Bullismo a Bollate. La colpa è dei papà fantasma
ANSA/Franco Silvi
News

Bullismo a Bollate. La colpa è dei papà fantasma

Secondo Stefano Zecchi lo scambio di ruoli tra genitori accende la miccia della violenza e dell'odio tra i giovani - Il video  - Il sondaggio

Un gruppo di adolescenti che filmano scene di ordinaria violenza con il telefonino. Una ragazza picchia una sua compagna per due minuti. Le dà un calcio in faccia, la sbatte per terra. Nessuno interviene. Nessuno la ferma, ma, anzi, gli amici la incitano a proseguire, a fare ancora più male.

Il nuovo episodio di bullismo davanti ad una scuola di Bollate fa riesplodere il dibattito sulla condizione di una società di giovani che sembra sempre più malata. Panorama.it ne ha parlato con Stefano Zecchi, professore di Estetica all'università statale di Milano e autore di un libro dedicato alla figura dei padri, Dopo l'infinito cosa c'è, papà?  (Mondadori, 2012).

Professor Zecchi, cosa ha pensato guardando il video dei bulli di Bollate?

La prima cosa che mi è venuta in mente, mettendo da parte retorica e ipocrisia, è che i ragazzi protagonisti del video sono ben vestiti, e questo significa che non vengono da famiglie povere o messe ai margini. Spesso di fronte a questi episodi si tira in ballo l'estrazione sociale, ma in questo caso i ragazzi sembrano venire da famiglie normali, benestanti. 

Come è possibile arrivare ad assistere a simili scene senza intervenire? Di chi è la colpa per questi ragazzi "perduti"?

Dietro a ogni ragazzo c'è un genitore. Questo non dimentichiamolo mai. E quando il genitore in questione magari la domenica va allo stadio e canta cori razzisti, non ci possiamo aspettare che i figli si comportino diversamente. In questo la scuola non ha praticamente peso. Tutto nasce e deriva dalla famiglia, dai genitori. In più, va sottolineato che la nostra società ormai tollera il turpiloquio, tollera la violenza, tollera l'aggressività. Basta vedere come agiscono i politici, come parlano, e ci si rende conto che è inevitabile che i giovani assorbano quelle modalità di comportamento e che le trovino normali, naturali. Non possiamo mica continuare a credere che il mondo dei ragazzi sia un'isola irenaica staccata dalla realtà.

In questi casi viene presa di mira la società. Che vuol dire tutto e niente.

La nostra è una società profondamente degradata, e questo accade perché non c'è più attenzione nei confronti della famiglia come principale nucleo di educazione. La famiglia è fondamentale per trasmettere i modelli educativi, parte tutto da lì.

E la scuola non può giocare un ruolo importante?

Credo che la scuola abbia un potere limitatissimo. I professori non hanno più alcuna autorità e non intervengono perché vengono contestati dagli stessi genitori. Un tempo quello che diceva un insegnante era legge, oggi padri e madri difendono a spada tratta i figli, anche quando sbagliano, e danno addosso ai professori.

Come siamo arrivati a questo punto? Che cosa è cambiato nella società?

Credo che ci sia stato un radicale cambiamento di tre elementi. In primo luogo, la famiglia non è più riconosciuta come un valore e all'interno delle famiglie la figura del padre non esiste più. Il papà nel migliore dei casi è un valletto della mamma e nel peggiore dei casi non vuole problemi ed è totalmente assente. Mentre non dovrebbe essere così. Un padre deve ricoprire un ruolo ben preciso, che è diverso da quello di una madre. Oggi però ci troviamo di fronte a dei papà che hanno completamente perso la bussola. Il secondo elemento è il crollo dell'autorevolezza degli insegnanti nel mondo scolastico. I professori hanno stipendi da fame e vengono considerati come dei poveracci che insegnano perché non hanno nulla di meglio da fare. E questo lo dicono, più o meno espressamente, i genitori ai figli. Infine, abbiamo progressivamente assitito al crollo della gerarchia dei valori. 

Cioè, non si crede più in niente?

No, i valori in cui credere ci sono, ma sono messi tutti sullo stesso piano. Invece di essere collocati secondo una scala gerarchica ben precisa, sopravvivono in una condizione di anarchia. Così, il dio denaro la fa da padrona. E' naturale che anche il denaro sia un valore, ma in una situazione confusa, di anarchia, diventa il primo valore e questo non va assolutamente bene.

Ho quasi paura a farle l'ultima domanda. Si può intervenire per cambiare questa situazione?

Sì, certo che possiamo intervenire, ma purtroppo la tendenza è drammaticamente negativa. Si dovrebbe sostenere maggiormente la famiglia, invece tendiamo a distruggerla. Si dovrebbero esaltare i diversi ruoli tra padre e madre, e invece li consideriamo la stessa cosa. Bisognerebbe premiare di più la qualità nelle scuole e alzare gli stipendi dei professori per restituire loro dignità e autorità, ma anche in questo caso si va in una direzione opposta. E poi bisognerebbe ricomporre la scala gerarchica dei nostri valori. Insomma, si può intervenite, ma purtroppo credo che si stia andando in una direzione sbagliata.

I più letti

avatar-icon

Anna Mazzone