania ha purtroppo compiuto a braccetto un pezzo di storia del Novecento, il più tragico in assoluto) e i suoi moderati si trovano di fronte al bivio dell’età adulta.

Esprimere la loro statura identitaria e morale tramite un manifesto inequivocabile, un richiamo liberale al rispetto di ogni etnia e di ogni credo come valore universale, e dove alle diaspore, di ogni tempo e luogo, venga dato pari rispetto.  

Derubricare a follia il gesto di Macerata permette di deformare il problema, mentre la vera bomba sociale pronta ad esplodere è quella di una Paese che si sente legittimato dalla propaganda di alcuni leader alla logica di contrapposizione “noi” e “loro”.

Purtroppo, ce lo dice inesorabile la demografia, ormai esiste solo un “noi” ed abbraccia oltre 7,5 miliardi di persone. “Loro”, nel mondo della globalizzazione, è un alibi, una scorciatoia che può portare alla guida del Paese, ma trovandolo impaurito e smarrito.

Per questo il manifesto dei moderati, anche nel solco di una linea di tolleranza, dialogo e apertura che il Vaticano sta coraggiosamente tracciando nei cuori del vasto mondo cattolico, è la sola via per disarmare il fanatismo e offrire in risposta un umanesimo basato su valori intangibili, invece che sulla spicciola convenienza del voto.

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Alessandro Turci

Alessandro Turci (Sanremo 1970) è documentarista freelance e senior analyst presso Aspenia dove si occupa di politica estera

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