Como: la storia del bimbo salvato da un passante
(JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)
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Como: la storia del bimbo salvato da un passante

Ne abbiamo sentite tante: bambini caduti da piani alti approfittando della distrazione dei genitori. O della loro momentanea assenza. Questa storia però finisce bene. Per pura casualità

Un bimbo di tre anni e la sua voglia di guardare il mondo.

Tantissimi genitori lo sanno: i piccoli sono irrimediabilmente attratti dalle finestre. Da quel mondo che loro riescono a vedere solo dal basso. E cercano in tutti i modi di guardare cosa c’è là fuori.

Questo bimbo di Cantù (CO) di tre anni, non era diverso dagli altri: la sua curiosità lo ha portato ad affacciarsi dalla finestra di casa e a cadere inesorabilmente nel vuoto. Dal secondo piano.

Al momento sembra che addirittura il piccolo si trovasse solo in casa: la mamma era uscita e il padre era al lavoro. Non si sa se ci fossero fratelli o sorelle più grandi con lui.

Ma tant’è.

Il piccolo si è arrampicato sul solito mobile messo vicino alla finestra (a nulla valgono i continui avvertimenti di evitare di mettere mobili o altro nei pressi delle finestre su cui i pargoli si possono arrampicare facilmente) e si è sporto.

La sua fortuna è stata che al momento passasse di lì un agente penitenziario che stava osservando i movimenti del piccolo. E che, accortosi di cosa stesse succedendo, insieme a un altro passante, si sia messo sotto la finestra per prenderlo al volo.

E la sua tenacia ha fatto sì che ci sia riuscito. Un angelo ha detto la madre (che era fuori per qualche attimo, come riporta l’Ansa). Una fortuna incalcolabile dico io. Una svolta felice di un fatto che poteva finire in tragedia.

Ora, di cose che i bambini fanno e che i genitori non riescono a controllare, pur essendo accanto ai figli, succedono. Ma vorrei soffermarmi sul fatto che troppo spesso i genitori prendono sottogamba la possibilità che i figli possano farsi del male. E sottovalutano l’assoluta incoscienza di ciò che fanno, soprattutto da quando iniziano a camminare fino all’età scolastica. In questa fase sono assolutamente imprevedibili e spesso riescono a danneggiare se stessi anche se tu sei lì. Figuriamoci  se li lasciamo da soli, anche per poco tempo. E anche se sono presenti i fratelli più grandi: non è oltretutto giusto dare loro questa responsabilità.

Allora, per finire, dobbiamo incrociare ogni volta le dita sperando ci sia un angelo a darci una mano o cerchiamo di evitare di mettere i nostri figli in condizioni pericolose?

Pensiamoci.

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Marina Jonna

Giornalista e architetto: scrivo da sempre di design e tecnologia. Ultimamente ho allargato i miei orizzonti scrivendo di benessere, sport, scienze e attualità. Oltre a intervenire, sporadicamente, su R101 . Avete bisogno di un trattato sul "Paradiso della brugola" ? Sono pronta a scriverlo!

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