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Ansa
Calcio

"Vi racconto l'Europeo. L'Italia? Non è favorita, però..."

Alessandro Costacurta fa le carte ad Euro 2020 che racconterà per Sky Sport: "Non siamo più i maestri della difesa, Mancini ricorda Sacchi e Maldini"

Le sue notti europee in maglia azzurra sono durate poco e sono state pure sfortunate. Solo 270 minuti nell'ormai lontano '96, quello dell'illusione contro la Russia trasformatasi rapidamente in delusione e rabbia. "Anche se io continuo a pensare che quell'Europeo potessimo vincerlo e lo avessimo anche giocato bene" rivendica Alessandro Costacurta, pilastro di quella nazionale di Arrigo Sacchi fatta fuori al primo turno e tornata in Italia tra mille critiche e polemiche per aver giocato la gara centrale, quella contro la Repubblica Ceca, con le seconde linee: "La dimostrazione che l'Europeo è un torneo difficile, forse ancor più del Mondiale, perché non ti consente mai di staccare e di pensare di poter affrontare un avversario facile. Devi sempre presentarti al meglio".

Solo tre presenze in un campionato europeo dentro una carriera fantastica, ricca di soddisfazioni e trofei, con 59 maglie azzurre. Oggi Costacurta commenta il calcio il tv e l'avventura della nazionale nell'Euro itinerante la vivrà negli studi di Sky Sport in un'autentica maratona che dall'11 giugno all'11 luglio (si spera non solo da semplici spettatori) restituirà agli italiani il sapore delle notti magiche. Mancava da troppo, complice lo 'sciagurato' Ventura e l'eliminazione dal Mondiale del 2018 per mano della Svezia. Mancherà anche dopo, visto che Qatar 2022 è piazzato nel mezzo dell'inverno e difficilmente avrà il sapore di sale e di mare che per decenni ha accompagnato bimbi, ragazzi e adulti davanti ai teleschermi per trepidare per la nazionale.

L'Europeo del 2021 targato Sky sarà all'insegna delle dirette fiume (15 ore al giorno), delle finestre su mezza Europa che ospita una formula mai tentata prima, delle lavagne tecnologiche e del racconto di un evento che segna per tutti, non solo per noi, una sorta di primo passo nella normalità. Con anche il pubblico, seppure limitato, dentro gli stadi come ormai non siamo quasi più abituati a vedere. Cambierà tanto, torneranno vecchie emozioni. E anche chi parlerà dell'Italia dovrà adattarsi non senza un filo di emozione.

Emozionato, Billy?

"Certo e spero di riuscire a trasferire a tutti quelli che guardano l'emozione che si prova a vivere un evento così, il momento dell'inno ad esempio, il privilegio di essere protagonisti in un momento così"

Davvero la nazionale ha un fascino particolare?

"E' qualcosa che crea un'emozione unica, irripetibile anche in un club di alto livello. La nazionale crea un'emozione che non ha eguali, un senso di gioia impossibile da provare in una squadra e anche per questo c'è chi non riesce ad esprimersi al meglio con i colori della propria nazione"

Con l'Europeo, da giocatore, non hai avuto un rapporto straordinario

"La finale di quella edizione fu Germania contro Repubblica Ceca che noi avevamo incontrato e dominato. Però nel girone sbagliammo il rigore con i tedeschi e tirammo in porta una trentina di volte contro i cechi senza vincere. Avevamo la potenzialità per vincerlo, quell'Europeo..."

Ha avuto Arrigo Sacchi e Cesare Maldini come tuoi ct. Mancini te li ricorda?

"Di Sacchi ricorda l'attenzione ai dettagli, perché anche se non sembra ha la capacità di far emergere qualità sottostimate, dettagli che si vedono pochi. Il rapporto con i calciatori, invece, è tutto quello di Cesarone (Maldini ndr): era un maestro, aveva una parola buona per chi ne aveva bisogno e ogni tanto faceva finta di incavolarsi con chi alzava troppo il mento. Senza essere Azeglio Vicini, Mancini ha qualcosa di tutti e due quelli che ho conosciuto"

Hai chiuso con l'azzurro a 32 anni. Oggi saresti considerato un ragazzino...

"Mai pensato che fosse troppo presto perché c'erano tanti buoni difensori. Prima di me c'erano giocatori molto forti come Ferri, Bergomi, Ferrara, Baresi e Vierchowood. Quando nel 1998 non mi chiamarono più lo sospettavo perché non avevo fatto una buona stagione e c'era chi aveva fatto bene"

Abbiamo ancora i difensori più forti, noi italiani?

"No. Sono migliorati molto gli altri. I nostri sono buoni difensori, Chiellini in alcune situazioni è ancora il migliore in Europa, ma il livello degli altri si è alzato e il calcio moderno richiede cose diverse rispetto a vent'anni fa quando eravamo i numeri uno"

Chi è il più forte in circolazione?

"Dico Van Dijk e mi spiace che manchi a questo Europeo. Mi ha sorpreso il suo miglioramento quando è arrivato al Liverpool"

Altri nomi?

"Ruben Dias del Manchester City, lo stesso De Ligt juventino oppure Kipkembe del PSG che è cresciuto moltissimo"

Non metti l'Italia tra le favorite dell'Europeo. Sei controcorrente

"Il cammino dell'Italia dipenderà dal rendimento dei due davanti, se saranno capaci di fare anche in azzurro quello che mostrano con i loro club. In nazionale, come ti ho detto, è tutto diverso e sia Immobile che Belotti non sono ancora sbocciati con la maglia azzurra. Se si sbloccano diventiamo da final four, altrimenti..."

Raspadori?

"Mi piacciono quel tipo di giocatori, tecnici e veloci che sanno muoversi benissimo. Abbiamo avuto nella nostra storia dei convocati all'ultimo con quelle caratteristiche anche se non è ancora pronto per qual palcoscenico. Nonostante età e poca esperienza ha visione tecnica e sprint che mette in difficoltà gli avversari"

L'Italia vince solo quando è impenetrabile in difesa. Quella di Mancini è una nazionale che dietro non svetta e questo è problema. Vero o falso?

"Vero, però non abbiamo mai avuto un centrocampo così forte. Non siamo tra i migliori d'Europa ma agli Europei la storia dice che ogni tanto ci scappa la sorpresa"

Provo a girarla: arriviamo al debutto tranquilli e sereni come raramente successo. Anche se è vero che spesso l'Italia ha dato il meglio di sé in mezzo alla bufera

"E questo è l'aspetto negativo. Roberto ha consegnato all'Europeo una squadra che sembra tranquilla e un gruppo straordinario e questo non ci ha mai favorito. Però la sicurezza è che questa squadra è estremamente compatta e non è detto che il finale, dunque, non possa cambiare".

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Giovanni Capuano