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Calcio

Juventus, fine della corsa: fallimento Champions

Chiesa non basta ai bianconeri, fuori con il Porto. Come un anno fa con il Lione, l'Europa riserva solo delusioni ai campioni d'Italia. Il tradimento di Cristiano Ronaldo...

Ultima fermata, si scende. Presto, troppo presto rispetto al progetto perché in nessuno scenario della Juventus, pure rinnovata, era preventivato di abbandonare la Champions League a inizio marzo all'altezza degli ottavi di finale. Con l'aggravante di averlo fatto contro un avversario sulla carta inferiore, esattamente come un anno fa con il Lione e prima ancora al cospetto dell'Ajax dei ragazzi terribili. Tre stagioni europee con Cristiano Ronaldo, tre delusioni. Fallimenti, anzi. Certamente quello di quest'anno, perché uscire con l'onesto porto di Conceiçao non era un'opzione prevedibile e accettabile e, invece, è accaduto.

Fuori nonostante Federico Chiesa, il raggio di sole nel buio bianconero. Sua la doppietta che ha rimesso in carreggiata la Juventus quando tutto sembrava perduto. Fuori nonostante la reazione rabbiosa che ha portato all'assalto al fortino fino al fischio finale di Kuipers. E c'è stata anche una componente di sfortuna nella traversa scolpita da Cuadrado a pochi minuti dai supplementari così come al Dragao resta l'ombra del rigore chiesto e negato nell'ultimo istante di partita. Però nel complesso non si può dire che i portoghesi non abbiano meritato di proseguire nel loro cammino prendendosi una qualificazione costruita soprattutto all'andata quando la Juventus – questa la sua grande colpa – si è presentata impreparata all'appuntamento.

Si potranno elencare spiegazioni e trovare qualche alibi, ad esempio nella scarsa condizione fisica e negli infortuni che hanno piegato la rosa di Pirlo soprattutto in questa fase della stagione. Si potrà evocare l'inesperienza ad alto livello di buona parte dei giovani che dovranno innervare il prossimo ciclo bianconero. Si potrà parlare della preparazione dello stesso Pirlo, debuttante che ha mostrato qualità e difetti ma che mai ha trasmesso la sensazione. Tutto lecito e corretto, ma tutto insufficiente a trovare giustificazione per un'uscita che priva la squadra dell'obiettivo numero uno, il calcio italiano del suo punto di riferimento in Europa e la società di ricavi che mai come nell'anno della pandemia sarebbero stati vitali. Si parla di almeno una decina di milioni di euro. Dieci milioni di motivi per appesantire il bilancio della notte dello Stadium.

La Juventus è uscita al cospetto del Porto fondamentalmente perché gli è stata a lungo inferiore. Per 80 minuti nella gara d'andata al Dragao e per tutto il primo tempo nel ritorno di Torino fino al gol di Chiesa e al rosso di Taremi, scintille che hanno acceso l'incendio ma che non hanno portato al ribaltamento del verdetto. Il Porto ha retto l'urto, pur soffrendo. La punizione di Oliveira al minuto 114 ha fatto pendere definitivamente la bilancia dal lato dei lusitani e il colpo di testa di Rabiot ha regalato solo un'illusione condita da tante proteste per le scelte del direttore di gara. Se ne può discutere (indiscutibile invece il penalty negato all'andata), ma l'analisi del fallimento dovrà essere più profonda e prescindere dagli episodi.

E ora cosa succede? Difficilmente il bilancio della stagione potrà essere sufficiente. Lo scudetto è appeso a un filo e dall'altra parte del capo c'è l'ex Antonio Conte che non vede l'ora di mettere fine al decennio bianconero. E' possibile che Pirlo non faccia la fine di Sarri, ma anche che si apra una riflessione sulla scelta di affidare tutto il progetto a un debuttante assoluto che ha fatto scuola ed esperienza misurandosi direttamente con il palcoscenico più difficile e affascinante del calcio europeo. Il ko priva il club di introiti importanti: almeno una decina di milioni di euro che mai come in questa annata di pandemia e crisi avrebbero fatto comodo.

Una riflessione che dovrà riguardare anche la parabola di Cristiano Ronaldo. Arrivato per fare il salto di qualità in Champions League, CR7 ha vissuto il triennio più deprimente della storia recente della Juventus. Contro Ajax e Lione aveva recitato da primo violino, questa volta ha steccato come e più degli altri. Un piccolo, grande, tradimento.

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Giovanni Capuano