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Calcio

La notte di Conte: cosa ha detto Inter-Juventus

I nerazzurri abbattono il tabù bianconero. Ronaldo sparito, la freschezza di Barella e Bastoni: un anno e mezzo dopo il gap tecnico è stato azzerato

Quindici mesi fa, era il 6 ottobre 2019, la Juventus di Sarri aveva dominato e vinto a San Siro lasciando a Conte l'amara considerazione che il percorso da fare per raggiungere i bianconeri era ancora lungo e in salita. Anche l'8 marzo 2020, poche ore prima del lockdown, la Juventus aveva nascosto la palla ai nerazzurri. Il cerchio si è chiuso nella notte di Vidal e Barella, le firme su un successo che non è decisivo nella corsa scudetto ma che racconta di un gap tecnico che, almeno in campo, si è chiuso.

L'Inter non ha solo vinto lo scontro diretto continuando a braccare il Milan al vertice della classifica. L'ha soffocata per tutta la partita, ha conquistato tutti i duelli individuali e di reparto, reso impossibile ai campioni d'Italia avvicinarsi pericolosamente all'area di Handanovic ed é stata sempre dilaniante quando ha accelerato allungando campo e avversario. Insomma, ha vinto per ko tecnico e il risultato finale (2-0) fotografa solo in parte la superiorità mostrata. E' vero che a Pirlo mancavano tre titolari certi come De Ligt, Cuadrado e Alex Sandro, ma la sensazione è di aver visto qualcosa di diverso e di mai visto negli ultimi dieci anni, quelli della tirannia bianconera sulla Serie A.


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Per qualità, forza fisica e organizzazione tattica l'Inter è stata superiore e solo l'imprecisione sotto porta ha tenuto aperta la contesa fino in fondo. Non è una vittoria scudetto - troppo presto con 60 punti in palio e solo 4 'virtuali' di vantaggio rispetto all'avversario -, ma un segnale chiaro lanciato ai campioni e all'intero torneo. Il Milan di Pioli sta facendo miracoli, l'Inter di Conte dà l'impressione di usare il suo potenziale e, dopo la bruciante eliminazione dall'Europa, di aver riversato sul campionato una ferocia non vista prima. Sarà un caso, ma dalla notte dello sterile pareggio con lo Shakhtar Donetsk sono arrivati 19 punti su 24 pur dovendo fare i conti con un calendario non semplicissimo e con una situazione societaria certamente non serena.

Aveva ragione Conte a ricordare lavoro e investimenti della Juventus per restare al vertice. Ma non aveva torto chi gli ricordava il valore della rosa messagli a disposizione da Suning, cresciuta grazie anche alla sua opera e già pronta per riportare a Milano lo scudetto. E la Juve? Le assenze hanno pesato, così come l'avevano facilitata nel blitz a San Siro contro un Milan ridotto ai minimi termini. La qualità del centrocampo è mediocre e manca personalità, che si traduce anche nella scarsa abitudine di tanti giocatori a indossare una maglia pesante come quella della Juventus nelle notti che contano.

Non è una sentenza, ma una chiara conferma di quanto si è visto nei primi quattro mesi dell'era Pirlo. Con un campanello d'allarme che è suonato forte nel vedere Cristiano Ronaldo fare da spettatore contro la difesa dell'Inter come era già capitato in qualche occasione dopo un avvio prolifico a livello di gol. CR7 vale da solo metà del gioco della Juventus e nessuno può permettersi di farne a meno, soprattutto se è il portoghese ad apparire avulso da un gioco che fatica a portargli il pallone per innescarlo. Ci sono difetti che non possono essere corretti sul mercato di gennaio ed atri frutto del lavoro che non è stato fatto in una stagione anomala, senza preparazione e con gli impegni che si susseguono senza sosta. Lo si sapeva anche alla vigilia, adesso è una certezza. Questo campionato non ha un padrone o, quanto meno, questo padrone non è la Juventus.

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Giovanni Capuano