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Caso Cucchi: per i periti è colpa dell'epilessia

I punti deboli della ricostruzione dei periti nominati dal GIP secondo il neurologo Romeo del Centro Regionale dell'Epilessia di Milano

Dunque, quella di Stefano Cucchi sarebbe, secondo la versione più probabile fornita dai periti del tribunale nell'ambito dell'incidente probatorio disposto alla luce dell'inchiesta bis avviata dalla Procura di Roma, «una morte improvvisa ed inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici».

Dunque, secondo i quattro tecnici nominati dal GIP, le lesioni riportate da Stefano Cucchi «non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l’evento morte».

Cucchi potrebbe essere morto, secondo gli esperti del tribunale che pure ammettono che non si possono «formulare certezze sulla causa di morte»,  a causa di un attacco di epilessia «improvviso e inatteso» che nulla aveva a che vedere con il pestaggio subito.

Premetto che non sono né un neurologo e nemmeno un epilettologo, ma, per trascorsi di tipo familiare, ho sufficiente competenza su questa patologia - che tocca circa l'1% della popolazione italiana - per sostenere che c'è qualcosa che non torna nella ricostruzione emersa sia pure in forma ipotetica in queste ore.

Un «qualcosa» che -  sia consentito - offende tutte le persone malate, già gravate - nel corso della loro esistenza - da un  sentimento di incertezza dovuto alla malattia cui si aggiunge spesso - come emerso anche dal caso recente del dirigente di una scuola pubblica della Brianza che aveva recentemente rifiutato l'iscrizione a scuola di un bambino epilettico -  anche l'altrettanto doloroso rifiuto sociale che ne può derivare.

1) L'epilessia non è una malattia mortale.
L'epilessia (anzi: le epilessie) è  un disturbo neurologico molto diffuso che di per sé non porta al decesso. «Non si muore di per sé per epilessia» conferma Antonino Romeo, primario del Centro Regionale dell'Epilessia del Fatebenefratelli di Milano. «Tanto più se, in questo caso, come ho letto, Cucchi teneva sotto controllo le crisi grazie ai farmaci che assumeva. Non aveva un pregresso di crisi prolungate».


«La morte può sopraggiungere  a seguito di un attacco prolungato ma solo in presenza di una eziologia sottostante come l'encefalite. Non se ne fa cenno nella perizia: da quel che capisco questa perizia è gravemente lacunosa, manca di elementi essenziali e invia un messaggio sbagliato».

Secondo il professore il rischio correlato al sopraggiungere di uno stato di male epilettico, ovvero di una crisi che dura anche trenta minuti senza che alla persona colpita  venga somministrato un farmaco di cui sono in possesso tutti gli ospedali italiani, non è quello di morire , bensì quello di provocare gravi danni cerebrali. «Le ripeto: l'epilessia non è una malattia mortale. Ma poi, come medico, mi chiedo: come mai, se ha avuto una crisi mentre era sotto custodia, non sono intervenuti somministrandogli il farmaco?».   

Qualora Stefano Cucchi fosse davvero andato incontro a uno stato di male epilettico mentre era sotto custodia, o ricoverato in ospedale, soltanto l'imperizia e la sciatteria del personale medico che lo aveva in cura avrebbe potuto trasformare una semplice crisi prolungata in un evento mortale. Si tratterebbe in questo caso di omissione di soccorso. «Ci sono solo due altri casi in cui si può morire a seguito di un attacco» spiega Romeo.

«Per annegamento, asfissia o per trauma cranico mentre è in corso una crisi» dice ancora Romeo. «Ma non è l'epilessia in quanto tale che provoca la morte» aggiunge. «Quanto alla possibilità della SUDEP, cioé la sindrome della morte improvvisa, che pure è un evento rarissimo, può essere sì frequente in certe forme di epilessia e in alcune fasce d'età, soprattutto tra i bambini, ma l'ipotesi di un evento  SUDEP deve essere correlato al tipo di epilessia presentata  alla frequenza delle crisi ai farmaci concomitanti» spiega. Insomma: lo scenario medico-scientifico, così come configurato dalla perizia,  appare attualmente privo di alcuni tasselli fondamentali perché gli esperti possano fornire un giudizio informato.

2) La crisi epilettica è spesso provocata da eventi esterni traumatici.
Secondo i periti non ci sarebbe alcun nesso, «né direttamente né indirettamente», tra la crisi epilettica mortale di Stefano Cucchi e il violento pestaggio che il ragazzo aveva subito dopo l'arresto.

Le crisi epilettiche sono provocate, spesso, da eventi traumatici, periodi di stress, privazioni prolungate di sonno. Tutte situzioni che potrebbe certamente aver vissuto Cucchi dopo l'arresto.

Una delle precauzioni che tutti gli epilettologi consigliano ai loro pazienti è quella di condurre una vita tranquilla, dormendo in abbandonza, evitando inutili ansie.

Non suggeriscono di non prendere botte da uomini in divisa soltanto perché si tratta ovviamente di un evento statisticamente improbabile.

Negare qualsiasi nesso causale tra il violento pestaggio che aveva subito il ragazzo e la crisi epilettica che, secondo i periti, ne avrebbe provocato la morte, è insomma - in assenza di ulteriori specifiche - una azzardo medico-scientifico che qualsiasi epilettologo degno di questo nome si guarderebbe bene dal pronunciare.






Caso Cucchi: Il comunicato della LICE (LEGA ITALIANA LOTTA EPILESSIA) by cidigi on Scribd

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Paolo Papi