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Matteo Minnella
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Come funziona la propaganda sul web

Un esperto di "social media intelligence" spiega le connessioni tra web e politica

"I partiti tradizionali hanno perso la battaglia digitale". Chi la sta vincendo? "La Lega, ma i più aggressivi sui social sono quelli di CasaPound, Generazione Identitaria. I ragazzi dei centri sociali contestano ancora con metodi tradizionali mentre quelli di destra manipolano la discussione pubblica, costruiscono fake, usano troll. Dominano la scena". E tu? Le sai costruire le false notizie? "Chiaramente saprei costruirle ed è per questo che so contrastarle".

Alessandro Orlowski spiega che Twitter, Facebook possono essere davvero la lavatrice delle masse e che il pensare comune può essere adulterato con una tastiera. Intanto, tu chi sei? "Spin doctor, esperto di marketing digitale e social media intelligence". E in passato sei stato regista,e produttore, hai insegnato regiae ideazione di documentari virali all'università di Monaco. "Vivo a Barcellona, sono cresciuto a Parma e Londra".

Ha 51 anni, è figlio di padre tedesco e madre parmigiana. È un giramondo dalle tante vite. Per tre anni ha vissuto in Perù, dove ha curato la campagna presidenziale dell'economista Pedro Pablo Kuczynski aiutandolo nel cammino alla sua vittoria elettorale. Prima ancora ha abitato a Londra. Ha lavorato in Ucraina. Ha risieduto per alcuni anni a Beirut. È conosciuto per essere un esperto di marketing digitale datadriven. Dove hai imparato? "Da solo e unendo tutte le passioni che già coltivavo per la comunicazione. Oggi è la mia professione oltre a uno stile di vita. Una volta si era hacker per mostrare le vulnerabilità, le falle del sistema. Adesso bisogna conoscere le tecniche di phishing (adescamento, ndr) e contro-propaganda online per impedire di farsi danneggiare dagli altri. È un mezzo di difesa".

Nell'ufficio, a lavorare per Alex, c'è un software engineer russo che mi mostra quanto sia facile attraverso un piccolo circuito, una scatola grande quanto un pacchetto di sigarette, trafugare dati sensibili. "I più bravi programmatori, che padroneggiano meglio certe tecniche, spesso vengono dall'Est, questo è dovuto a un sistema educativo fortemente improntato sulla matematica e programmazione. All'Est hanno spiccate capacità matematiche, ma in Italia abbiamo dei geni riconosciutia livello internazionale anche molto creativi".

Seduto accanto ad Alex faccio così la conoscenza dei "bot", l'abbreviazione appunto della parola robot, che nel web stanno a indicare account automatizzati o semi automatizzati che hanno il compito di ritwittare e amplificare tweet, notizie ma anche bufale e menzogne. "Ma servono anche ad accendere quelli che vengono chiamati trigger emozionali. Metti che un noto personaggio accenda il focus su una delle 20 rapine verificatesi ieri in Italia e che quella rapina sia stata commessa da un rom. È chiaro che l'interesse dell'utente si concentrerà su quella rapina dimenticando le altre 19. I numeri si moltiplicheranno, tanto più se falsi profili condivideranno la notizia. I numeri ci condizionano".

Orlowski fa un esempio di comunicazione guasta: le polemiche scatenate sul nome di Marcello Foa presidente della Rai. Indicato da Lega e M5s, Foa ha dovuto fare i conti con l'opposizione iniziale di Pd e Forza Italia. "Ebbene, per incitare e sostenere la candidatura di presidente della Rai, sul web è partita una importante campagna di sostegno". Chi la conduceva? "Profili pro-Lega e profili dall'identità incerta e i risultati hanno dell'inverosimile". Vale a dire? "Mi attengo a quello che testimoniano i dati di monitoraggio su Twitter. Faccio l'esempio di Patrizia Rametta, responsabile della Lega donne in provincia di Siracusa. In un mese, da agosto a settembre, questa donna, che non è certo un personaggio noto al grande pubblico, è stata menzionata ben 63.500 volte. Più del rapper Fedez".

Il 31 luglio scorso, Rametta digita questo tweet: "Alle 20. Tweetstorm #Foapresidente unitevi e ritwittate dedicate due parole a un uomo libero Marcello Foa grande giornalista e presidente ottimale per una nuova Rai". È stato retwittato 445 volte. L'hashtag #Foapresidente è diventato tendenza su Twitter nel giro di poche ore al punto da far scrivere a Luca Morisi, lo spin doctor che segue i social per conto di Matteo Salvini, che "Gli italiani vogliono Foa presidente. Punto". È come se si fossero svolte delle elezioni sul nome di Foa. "Ma a partecipare non sono stati solo gli italiani ma anche profili di incerta identità". Quelli che chiami bot? "Esatto".

Consapevole della accuse, ovvero di aver messo su una fabbrica di bot a sostegno di Salvini, Morisi ha replicato proprio su Twitter a chi lo accusava: "Non si tratta di profili fasulli, questo è il bello (o il brutto) per voi veri troll".

Orlowski ricorda che in passato, nel 2015, un caso simile si verificò con la campagna social per chiedere le dimissioni del ministro Angelino Alfano condotta sempre da Salvini.

Un collettivo, Gilda 35, aveva denunciato che un'App chiamata Lega Nord illustrator non era altro che un unico bot che nascondeva 412 accounts che interagivano in maniera automatica. Anche in quel caso, l'hashtag #Alfanodimettiti balzò in testa alle tendenze di Twitter.

Orlowski dice che i partiti italiani hanno scoperto tardi la forza del web. Oggi a eccellere c'è la Lega. Morisi viene ritenuto l'uomo che sta dietro al suo successo comunicativo e che ha portato le tecniche di marketing online nella comunicazione politica. Nel caso della Lega, si è parlato di un software che misura e intercetta il sentimento dei social. "Morisi stesso ha citato il nome di questo software: La Bestia. Non c'è dubbio che Morisi sia bravo. Ma la tecnica in verità è antica. Morisi ha trovato in Salvini l'uomo carismatico che vende il prodotto. Non è molto diverso da quanto avviene con le fashion blogger".

Le dirette su Facebook, gli avvisi di garanzia esibiti su Instagram. Che tipo di comunicazione è quella di Salvini? "Volutamente rozza. Funziona proprio per questo. Le sue dirette video sono mosse. A livello semiotico ti vuole dire che "le mie dirette sono come quelle che fa tuo figlio con lo smartphone. Sono uno di voi". A differenza di Matteo Renzi che usa gli effetti. E sui social ormai si parla di Renzi utilizzando meme per denigrarlo. Il Pd per essere il partito che è, non ha destinato ai social la giusta attenzione".

E poi c'è il M5s. Anche loro usano bot? "Non credo siano riconducibili a Davide Casaleggio e alla sua società. Semmai sono singole iniziative di attivisti che si spingono a crearli. Per quanto riguarda la piattaforma Rousseau, non la ritengo così moderna ma un simulacro della e-democracy". Dunque le elezioni si vincono sui social? "In questo momento come tutte le forme di comunicazione politicai social sono omportanti per il successo alle urne. Sono la nostra realtà amplificata e anche le minacce e gli insulti ne fanno parte come le promesse o le fake news".

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Carmelo Caruso