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Ansa
Calcio

Interspac, l'illusione dei club ai tifosi nel calcio italiano

L'economista guida una pattuglia che vuole raccogliere denaro per l'Inter di Zhang. Alla gente piace, ma i modelli di Bayern Monaco, Barcellona e Real Madrid sono lontani

Sulla carta l'iniziativa è bellissima e, infatti, sta raccogliendo un discreto successo. Almeno in questa fase in cui per promettere di voler versare soldi per "diventare azionisti" dell'Inter è sufficiente collegarsi a un sito e rispondere a un sondaggio. Adesioni eccellenti - c'è una lista di 40 tifosi Vip dell'Inter che ci ha messo la faccia - per contarsi e decidere se passare alla fase operativa. Quella in cui per aderire ad Interspac, la società presieduta dall'economista Carlo Cottarelli per raccogliere fondi ed entrare nella compagine azionaria dell'Inter, si dovrà procedere con i bonifici e non solo con le dichiarazioni di intenti.

In tempo di debiti e spending review, con il club nelle mani di Suning costretto a fare i conti come altri con la crisi pandemica con in più l'aggravante dell'impasse della casa madre in Cina, la scelta di lanciare il modello dell'azionariato popolare merita comunque attenzione. La prima risposta è stata positiva, garantiscono i responsabili. Anzi, eccellente. Che significa promesse di versamenti per decine di milioni di euro perché l'Inter diventi il primo club calcistico italiano dotato di una struttura societaria che ricorda altri modelli già funzionanti con grande successo altrove.

Cottarelli per primo sa che è impossibile fare paragoni, soprattutto quando si guarda alla Liga e alle due grandi Real Madrid e Barcellona: questione di norme fiscali differenti e non solo. Il benchmark evocato è quello tedesco e della polisportiva Bayern Monaco dove la proprietà è al 75% di 250mila tifosi soci, che ogni anno versano 60 euro, e per il restante 25% diviso tra Adidas, Audi e Allianz. Ovviamente i conti della big della Bundesliga non si reggono solo su quello, ma è punto di partenza che vale circa 15 milioni di euro a stagione come quota per certificare la propria appartenenza all'elenco dei soci.

Nel caso di Interspac il primo passo sarà comprendere quale potrà essere la forma del sostegno dei tifosi azionisti alla società. Ad oggi l'Inter è in mano alla famiglia Zhang che detiene circa il 68% delle quote, con il 31% a LionRock di cui si è detto e scritto nelle scorse settimana possa essere imminente un disimpegno con subentro della stessa proprietà. Le azioni di Zhang sono in pegno al fondo Oaktree per garantire il finanziamento da 275 milioni di euro arrivato in primavera per garantire continuità dopo i problemi dello scorso inverno, mentre la parte relativa ai ricavi certi (diritti tv e commerciali) è nel dossier che completa i bond da 375 milioni in scadenza nel 2022 per i quali è stata creata ad hoc la società Inter Media.

Dunque? Ammesso che Zhang voglia aprire l'azionariato a Interspac, la strada praticabile potrebbe essere quella del 31% oggi di LionRock anche se nelle valutazioni di Suning vale non meno di 300 milioni considerato che per l'intero club chiedeva un miliardo. E anche riuscendo nell'obiettivo di aprire l'azionariato popolare, lo step successivo sarà comprendere per fare cosa. L'Inter è un club in perdita costante, rosso condiviso con la quasi totalità del calcio italiano. Ha debiti finanziario per oltre 300 milioni di euro, interessi da pagare e scadenze imminenti. Al di là dei problemi di Suning necessita si una spending review, la specialità di Cottarelli anche se è difficile immaginare che la cordata dei tifosi si muova (e spenda di tasca sua) per poi vendere i migliori, abbassare i costi e ragionare con il parametro dell'austerity. Il Bayern Monaco, per restare al modello citato da Cottarelli, ha conti in ordine e macina utili. Ecco perché quello dei tifosi dentro i club in Italia sembra destinato a restare un sogno. Una suggestione. Per restituire l'Inter al grande calcio servono investimenti, ricavi in aumento, stadio di proprietà e politiche espansive sul lato commerciale. Oltre a una proprietà forte in grado di garantire tutto questo anche in tempi di vacche magre, senza dover ricorrere a debiti e finanziamenti.

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Giovanni Capuano