I 100 anni dello scudetto tricolore della Nazionale di calcio
(Mario De Biasi, Mondadori, via Getty Images)
Calcio

I 100 anni dello scudetto tricolore della Nazionale di calcio

Il 29 giugno 1924 la Federazione Gioco Calcio definiva lo scudetto tricolore il simbolo sul petto della nazionale italiana. Nel 1920 il marchio era stato inventato da Gabriele D'Annunzio a Fiume

Il 29 giugno 1924 la Federazione Italiana Giuoco Calcio a Torino fa propria un'idea di Gabriele D'Annunzio rendendo lo scudetto tricolore stemma ufficiale dei Campioni di Italia.

È domenica 7 febbraio 1920 quando il Vate, con la mano fasciata nei guanti bianchi di ordinanza elegantemente appoggiata sul fianco, si presenta al campo di Cantrida di Fiume per incitare i 'calcisti' (come lui li chiama) pronti al calcio di inizio. Il reportage fotografico dell'incontro è immortalato da Antonio Anselmo sulla rivista "Sport Illustrato". Si vede il Vate che passa in rassegna le squadre iscritte al campionato militare organizzato dall'Ufficio di Educazione fisica e Sport della Repubblica del Carnaro in una "giornata di sport virile e virile goliardia".

Notoriamente attento alla cura fisica e amante di numerosi sport tanto da essere premiato nel 1922 come atleta dell'anno dai lettori della Gazzetta dello Sport, l'incontro di D'Annunzio con il pallone non era stato fortunato: sulla spiaggia di Francavilla a Mare aveva perso due denti cadendo a faccia in giù durante una partitella a calcio tra amici. Malgrado la poca stima per l'albionico football, nell'occasione fiumana il Vate tenta di strappare ai britannici il primato storico ricordando ai contendenti le origini del gioco nel Calcio Fiorentino giocato "a guisa di battaglia ordinata". I notabili del Carnaro, appollaiati su una improvvisata 'tribuna', sono pronti a tifare per la squadra dei suoi legionari guidati dal capitano Goacci "fortissimo di testa". La partita vede in campo una selezione di legionari contro una squadra mista di cittadini fiumani in maglia nero-stelata.

La sfida si conclude 1-0 per i fiumani, tuttavia quell'occasione lasciò un segno indelebile nel calcio e nella cultura materiale più di qualsiasi sforzo agonistico. In quella partita – e per la prima volta - d'Annunzio propose di cucire sulla camicia azzurra della squadra dei suoi legionari in rappresentanza dell'Italia lo scudetto sannitico bianco-rosso-verde, alto circa 15 centimetri, come quello usato sulle tute della squadriglia del volo su Vienna compiuto dal Vate il 9 agosto 1918. Un tricolore repubblicano, in segno di sfida, al posto dello scudo sabaudo con cui aveva giocato la Nazionale italiana nel 1912, dopo il suo esordio nel 15 maggio 1910 in maglia bianca con un nastrino tricolore. Lo scudetto dannunziano rappresentava, però, una novità destinata a durare. Dopo quattro anni da quell'episodio, quando Fiume diventerà italiana grazie al Trattato di Roma stipulato da Mussolini con la Jugoslavia, la Federazione ufficializzerà lo stesso scudetto che, sormontato dalla corona dei Savoia, comparirà per la prima volta su un campo italiano allo Stadio Marassi sulle divise del Genoa di William Garbutt. Si riaffaccerà sulle maglie del grande Torino nel 1946, per poi diventare distintivo della Nazionale Italiana di Vittorio Pozzo con Valentino Mazzola che, il 27 aprile del 1947, affronterà la Svizzera a Firenze vincendo per 5-2.

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Elena Fontanella