Carceri, la difficilissima gestione dei malati psichici
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Carceri, la difficilissima gestione dei malati psichici

Dopo la chiusura degli Opg sono stati trasferiti con i detenuti comuni ma le strutture non sono attrezzate. Con conseguenza drammatiche e pericolose

Orecchie e falangi delle mani strappate a morsi e sputate in terra. Materassi e abiti incendiati. Sanitari sradicati e poi ridotti in mille frammenti. È l’inferno delle carceri italiane che dopo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici giudiziari, hanno visto “migrare” decine di detenuti malati di mente nelle strutture carcerarie ordinarie. E le celle già sovraffollate e talvolta in precarie condizioni igieniche, si sono trasformate in gironi infernali.

A Treviso un detenuto psichiatrico ha azzannato la mano di un agente penitenziario e ha serrato le mandibole fino a quando non gli ha staccato di netto una delle falangi del dito. Poi l’ha sputata all’interno della cella. Stessa cosa è avvenuta nel carcere di Sanremo, dove solo la prontezza di riflessi di un altro agente ha permesso di trasportare in ospedale, un detenuto al quale era stata amputata con un morso una parte della mano, per fargliela nuovamente riattaccare. L’agente infatti, dopo aver estratto dalla bocca del detenuto il pezzo della mano della sua vittima, l’ha messa nel ghiaccio e poi portata assieme al ferito, all’ospedale. Stessa identica scena, in un carcere del Molise.

Ma i problemi continuano. A Genova, un agente è stato aggredito e privato di una parte dell’orecchio dopo il morso di uno di questi detenuti.

“È diventata una situazione insostenibile – spiega a Panorama.it,Michele Lorenzo, Segretario regionale del Sappe Liguria della Polizia penitenziaria – le carceri comuni sono diventate le succursali degli ospedali psichiatrici con conseguenze davvero inimmaginabili non solo per gli agenti di custodia ma anche per gli stessi detenuti”.

A seguito della chiusura ufficiale degli Opg, il carcere di Genova ha dovuto improvvisare due aree “psichiatriche” per sorvegliare i detenuti malati di mente sfrattati dagli ex opg.

“Il caso di Genova Marassi è indubbiamente quello più significativo di questa situazione- prosegue il segretario Lorenzo- la clinica psichiatrica interna al carcere ha un numero di posti letto limitati che dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici è sempre esaurito. Ma quando arrivano altri detenuti con problemi mentali, il carcere non può rifiutarli e quindi l’amministrazione è costretta a liberare posti letto e a trasferire i soggetti pericolosi all’interno della IV sezione del carcere, ovvero in mezzo ai detenuti comuni.”

“Questi continui e costanti trasferimenti hanno fatto in modo che nel giro di pochi mesi, il carcere genovese diventasse una struttura carceraria con all’interno due aree psichiatriche abusive- continua- con delle conseguenze gravissime in termini di incidenti, aggressioni, infortuni e danneggiamenti”

In poche settimane, un detenuto psichiatrico si è reso protagonista di ben 80 eventi critici che hanno causato danni a detenuti e alla struttura.

“Quando un malato di mente decide di incendiare i propri abiti e il proprio materasso non crea un danno solo alla sua cella o a se stesso ma all’intero reparto- puntualizza Michele Lorenzo- e tutto questo sta accadendo perché non c’è stata una corretta programmazione prima della chiusura degli ospedali psichiatrici. E adesso le strutture carcerarie, già al collasso e con un numero di agenti ridotto e sottorganico, stanno implodendo”.

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Nadia Francalacci