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Calcio

Juventus-Napoli fantasma: la Serie A rischia lo stop

Il Giudice sportivo deciderà l'esito della sfida, ma lo stop ha riportato il calcio italiano indietro, cancellando il protocollo Figc che ne aveva consentito la ripartenza - LA VERA POSTA IN GIOCO

Alla fine Juventus-Napoli non si è giocata e lo scenario freddo, piovoso e triste dello Stadium vuoto ad attendere una partita fantasma ha rilanciato nel mondo uno scenario surreale, il peggiore spot possibile per un sistema che sta cercando di attrarre capitali da fuori e che deve concretizzare l'idea di modernizzarsi e fare finalmente il salto di qualità. E' stata una figuraccia planetaria, inevitabile per come si sono avvitate le cose col passare delle ore ma che andava evitata a qualsiasi costo. E che lascerà eredità pesanti perché ha avvelenato i pozzi, cancellando l'illusione che la pandemia potesse convincere i proprietari del giochino a mettere da parte le asprezze e a collaborare, almeno in tempo di crisi, per il bene comune.

La giustizia sportiva e quella ordinaria scriveranno un risultato per la partita fantasma. Non sarà un verdetto semplice e nemmeno indolore. La Juventus pretende la vittoria a tavolino perché ha rispettato il protocollo che la Figc si era faticosamente data nei mesi scorsi insieme a Governo e Comitato tecnico scientifico, il Napoli rifiuta l'idea di poter essere punito perché ritene di non essere volato a Torino perché impedito da un'autorità superiore, nel caso la Asl del capoluogo campano. Posizioni inconciliabili, col retrogusto amaro della dietrologia perché quello che non viene detto apertamente - ma che emerge in modo chiaro dalle parole di tanti protagonisti - è che al Napoli si addebita il sospetto di aver agito sul filo, provocato l'incidente, causato in maniera indiretta l'intervento della Asl e il conseguente stop alla partita.

Materia buona per avvocati e opposte tifoserie. Sotto le macerie di un fine settimana surreale, però, è rimasto gran parte del lavoro svolto in primavera perché la Serie A e lo sport potessero tornare a esistere. Il protocollo si poggiava su un pilastro che non poteva cedere: l'assunzione di un rischio ragionevole e ragionato e la costruzione di un percorso per i calciatori professionisti che garantisse, in caso di positività di uno di loro, la possibilità per tutti gli altri di andare avanti. Controllandosi ripetutamente, molto più dei comuni mortali, e aprendo finestre nella quarantena così come conosciuta universalmente. Non un favore al calcio dei ricchi, ma l'unico modo perché tornasse a vivere con il suo giro di emozioni e d'affari e la sua ricaduta sul resto dello sport.


juventus napoli arbitri regole giudice sportivo Ansa/fermo immagine Sky

Ebbene, ora che i protagonisti di quel lavoro certosino si sono sfilati (Ministero della Salute, il solito Spadafora che dovrebbe fare da baluardo in difesa dello sport, il CTS da cui tutte quelle norme sono state avallate), ogni ragionevole certezza di poter portare a termine la stagione viene meno. Anzi, diventa quasi una previsione irragionevole vista la piega che sta prendendo la curva pandemica con la differenza che a nessuna altra attività sociale ed economica viene chiesto, come al calcio, di testare quasi quotidianamente i suoi addetti e di rischiare, ad ogni tampone (migliaia di tamponi a settimana) di finire in quarantena e, in ultima istanza, di chiudere.

Ecco l'eredità più pesante della partita fantasma. Gli uomini del calcio dovranno rimettersi al lavoro per emendare il protocollo, che nei fatti non esiste più, oppure per riscriverne uno nuovo. E sarà un lavoro in salita, così come lo è stato in primavera quando molti nella politica pensavano di non far ripartire i campionati mentre il resto del Paese tornava lentamente alla normalità. Non sarà facile e il risultato non è scontato. Sentire un ministro sostenere che "si parla troppo di calcio e troppo poco di scuola" dà la dimensione del contesto in cui la Figc e i suoi dirigenti si troveranno ad operare nelle prossime settimane. Si poteva evitare. Si doveva evitare, rispettando alla lettera spirito e norme scritte e condivise da tutti, almeno ufficialmente. Ma sarebbe servito un calcio compatto che è l'esatto opposto di quello che ci siamo ormai abituati a conoscere e vivere da troppi anni (quelli del declino soprattutto) a questa parte.

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Giovanni Capuano