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Ansa
Calcio

Lazio deferita per i tamponi Covid: cosa rischia

Duro atto d'accusa della Procura Figc nei confronti del club del presidente Lotito: nessuna segnalazione alle Asl delle positività, niente isolamento e violazioni ripetute - COSA PREVEDONO LE SANZIONI FIGC

L'inchiesta della Procura della Figc ha partorito la montagna. Non un topolino, perché l'elenco delle violazioni che vengono addebitate alla Lazio, al suo presidente Claudio Lotito e ai responsabili medici Ivo Pulcini e Fabio Rodia è lungo e particolareggiato. E si riassume nell'ipotesi che per diverse settimane il club biancoceleste non abbia rispettato i protocolli anti Covid della Federcalcio, non abbia avuto rapporti formali con le ASL quando si sono verificate positività ripetute di calciatori e non abbia messo in atto le pratiche di contenimento, prevenzione e tutela arrivando a utilizzare un proprio giocatore nella gara contro il Torino del 1° novembre scorso e a inserirne un altro in distinta contro la Juventus la settimana successiva. Non potevano essere lì, ma avrebbero dovuto rispettare un periodo di isolamento di almeno 10 giorni previsto dalle norme calcistiche e dalle circolari del Ministero della Salute.

TESTO DEFERIMENTO LAZIO E LOTITO PER MANCATA OSSERVANZA PROTOCOLLI SANITARI FIGC.pdf

Un bel caos che rischia di costare caro alla Lazio e che suscita non poco imbarazzo nei palazzi del calcio. La vicenda è quella relativa alle positività emerse a fine ottobre nel corso di una serie di test Covid disposti dalla Uefa in prossimità delle partite contro Bruges (27 ottobre) e Zenit San Pietroburgo (3 novembre). Da una parte gli esiti del laboratorio Synlab, di fiducia per la Uefa, dall'altra i via libera di quelli processati da Futura Diagnostica di Avellino, struttura indicata dalla Lazio per le certificazioni di campionato. Lotito si è sempre difeso sostenendo la correttezza del suo operato e rimandando alla responsabilità del laboratorio nella comunicazione formale alle ASL competenti degli eventuali casi di contagio.

La Procura della Federcalcio, evidentemente, deve pensarla in modo diverso dopo aver acquisito anche le carte prodotte dagli investigatori che ad Avellino hanno aperto un fascicolo di inchiesta parallelo per far luce sulla storia. Di sicuro la società va incontro a un processo sportivo in cui dovrà dimostrare l'estraneità da ogni comportamento non lecito, essendo stata chiamata a rispondere della mancata applicazione dei protocolli Figc con responsabilità sia diretta che oggettiva. Cosa rischia? Il tariffario pensato dalla Federcalcio a giugno e confermato a settembre lascia poco margine di trattativa, soprattutto in presenza di violazioni ripetute.

LE CONTESTAZIONI ALLA LAZIO

Nel dettaglio, alla Lazio viene contestata la mancata comunicazione tempestiva di 8 positività riscontrate sia alla vigilia della trasferta di Champions League in casa del Bruges (27 ottobre), sia prima del viaggio a San Pietroburgo (3 novembre). Nessuna comunicazione dei nomi e nemmeno dei contatti stretti, impedendo così di fatto la realizzazione della bolla di isolamento fiduciario di tutto il gruppo. Scena ripetuta il 30 ottobre prima di Torino-Lazio, quando i positivi erano (secondo Avellino) scesi a 3 di cui uno, poi in campo all'Olimpico Grande Torino contro i granata, e che avrebbe dovuto essere isolato perché positivo asintomatico. E bis concesso inserendolo in distinta per Lazio-Juventus dell'8 novembre quando il termine dei 10 giorni non era ancora scaduto.

E nell'elenco delle contestazioni entra anche l'allenamento sostenuto dai 3 positivi la mattina del 3 novembre - vigilia della sfida contro lo Zenit San Pietroburgo -, quando da almeno 24 ore l'esito dei tamponi era noto ai medici del club. Quel giorno, raccontano le cronache, Immobile, Strakosha e Lucas Leiva lasciarono Formello dopo l'allenamento e furono estromessi dalla rosa. Ma, secondo la Procura della Federcalcio, non avrebbero potuto rimanere con i compagni.

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Giovanni Capuano