Colin Powell
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Lo spirito liberale di Colin Powell

Ho ascoltato ed apprezzato l'ex segretario di Stato; in Italia sarebbe perfetto

Interrogandomi spesso sul significato ed il ruolo del pensiero liberale contemporaneo, senza scomodare storici e filosofi sono giunto alla conclusione che, quantomeno nel nostro paese, esso si traduca in una sorta di "posizione terzista" di minoranza relativa. Relativa perche', a ben pensarci, e' probabile che molti di coloro che amano definirsi "moderati e liberali" nella varie accezioni che tale termine assume in ragione della longitudine ideale nella quale si colloca, forse non costituiscano un numero cosi' irrilevante. E' piuttosto poco rumorosa la loro presenza nei dibattiti e nelle kermesse politico-mediatiche dove si forma, o si dovrebbe formare, la pubblica opinione.

Questa convinzione si e' rafforzata in me qualche giorno fa quando, trovandomi negli Stati Uniti per lavoro, ho avuto l'occasione, che in seguito definiro' raro privilegio, di ascoltare Colin Powell.

Se chiedessimo di lui all'indistinto pubblico dei salotti nostrani probabilmente ne ricaveremmo le definizioni piu' disparate sempre in virtu' della magnitudo imposta dai singoli doveri di appartenenza. Io invece, dopo aver seguito con crescente entusiasmo il racconto del suo "american journey" ho tratto la convinzione di trovarmi di fronte al prototipo di leader a capo della mia ideale coalizione di liberali moderati. Questo 77 enne, primo afroamericano ad essere nominato segretario di stato da un'amministrazione repubblicana e' stato, probabilmente, cosi' fedele a se stesso da non far comprendere all'ala piu' intransigentemente conservatrice del partito che ben prima di Obama sarebbe potuto diventare il primo presidente nero degli Usa. E, forse, con ben altri risultati.

Un'ora di racconto appassionato della sua vita, denso di aneddoti e riferimenti al suo "sogno americano" che poi continua ad essere il sogno di molti che vedono in questo paese una speranza, un'opportunita', una porta su un domani migliore. Mi hanno colpito il disincanto e la semplicita' con i quali Powell ha ripercorso eventi noti e meno noti della sua incredibile carriera. Ma ancora piu' la neutralita' rispetto al giusto orgoglio che avrebbe potuto indirizzare le parole di un self made man nato ad Harlem quando in quel quartiere tipicamente non crescevano i futuri quadri dirigenti del paese ma, forse, solo qualche promessa del basket o del football americano. Da liberale autentico e non solo secondo definizione di wikipedia, non ha lesinato critiche a certe "esagerazioni" del modello americano di homeland security che pure aveva contribuito ad affermare.

Un liberale ci ripensa, appunto, e non indulge in difese ad ogni costo della propria opera o del proprio pensiero ma, piuttosto, rivede criticamente, riposiziona l'obiettivo, valorizza le diverse opinioni e ne fa sintesi in un'idea allargata del mondo e dei suoi diversi orizzonti. E cio' senza tradire quei valori di fondo che, nemmeno per un attimo, Powell ha dimenticato essere l'humus, le radici nelle quali affondano un amore strabordante per il suo paese, per la bandiera, per la gente che lo ha trovato o scelto.

Tra i tanti aneddoti mi ha colpito piu' di ogni altro quello del venditore ambulante di hot-dog su Park Avenue dal quale, seminando la scorta, amava recarsi dal suo ufficio. L'uomo, un ispanico sui sessant'anni non lo aveva mai riconosciuto in tante occasioni precedenti e cosi sarebbe probabilmente sempre stato (la pensate possibile in Italia la normalita' del potente?) se un bel giorno un solerte collaboratore non lo avesse raggiunto trafelato per comunicargli una delle tante urgenze della segreteria di stato. L'ambulante, per nulla intimorito o falsamente reverente, nel consegnare l'agognato hot dog a Powell lo ha accompagnato con questa frase: "Signore la prego di accettare questo hot dog come gesto di riconoscenza di un uomo umile. Per il suo tramite io vorrei ringraziare questo grande paese per avermi fatto cittadino americano per aver fatto dei miei figli cittadini americani, per avere dato a me e alla mia figlia un futuro migliore o, almeno la speranza di un futuro migliore". Nel ricordare questo episodio Colin Powell si e' commosso ed i presenti con lui. Perché quando riesci a cogliere l'essenza dello spirito americano nelle persone meno scontate ed insospettabili, allora sai che esiste e continuera' ad esistere nonostante tutto.

Nell'unirmi alla standing ovation finale io tra i pochissimi italiani presenti ho avvertito quasi un inaspettato senso di appartenenza. Appartenenza ad un pensiero, ad una dimensione alla quale forse anche nel nostro paese molti non sono estranei. Ci vorrebbe un Colin Powell, di tanto in tanto, a ricordarlo.

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