Capitanio, Agcom: «Stop alla ricerca disperata di like»
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Capitanio, Agcom: «Stop alla ricerca disperata di like»

La vicenda di Casal Palocco accende nuovamente i riflettori sulla necessità di regolamentare la gestione dei social network. Intanto il canale The Borderline continua a essere attivo e guadagnare con i suoi video

Quanto successo a Casal Palocco sembra aver sconvolto il web. Con un'eccezione: chi lavora per "garantire" la presenza di contenuti consoni sui social network non ha ancora provveduto a oscurare il canale The Borderline. Anzi, il canale, ancora attivo continua a monetizzare le sue challenge.

A niente sembra essere servita anche la testimonianza di Alessandro, il papà di un compagno di scuola di Manuel che ha riportato come, nonostante la tragedia, i ragazzi avrebbero continuato a fare video. Ridendo. Sorridendo. Scherzando.

Il problema dei followers e dei like a tutti i costi è qualcosa che attanaglia una società «a cui diamo ali di cera e diciamo, punta verso il sole, senza pensare che comunque cadranno irrimediabilmente come è successo a Icaro» ha commentato a Panorama.it Massimiliano Capitanio, commissario Agcom.

Lo stesso Capitanio, dopo la tragedia, si è fatto promotore di un'iniziativa di sensibilizzazione all'utilizzo dei social. «Per almeno 24 ore spegnerò tutti i miei profili social in segno di lutto per quanto accaduto a Casal Palocco» ha commentato Capitanio. «Non entro nella dinamica dell’incidente e non muovo nessuna accusa alle piattaforme social, ma serve un momento di riflessione. La ricerca esasperata di visualizzazioni, al costo di proporre sfide che possono avere spesso esiti mortali, sta diventando una malattia generazionale. La libertà di espressione è garantita dalla Costituzione, ma abbiamo il dovere di assicurare a tutti, soprattutto ai minori, una navigazione che sia al riparo dalla promozione di comportamenti illegali e inutili. I nostri figli hanno davvero bisogno di passare il tempo guardando e, spesso, imitando questi modelli? Le stesse piattaforme hanno davvero bisogno di questi video per accrescere il loro business? Ogni giorno viene fatto molto per rimuovere contenuti illeciti o pericolosi, ma evidentemente non basta. Non è un caso se Agcom sta lavorando a una proposta di regolamentazione per le figure degli influencer. Ma serve una rivoluzione culturale, scolastica e famigliare. Io mi fermerò a riflettere per almeno 24 ore e inviterò a farlo anche i miei figli. Spero lo facciano anche altri».



«Io sono a sostegno della comunicazione, dell'uso delle piattaforme digitali. Sono stato il primo firmatario della legge sull'educazione civica, che ha riportato educazione civica obbligatoria e che ha messo tra i pilastri educativi, anche l'educazione alla cittadinanza digitale, perché ritengo che come per l'auto serva comunque almeno un patentino di conoscenze anche per chi naviga e utilizza il web e i social necessiti di conoscerli» ha spiegato Capitanio «Questa premessa è per sottolineare come, in Agcom, da sempre seguiamo con atenzione questo modo di veicolare messaggi che, a nostro avviso, per quanto leggeri siano devono essere soprattutto sani».

Qualcosa che non è successo a Casal Palocco dove, un video sui social, ha portato alla tragica scomparsa di un bimbo di 5 anni. «Noi in Agcom siamo lavorando per ipotizzare una specie di regolamentazione delle figure degli influencer» ci ha spiegato Capitanio «Io ritengo che i social assolutamente debbano essere liberi e devono essere il mondo della creatività ma i messaggi che passano per questi canali non devono essere né portatori di pericoli per chi li vede, ma neanche di chi li veicola, come in questo caso di Casal Palocco».

A proposito della monetizzazione del canale, che sembrerebbe ancora attiva, Capitanio rassicura «Abbiamo già avuto modo di dialogare, nelle ore scorse, con le piattaforme solo per avere informazioni su come stessero gestendo la situazione, sempre, appunto, nei limiti della libertà di espressione». «In questo caso c'è un limite che è stato valicato, quindi noi sicuramente abbiamo il potere di dialogare e segnalare la questione perchè anche se certi contenuti non violano esplicitamente una legge, spesso l'algoritmo non li rileva. In questo caso, quello che urge è un'ulteriore riflessione ovvero, dove non ci sono messaggi che violano la legge ma si vedono immagini che costituiscono potenzialmente un pericolo - come per esempio il superamento di limiti di velocità in auto - è necessario trovare un modo per intervenire e risanare la situazione».


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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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