Caso Petraeus: lo scontro su Bengasi
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Caso Petraeus: lo scontro su Bengasi

L'ex direttore della Cia testimonierà davanti alla commissione del Senato e il Wall Street Journal rivela la guerra tra l'agenzia di Langley e il capo della National Intelligence James Clapper sulla gestione e le reponsabilità dell'attacco in cui è stato ucciso l'ambasciatore Stevens

Nella sua prima conferenza stampa dopo la rielezione, Barack Obama ha preso tempo sul caso Petraeus, ma è evidente che lo scandalo, nonostante il tentativo di gettare acqua sul fuoco, sia destinato a diventare un problema anche per lo stesso presidente degli Stati Uniti.

Sia politico - gli attacchi dei repubblicani contro il prossimo Segretario di Stato, l'attuale ambasciatrice alle Nazioni Unite, Susan Rice, accusata di aver sposato  la tesi della rivolta spontanea contro il film anti islamico per commentare quello che in realtà era un attentato dei gruppi fondamentalisti armati contro le strutture statunitensi a Bengasi; e, sia di sicurezza nazionale. Obama, infatti, aveva appena terminato di dire ai giornalisti che l'Affaire Petraeus non aveva provocato alcuna falla nel sistema di sicurezza degli Stati Uniti che già il Washington Post pubblicava la rivelazione secondo cui l'Fbi aveva trovato nel computer di Paula Broadwell, l'amante del generale, dei documenti riservati della Cia.

Per questa ragione sia l'eroe dell'Iraq, sia la sua biografa rischiano un'incriminazione. Il fatto che la Broadwell fosse in possesso di informazione segrete dell'Agenzia potrebbe essere il vero motivo per cui David Petraeus si è dimesso dal suo incarico. In realtà, come sappiamo, sarebbe stato il direttore della National Intelligence James Clapper a chiedergli espressamente di lasciare il suo posto di Numero Uno dell'Agenzia. Lui, il generale a quattro stelle, puntava a rimanere, confidando sulla discrezione dei federali rispetto alla sua relazione extraconiugale.

Ma Clapper ha insistito. Forse perché consapevole del fatto che la posizione di Petraeus fosse ormai compromessa e che il love affair fosse destinato a diventare un affare di sicurezza (degli Stati Uniti). Forse, perché, in questo modo il capo della National Intelligence (la struttura di coordinamento della lotta al terrorismo, che risponde direttamente al presidente) ha chiuso (a proprio favore) lo scontro che era in corso tra la Cia e le altre agenzie governative e il Pentagono sul Caso Bengasi.

Lo racconta il Wall Street Journal. Dopo la morte dell'ambasciatore Stevens e di altre tre americani, la Cia era stata messa sotto accusa. David Petraeus voleva rompere l'assedio rendendo pubbliche alcune informazioni riservate sull'attentato, in modo da mettere sotto una luce più favorevole il lavoro fatto dall'Agenzia di Langley in Libia, ma sia James Clapper, sia il Pentagono (il potente Segretario alla Difesa Leon  Panetta) si era opposti. Nonostante questo, secondo il WSJ, Petraeus avrebbe detto ai suoi di procedere lo stesso per salvare la Cia dalle critiche.

E' in questa cornice che Clapper si presenta da Petraeus per dirgli che deve lasciare il suo posto perché l'Fbi, indagando sulle mail di Paula Broadwell alla misteriosa Jill Kelley, ha scoperto la relazione tra i due e (pensiamo) ha le prove della conoscenza da parte dell'amante del generale di informazioni che, invece, non avrebbero dovuto essere in possesso della donna.

La bomba che porta alle dimissioni di Petraeus è la rivelazione del suo tradimento coniugale, ma la miccia che ha acceso l'ordigno deve essere fatta risalire allo scontro sulla gestione dell'attentato di Bengasi da parte dell'Amministrazione Obama.

Qualche chiarimento potrebbe arrivare dall'audizione a porte chiuse che David Petraeus terrà davanti alla Commissione Intelligence del Senato. Dovrebbe raccontare i risultati del suo viaggio segreto a Bengasi, deciso per investigare di persona sulle circostanze che hanno condotto alla morte dell'ambasciatore Stevens. In un primo momento rinviata sine die, la deposizione del militare è stata alla fine annunciata per giovedì pomeriggio

Le parole dell'ex capo della Cia potrebbero fare chiarezza sulle eventualità responsabilità, su possibili sottovalutazioni degli allarmi lanciati prima dell'attentato. Secondo i repubblicani - che non a caso hanno attaccato Susan Rice - sono molti i motivi (nascosti) di imbarazzo per l'amministrazione Obama.

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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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