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Calcio

È morto Gianluca Vialli

L'attaccante della Sampdoria tricolore, della Juve e della Nazionale è stato sconfitto dal cancro al pancreas contro cui l'ottava da tempo

La malattia si è portato via Gianluca Vialli. Aveva 58 anni, troppo pochi per morire. Lui, eroe del calcio italiano, che dal 2017 conviveva con un tumore al pancreas contro il quale ha lottato fino all'ultimo circondato dall'affetto dei suoi cari e dalle preghiere di un mondo già provato dalla prematura scomparsa di Sinisa Mihajlovic, altro guerriero salutato tra le lacrime in una fredda giornata di dicembre. Una battaglia che Vialli aveva scelto di rendere pubblica, raccontando paure e speranze e vivendo un ultimo momento di enorme felicità legata al pallone nell'accompagnare la nazionale dell'amico fraterno, Roberto Mancini, sul tetto d'Europa. Era il 12 luglio 2021, poco più di un anno fa. L'immagine del suo abbraccio con Mancini aveva fatto il giro del mondo: un cerchio che si chiudeva nello stesso luogo dove i due avevano vissuto l'apice (amaro) della loro carriera di simboli della Sampdoria del presidente Mantovani, sconfitti beffardamente dal Barcellona di Koeman nella finale della Coppa dei Campioni.

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Gianluca Vialli è stato questo e mille altre cose dentro un'esistenza troppo breve. Straordinario attaccante, trascinatore della Cremonese nei primi anni della carriera e poi uno dei figli preferiti di Mantovani nella Sampdoria campione d'Italia 1991, una delle favole più belle e a lieto fine che la Serie A ricordi. Quindi la militanza alla Juventus arricchita di altri trofei compresa la Champions League del 1996 per poi chiudere a Londra con la maglia del Chelsea da dove è ripartito come allenatore. In nazionale non ha vinto nulla, campione di una generazione meravigliosa e sfortunata che si è bruciata nella notte della semifinale mondiale con l'Argentina di Maradona al San Paolo. E poi opinionista, commentatore tecnico, dirigente sportivo e uomo impegnato nel sociale.

Fino alla scoperta della malattia, all'operazione e alle cure e alla chiamata della Figc per chiedergli di prendere il ruolo di capo delegazione al fianco di Mancini, nel frattempo chiamato al capezzale di un gruppo choccato per la mancata qualificazione mondiale del 2018. Lui e Mancini, insieme fino alla notte di Wembley e sarebbe andata avanti ancora se il tumore non fosse tornato a bussare al fisico provato dell'ex bomber tanto da spingerlo al passo indietro ("spero temporaneo") per concentrare tutte le proprie forze sulle terapie.

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Della malattia e della paura di non sopravvivere a lungo aveva deciso di parlare apertamente. Non in segno di sfida, ma per condividere un percorso amaro eppure pieno di momenti indimenticabili. In un colloquio con Alessandro Cattelan quasi il suo testamento spirituale: "Io ho paura di morire, eh. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire. Mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita. L’ansia di non poter portare a termine tutte le cose che voglio fare, il fatto di essere super eccitato da tutti i progetti che ho, è una cosa per cui mi sento molto fortunato".

Negli ultimi anni si era più volte parlato della possibilità che tornasse alla guida della Sampdoria, a capo di una cordata per rilevare il club e aiutarlo a superare un periodo turbolento. Non se ne era mai fatto nulla, ma i tifosi blucerchiati avevano sognato a lungo di poter tornare ad abbracciare uno dei protagonisti della loro età dell'oro. Coraggioso in campo, capitano di mille battaglie e uomo di intelligenza riconosciuta, Vialli lascia Cathryn White Cooper, moglie sposata nel 2003 dopo averla conosciuta nella sua parentesi londinese, e due figlie avute con lei: Olivia e Sofia.

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Giovanni Capuano