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Ansa
Calcio

L'Italia delude in Europa (ma sotto processo c'è il Var)

Tre sconfitte su tre nel primo turno ad eliminazione diretta. Il motivo? Siamo meno forti. Però gli errori arbitrali hanno condizionato Juventus, Lazio e Atalanta

L'Italia è uscita con le ossa rotte dal primo giro ad eliminazione diretta della Champions League. Tre sconfitte in tre partite, diverse da raccontare e non tutte con discorsi qualificazione chiusi, ma sempre tre sconfitte che hanno ulteriormente aggravato la sensazione di essere in forte ritardo rispetto al resto d'Europa. Una condizione non solo economica e gestionale, ma anche tecnica e fisica come il divario con il Bayern Monaco ha dimostrato. Il triplo k.o. ha alimentato subito il processo al calcio italiano: siamo inadeguati ad alti livelli, non vinciamo una coppa europea dal 2010 e da allora abbiamo ottenuto come (misero) score due finali e una semifinale di Champions League ( Juventus 2015 e 2017, Roma 2018), una finale e due semifinali d'Europa League. Poi solo delusioni ed eliminazioni.

C'è materia sufficiente per deprimerci e approfondire l'analisi del perché non siamo più quelli di una volta, cioè il torneo più bello, ricco e competitivo del mondo. Di sicuro non si sbaglia denunciando le nostre carenze e si fa anche bella figura perché giriamo da sempre l'Europa con appiccicata addosso l'etichetta di quelli che si lamentano degli arbitri e sono incapaci di qualsiasi autocritica.

Quindi non saranno certamente gli episodi ad aver determinato il nostro fallimento. Però non si può fare a meno di sottolineare che delle tre sconfitte del disonore, almeno due sarebbero potute finire con risultati differenti se solo arbitri e Var avessero fatto il loro lavoro in maniera corretta. Se, ad esempio, il tedesco Stieler non avesse lasciato l'Atalanta in inferiorità numerica dopo 18 minuti per un rosso assai più che discutibile e se lo spagnolo Del Cerro Grande non avesse chiuso occhi e orecchie davanti all'affossamento di Ronaldo un istante prima del fischio finale a Oporto. Ora, la Juventus ha giocato malissimo e l'analisi va fatta e spietata, però nello sport il risultato non è un dettaglio e gli episodi che lo determinano nemmeno.

Anche perché i dossier e i processi (giusti) al calcio italiano sono stati scongelati dal freezer direttamente un minuto dopo avere perso la terza partita su tre, non per altri motivi. Dunque, detto che se da dieci anni abbondanti in Europa facciamo la figura dei comprimari le ragioni sono profonde, strutturali e sistemiche, lasciateci anche il diritto di obiettare che nemmeno la classe arbitrale europea se la passa bene. E che, soprattutto, l'introduzione del Var non ha corretto tanti, troppi, errori cui eravamo abituati ad assistere nei tempi passati quando però gli arbitri avevano pochi istanti e zero mezzi, oltre al loro intuito, per decidere.

Nel calcio moderno è difficile accontentarsi delle spiegazioni sul perché la video assistenza non venga utilizzata mai o quasi (nella fase a eliminazione della Champions League è silente da un anno esatto). Difficile e ingiusto. Anche qui - come in questa stagione di Serie A - è forte il sospetto che i vertici abbiamo scelto di sterilizzarne l'uso. Perché? Su quali basi? Con il consenso di chi?

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Giovanni Capuano