Caro Renzi, non farci sognare, governa
AFP/FILIPPO MONTEFORTE
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Caro Renzi, non farci sognare, governa

Panorama ha incalzato Renzi sul terreno dei fatti: contestandogli, con la forza incontestabile dei numeri, la differenza tra gli annunci e i risultati. Ma sarebbe sbagliato far finta che le elezioni non ci siano state

Direttore, è da un po’ che lei trova piacere  a sbeffeggiare Renzi in copertina e dentro; ora che ha sbaragliato partiti e movimenti è dello stesso parere? Non ci crederà, ma io mi sono fatto questa idea: col suo 40% di consensi il partito che se l’è cavata peggio è proprio il Pd. Cioè quella coda di incalliti comunisti che cova dentro e fa di tutto per rompergli le uova nel paniere!
Cordialità.
Giuseppe Chelli, via mail

Rispondo assai volentieri al nostro lettore Giuseppe Chelli, del quale pubblichiamo l’opinione. Con una premessa: io non trovo alcun «piacere a sbeffeggiare Renzi», faccio il mio mestiere che non è quello di accontentarsi di slide o annunci intriganti ma di verificarne la sostanza. Da quando ha scalato Palazzo Chigi senza transitare dal voto popolare (per me, inguaribile democratico, questo obbrobrio costituzionale rimane indigeribile), Panorama ha dunque incalzato Renzi sul terreno dei fatti: contestandogli, con la forza incontestabile dei numeri, la differenza tra gli annunci e i risultati, tra le dichiarazioni e la realtà.

Si è trattato, sempre, di analisi rigorose che iniziano a trovare conferme per esempio sul terreno della mancata crescita del Pil o della grandinata di balzelli in arrivo. Capisco che si può non essere d’accordo. Lo stesso presidente del Consiglio, che segue attentamente Panorama, ha puntualmente commentato le copertine a lui dedicate attraverso sms diretti al sottoscritto (letti certamente anche da qualche pubblico ministero che controlla le mie comunicazioni) e che denotano grande fair play, rispetto dei ruoli e spiccato senso dell’ironia. Il che è già un grande passo avanti se penso ai tanti uomini politici che, loro sì senza alcun rispetto e senza alcun senso del ridicolo, ricorrono a telefonate «trasversali» per segnalare il loro disappunto su articoli e inchieste.

Tutto ciò premesso sarebbe stupido non prendere atto che l’Italia, senza se e senza ma, ha legittimato Renzi. E che il partito della fuffa, composto da grillini e opinionisti d’accatto, nulla aveva compreso di quell’Italia che sottotraccia marciava in direzione del premier. Ma che cosa ne farà adesso di questo trionfo? Come lo amministrerà? Renzi ha immediatamente messo al primo punto della sua agenda il tema delle riforme.

E bene ha fatto. Perché con un governo che in Parlamento non ha gli stessi numeri che gli deriverebbero dal fresco consenso elettorale (e torniamo al peccato originale), la via obbligata rimane ancora di più quella di dialogare con Forza Italia sulla base dell’accordo sottoscritto tra lui e Silvio Berlusconi. Nella navigazione verso un nuovo assetto costituzionale, il governo non potrà circumnavigare i faraglioni della realtà.

A cominciare dalla disoccupazione e dalla mancata crescita (foriera di uno spettro sempre più visibile chiamato patrimoniale) per proseguire con le coperture che bisogna trovare per rendere perenne il bonus degli 80 euro (leggi altre tasse) senza dimenticare una spending review seria, veloce ed efficace. Ecco: su questi e sugli altri temi – come le riforme su fisco, pubblica amministrazione e giustizia – continueremo a tormentare Renzi. Senza sbeffeggiarlo, ma neppure adularlo. Se cercate quella roba lì, date un’occhiata in edicola: non avrete che l’imbarazzo della scelta.  

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Giorgio Mulè