La Uefa è il vincitore di queste coppe europee
(Ansa)
Calcio

La Uefa è il vincitore di queste coppe europee

Due mesi fa giocare sembrava impossibile. Invece Champions ed Europa League sono arrivate alle finali, facendo ovunque reord di ascolti tv

La finale di Lisbona tra Psg e Bayern Monaco mette fine alla stagione più folle e drammatica del calcio europeo. Comunque vada c'è chi può dire di essere uscito vincitore da una situazione in cui la tentazione di fermare tutto, abortendo l'annata causa Covid, ha attraversato più di una delle stanze dei poteri forti del calcio europeo. I

n molti hanno sostenuto che quello post lockdown non è stato vero calcio. Errore. E' stato il calcio che ci possiamo permettere adesso e che, purtroppo, ci potremo permettere ancora per qualche tempo in attesa che la scienza consenta il ritorno alla normalità. Dunque, niente tifosi o quasi e ritmi sincopati con l'obbligo di pensare format e strategie diverse per adeguarsi alla realtà.

E' in questo scenario che la Uefa - accusata a marzo di essere stata troppo attenta ai propri interessi economici e lenta nella risposta all'emergenza - ha giocato e vinto la sua partita.

Ha vinto chi ha voluto che il pallone tornasse a rotolare, ha perso chi ha sperato di bloccare tutto. Il compromesso che ha consentito di arrivare fino in fondo con pochissime eccezioni (la Francia la più dolorosa) non è stato magari il migliore possibile ma è stato funzionale a garantire la sopravvivenza del sistema calcio con i suoi miliardi di fatturato messi a rischio dalla pandemia. Senza i campionati (soprattutto Premier League, Liga, Bundesliga e Serie A) oggi i danni si calcolerebbero in decine di miliardi di euro. Il calcio euro esce, invece, piegato ma non spezzato grazie alla testardaggine dei dirigenti che hanno fatto di tutto perché si ricominciasse.

Molto è stato possibile grazie alla Uefa e alla sua strategia. Nyon ha accettato di sacrificare l'Europeo, il tappo fatto saltare subito per garantire a tutti di non avere scadenze capestro nel calendario. Ha fermato i suoi tornei, Nations League compresa, e dato copertura politica e regolamentare alle federazioni alle prese ciascuna con una diversa situazione interna e un diverso governo di riferimento. Ceferin e i suoi uomini sono stati la spalla. Solo così i tornei nazionali sono arrivati in fondo lasciando poi spazio a Champions ed Europa League in un festival d'agosto che ha riscosso anche ottimi ascolti televisivi in Italia e non solo.

La formula della Final Eight ufficialmente non avrà futuro. Però è stato un successo organizzativo e dopo il 2021 (o magari 2024) potrebbe diventare una tentazione nel difficile compito di immaginare il futuro delle competizioni europee. I risultati in termini di audience e valore commerciale andranno analizzati a freddo, ma in fondo si è sempre sottolineato come le coppe europee, fenomeno mondiale, mancassero dell'evento con la E maiuscola capace di moltiplicarne i ricavi come accade per esempio al Superbowl del football americano. La Final Eight o la Final Four possono essere la strada? Presto per dirlo, certamente non subito a meno di nuove emergenze dettate dalla situazione sanitaria, ma la verità è che la Uefa ha saputo utilizzare un momento di grande difficoltà per provare un esperimento che potrebbe traghettarla nel futuro.

Spesso i vertici del pallone del Vecchio Continente sono stati descritti come elefanti incapaci di innovarsi. Il Covid ha smentito questa immagine. Nyon è stata flessibile e ha avuto la visione giusta: mettersi in condizione di non farsi bloccare dalla pandemia. Ora che la stagione è finita, con la nuova che già si innesta sovrapponendosi, la strada è stata tracciata e mostra come andrà affrontato nei prossimi mesi lo spettro del Coronavirus. Non è un caso che il calcio sia un'industria che nella sua eccellenza (e la Champions League lo è senza dubbio) cresce come valore di produzione a ritmo più alto di quello dell'economia reale ormai da tre lustri: i margini di crescita, una volta assorbito il colpo di questa crisi, saranno moltiplicati anche dalla capacità di reazione mostrata nell'estate più difficile della storia recente.

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