Coppa Italia
(Getty Images)
Calcio

Juventus e Inter, sfida per la Coppa Italia dei record

E' la vetrina più bella del calcio italiano e avrà un'audience planetaria. Così il format che protegge le grandi ha rivitalizzato il torneo che ora vale milioni di euro e una stagione sportiva

Comunque vada, sarà un successo. E una bella vetrina per il calcio italiano, visto che la finale di Coppa Italia tra Juventus e Inter (in rigoroso ordine di sorteggio) sarà televista in oltre 170 paesi in tutto il mondo con un audience potenziale di centinaia di milioni di appassionati. Sarà un successo anche in Italia, dove il format criticato della manifestazione, protezione garantita alle big perché arrivino a sfidarsi nella fase decisiva della stagione, ha moltiplicato gli ascolti tv rendendo la vecchia coppetta, che non interessava a nessuno, un obiettivo stimolante per tanti motivi.

Non è un caso che da qualche anno se la giochino le grandi, senza più lasciare spazio alle sorprese. E non è un caso che siano sparite dalla vista le formazioni rabberciate e messe su con giovani e riserve che per troppo tempo hanno caratterizzato tante sfide della Coppa Italia, vissuta come compito da assolvere senza troppa passione. Non è più così. Juventus-Inter promette di essere la partita più vista dell’annata, superando anche la Champions League in chiaro e dando un senso all’investimento al rialzo fatto da Mediaset per strappare il prodotto alla Rai fino al 2024: 48 milioni di euro all’anno che si sono riversati nelle casse dei club.

Alzare la coppa al cielo dello stadio Olimpico porterà in dote ad Agnelli o a Zhang un bel pacchetto di milioni di euro: 10 tra premio vittoria (4,5), accesso alla Supercoppa italiana (3) e spartizione di un incasso che si annuncia da record. Farlo al cospetto della rivale storica darà ulteriore senso alle stagioni di Allegri e Inzaghi, il primo alle prese con il difficile ritorno alla base e il secondo che ha sognato di conquistare tutto e rischia di restare con in mano nulla.

Non c’è solo l’aspetto sportivo, dunque, nella marcia di avvicinamento alla sfida che riempirà di passione lo stadio Olimpico di Roma. L’Inter non conquista la Coppa Italia da oltre un decennio (2011 l’ultima vittoria), la Juventus ha fatto l’abbuffata negli anni d’oro del ciclo degli scudetti consecutivi, quando era diventato il giardino di casa, ma adesso ha l’urgenza di evitare di chiudere la prima annata da secoli senza nemmeno una gioia. Entrambe sanno di avere davanti un futuro nell’Europa che conta, qualificate alla prossima Champions League, nessuna delle due però ha certezza su cosa riserverà l’estate del calciomercato, stretta tra i sogni dei tifosi e le incertezze dei conti. Marotta è consapevole che dovrà estrarre il meglio da una situazione che lo vede obbligato a monetizzare, sperando di non dover smontare troppo il giocattolo, Arrivabene e Cherubini si muovono su un sentiero più agevole ma con l’obbligo di non considerare più raggiungibile qualsiasi obiettivo.

In vetrina va il meglio del calcio italiano insieme al Milan, che pare avviato alla conquista dello scudetto e che rappresenta la nuova frontiera. Un modello diverso da quelli di Juventus e Inter e che si sta dimostrando vincente più di quanto non fosse pronosticabile all’inizio del percorso. La finale di Coppa Italia sarà la sfida tra le due società con i passivi maggiori del calcio italiano (-454 milioni in due solo nel 2020-2021 ancora condizionato dalla pandemia) e con il monte ingaggi più alto. Ma anche quelle che si sono passate il testimone dello scudetto con maggior frequenza nell’ultimo ventennio, in attesa del verdetto di questo campionato appassionante che volge al termine.

Al netto delle questioni sportive ed economiche, c’è uno spettacolo che rappresenta una delle facce belle del nostro pallone. La conferma che, con la programmazione e le idee, i risultati si ottengono. Le quattro sfide di semifinale che hanno qualificato Juventus e Inter hanno avuto un’audience globale di 25 milioni di telespettatori: un boom che certifica la bontà del progetto e lo stato di salute complessivo del rapporto tra il calcio italiano e la sua fan base. Veleni, polemiche, crisi e la difficoltà di raccogliere risultati in Europa non hanno reciso il cordone ombelicale che lega gli italiani alla loro più grande passione. Anzi, lo hanno rafforzato. Il ritorno alla normalità negli stadi è stato puntellato di record di incassi e di presenze: il tutto esaurito in serie della Roma di Mourinho, gli esodi dei milanisti al seguito della squadra di Pioli, l’Inter tornata sui numeri pre-Covid e gli spalti finalmente pieni un po’ ovunque sono il segnale che l’industria calcio continua a tirare. La notte dell’Olimpico ne mette in vetrina la faccia migliore, sperando che nessuno rovini lo spettacolo.

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Giovanni Capuano