Skripal spia russa
Matt Cardy/Getty Images - 29 maggio 2018
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Che fine ha fatto Sergei Skripal

L'ex spia russa vive "sotto protezione" britannica, come la figlia, che ha scritto a Mosca. Il caso al centro del prossimo vertice Nato?

Anche Sergei Skripal, come la figlia Yulia, è stato dimesso dall'ospedale, ma della ex spia russa avvelenata con un agente nervino non si più nulla. Vive in una località "protetta", sotto custodia britannica, mentre su quanto accaduto a Salisbury il 4 marzo scorso è calato il silenzio imposto dagli inquirenti, dopo un aspro scontro diplomatico che ha coinvolto diversi Paesi al mondo, Italia compresa.

In seguito all'avvelenamento, fuori da un locale nella cittadina britannica a un centinaio di chilometri da Londra, il governo May ha mostrato il pugno di ferro, considerandolo un "attentato" alla propria sovranità nazionale, con tanto di "uso illegale della forza contro il Regno Unito".

Da qui la decisione di espellere diversi funzionari russi dal proprio territorio, con una decisione analoga presa anche da Stati Uniti, Canada e altri paesi europei, tra i quali il nostro.

Ora, a cinque settimane dall'uscita dall'ospedale di Yulia Skripal, la 33enne ha scritto una lettera indirizzata a Mosca e resa pubblica dalla Reuters, con la quale dice di voler tornare in futuro in patria. Perché? E perché non subito? A che punto sono le indagini? Cosa c'è dietro la spy story?

La lettera "ambigua" a Mosca

"Mentre cerco di venire a patti con i devastanti cambiamenti che mi hanno colpito sia fisicamente che emotivamente, faccio un passo alla volta e cerco di prendermi cura di mio padre fino a quando non sarà completamente guarito". Così Yulia Skripal nella missiva scritta a mano e indirizzata alle autorità russe in patria, alle quali rivolge anche una richiesta precisa: "A lungo termine spero di tornare a casa nel mio paese". Parole che hanno sollevato diversi interrogativi, spingendo anche alcuni esperti a ritenere che si sia trattato di una sorta di messaggio in codice rivolto al Cremlino.

Yulia Skripal nella missiva ricorda l'accaduto, spiegando "il fatto che sia stato utilizzato un agente nervino" è "scioccante (...) La mia vita è stata messa sottosopra". Ma è proprio l'appello alle autorità di Mosca a prestarsi a interpretazioni, anche perché la figlia dell'ex agente del Fsb, i Servizi Federali per la Sicurezza russi, al momento non accetta l'aiuto di Mosca: "Sono grata per le offerte di assistenza da parte dell’Ambasciata Russa. Ma al momento non desidero avvalermi dei loro servizi" scrive la giovane donna.


La lettera di Yulia SkripalDylan Martinez - WPA Pool/Getty Images - 29 maggio 2018

Skripal a rischio di morte

Un altro aspetto dubbio della vicenda riguarda l'allarme, lanciato dalle pagine del Guardian, sui rischi corsi da Sergei Skripal. Secondo il personale del Salisbury District Hispital, che trattarono l'ex 007 russo, le sue condizioni erano talmente disperate da non credere che si potesse salvare. Nessuno sospettava inizialmente che fosse stato avvelenato con un gas nervino né che si trattasse di una ex spia russa. Non vennero prese precauzioni speciali se non dopo diverse ore e Skripal venne trattato come un normale paziente ricoverato in ospedale.

Solo i prolungati sintomi di debolezza, diarrea, pressione bassa e complicanze cardiovascolari, unite agli esiti delle analisi effettuate nel vicino centro specializzato di Porton Down, hanno condotto alla diagnosi: a causare l'avvelenamento sarebbe stato il Novichok.

In Russia i presunti responsabili

Gli inquirenti britannici, a un mese dall'attentato, avrebbero intanto identificato i presunti responsabili dell'avvelenamento di Skripal e della figlia Yulia. Secondo il Telegraph, i sospetti avrebbero però fatto in tempo a tornare in Russia. Si tratterebbe comunque di persone entrate nel Regno Unito prima di avvicinare l'ex agente russo e subito dopo ripartite, come indicherebbe l'analisi delle liste passeggeri dei voli in entrata e uscita dal territorio britannico.

Conferme sarebbe giunte anche dal vaglio dei filmati di videosorveglianza, nell'area in cui era stato trovato agonizzante Skripal, su una panchina davanti a un locale. Le indagini, però, sarebbero tutt'altro che chiuse. Semplicemente sul caso sarebbe stato imposto il "silenzio".

Il silenzio "imposto"

Come twittato dal giornalista di Channel 4Alex Thomas, le autorità britanniche avrebbero fatto scattare un D-Notice, ovvero una sorta di "silenzio stampa" imposto in ragione della salvaguardia e tutela della sicurezza nazionale. Pr questo motivo il caso Skripal sarebbe sparito dalle prime pagine, dopo esserne stato il protagonista assoluto per giorni.

Thomas faceva riferimento anche a un personaggio misterioso, coinvolto forse nelle indagini, che sarebbe stato identificato da qualcuno in Pablo Miller, di cui il Daily Beast ha scritto di legami con l'MI6, i servizi segreti britannici. Sarebbe stato lui, secondo le prime ricostruzioni di stampa, a reclutare Sergei Skripal negli anni'90, convincendolo a fornire informazioni preziose sulla Russia in cambio di denaro.

Per questo l'agente, una volta scoperto da Mosca, sarebbe stato condannato (e successivamente graziato).

Il caso diplomatico

Dopo settimane di crisi diplomatica aspra tra Londra e Mosca, e nonostante i media sembrino disinteressarsi ormai a quanto accaduto a Salisbury 3 mesi fa, l'incidente non sarebbe chiuso. Nel frattempo si è consumata una "guerra" colpi di ritiro di ambasciatori, che non si è limitata a Regno Unito e Russia. Anche gli Stati Uniti, infatti, hanno espulso una sessantina di diplomatici russi dal proprio territorio. Decisione analoga anche da parte delle autorità canadesi e della maggioranza di quelle europee, compreso il governo di Roma. La Russia ha risposto un numero equivalente di rappresentanti americani e britannici.

Il prossimo vertice Nato

C'è poi grande attenzione a quanto potrebbe accadere al prossimo vertice Nato a Bruxelles, in programma l'11 e il 12 luglio, il primo dopo gli attriti internazionali per il caso Skripal. In quella occasione proprio i rapporti con la Russia saranno all'ordine del giorno, insieme al fascicolo Iran. All'ultimo Consiglio europeo l'assemblea aveva espresso "solidarietà incondizionata" a Londra, dicendosi "d'accordo con la valutazione del governo del Regno Unito secondo cui è altamente probabile che la Federazione russa sia responsabile e non c'è una spiegazione alternativa plausibile". Ma cosa potrebbe succedere ora?

Il programma Novichok

In realtà molto controversa resta l'attribuzione dell'avvelenamento al programma Novichok. Il premier britannico Theresa May, all'indomani di quello che aveva definito un "tentativo di omicidio" di Skripal aveva puntato il dito sulla matrice russa dell'avvelenamento, spiegando che l'agente chimico utilizzato a Salisbury era quello storicamente prodotto da Mosca. Ma il ministro degli Esteri russo, Lavrov, aveva respinto ogni accusa, sostenendo che le analisi effettuate in Gran Bretagna sarebbero state manomesse.

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