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Ansa
Calcio

Il tradimento di Donnarumma

Strappo consumato, se ne va a parametro zero. La forza del Milan di voltare pagina uscendo dal gioco di pretese e ricatti di un mondo comandato dai procuratori - COSA C'E' SOTTO LA GUERRA PER DONNARUMMA

Il Milan ha rotto gli indugi e deciso di chiudere la vicenda di Donnarumma, che da storia d'amore promesso si era trasformata in stucchevole tormentone da calcio di altri tempi. Quelli dell'era pre Covid dove ogni richiesta era lecita e sulle spalle dei club c'era l'obbligo, quasi il ricatto, di soddisfare le volontà di calciatori e agenti pena il pubblico disprezzo. Non è più così e almeno per un po' non si tornerà indietro. La speranza è che non accada proprio, perché il mondo del pallone non ha bisogno di bruciare centinaia di milioni di euro ogni anno in commissione e servigi vari che sono utili ma non indispensabili e che, soprattutto, arricchiscono figure per nulla funzionali alla diffusione e alla crescita dello sport.

La scelta di chiudere con il giovane portiere Maignan, convocato a Milano per le visite mediche due giorni dopo la festa per il ritorno in Champions League, ha anche il significato di uno schiaffo in faccia a Donnarumma. Che esce malissimo da questa storia e che si appiccica addosso per sempre l'etichetta di quello che scappa da casa, di notte, senza chiudere la finestra e lasciando un danno alle spalle. Tradendo chi lo ha cresciuto e lanciato, consentendogli di diventare un prospetto di campione, sopportando anche i suoi errori e le sue omissioni. L'offerta del Milan era importante: 8 milioni netti con un contratto a lunga scadenza. Da quello che risulta non si è nemmeno degnato di rispondere per mesi.

In gioco c'erano le commissioni multi milionarie del suo agente, quel Mino Raiola messo alla porta nel 2017 dal duo Fassone-Mirabelli con metodi allora criticati. Questa volta il Milan ha provato a usare una strategia meno forte, ma alla fine è arrivato lo strappo. Donnarumma non aveva l'obbligo di legarsi al Milan, ma quello della chiarezza e della riconoscenza: andare via a parametro zero crea un danno economico alla società che ha sempre giurato d'amare. E' un tradimento e come tale va raccontato ai tifosi, un po' disorientati per una vicenda che è stata distillata giorno dopo giorno tra silenzi, negazioni e la sempre più chiara consapevolezza che si andava verso l'addio. Chi ha negato esistesse il tema, negato il conto alla rovescia verso la scadenza del contratto, negato quanto stava accadendo non ha fatto il bene del Milan ma contribuito a creare le condizioni per lo strappo del quale bisogna dare merito al Milan, alla sua proprietà e a una dirigenza che hanno scelto di non restare più sotto scacco.

Qualche mese fa Panorama aveva parlato di cosa si nascondesse sotto lo strato apparente della trattativa Donnarumma. Era una visione diversa del rapporto tra società e procuratori che il fondo Elliott ha la volontà di imporre a se stessa e al mondo del calcio. Singer, Gazidis, Maldini e Massara sono andati fino alle conseguenze estreme lanciando un segnale fortissimo. Il pallone non può più essere ostaggio degli agenti e dei loro bisogni e nemmeno di top player, veri o presunti, strapagati e incapaci di comprendere ora l'evoluzione drammatica post pandemica. Maignan farà bene o benissimo, si vedrà. Il Milan, però, esce vincitore da una storia dolorosa. A Donnarumma non basterà una carriera di successi per strapparsi di dosso l'etichetta che si è appiccicato con i silenzi complici di questi mesi di lungo e imbarazzante addio.

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Giovanni Capuano