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Buio fitto sul caso Regeni, alta tensione tra Italia ed Egitto

Buio fitto sul caso Regeni, alta tensione tra Italia ed Egitto

I depistaggi, le contraddizioni e l’appello della madre: “Se il 5 aprile sarà una giornata vuota, una risposta molto forte dal Governo”

“Se il 5 aprile sarà una giornata vuota, confidiamo in una risposta forte del nostro Governo. Forte ma molto forte. E’ dal 25 gennaio che attendiamo una risposta su Giulio”: queste le parole della madre di Giulio Regeni nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Senato, nel corso della quale la donna ha anche detto di aver riconosciuto solo “la punta del naso” del figlio, tanto il suo volto era stato deturpato dalle torture.

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ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Un momento del sit-in davanti all’ambasciata egiziana a Roma per chiedere la verità sulla morte di Giulio Regeni

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ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Paola Regeni, madre di Giulio, durante la conferenza stampa al Senato, Roma, 29 marzo 2016.

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La foto dal profilo Facebook della polizia egiziana mostra i documenti ritrovati di Giulio Regeni

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Un momento del sit-in davanti all’ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Giulio Regeni, Roma, 25 febbraio 2016.

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Un momento del sit-in davanti all’ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Giulio Regeni, Roma, 25 febbraio 2016.

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Un momento del sit-in davanti all’ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Giulio Regeni, Roma, 25 febbraio 2016.

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Un momento del sit-in davanti all’ambasciata egiziana per chiedere la verità sulla morte di Giulio Regeni, Roma, 25 febbraio 2016.

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La vignetta contro Al Sisi pubblicata da un sito palestinese e opera del caricaturista brasiliano Carlos Latuff

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Una foto tratta dall’archivio dei “sindaci dei ragazzi” di Fiumicello, di Giulio Regeni, lo studente di 28 anni scomparso il 25 gennaio al Cairo, Roma, 31 gennaio 2016.

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Sul maxischermo del rinnovato impianto, prima della partita Udinese-Bologna, è stata proiettata una foto di Regeni con un applauso del pubblico presente

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Fiumicello (Udine), 12 febbraio 2016, i funerali di Giulio Regeni

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Fiumicello (Udine), 12 febbraio 2016, i funerali di Giulio Regeni

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Fiumicello (Udine), 12 febbraio 2016, i funerali di Giulio Regeni

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Il carro funebre di Giulio Regeni raggiunge la palestra dove è stata celebrata la funzione funebre, Fiumicello, 12 febbraio 2016.

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Il carro funebre di Giulio Regeni raggiunge la palestra dove è stata celebrata la funzione funebre, Fiumicello, 12 febbraio 2016.

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Il manifesto funebre in piazzale dei Tigli a Fiumicello dove si terranno i funerali di Giulio Regeni , il ricercatore 28enne ucciso a Il Cairo alla fine di gennaio, Fiumicello (Udine) 12 febbraio 2016

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Uno degli ingressi della palestra dove si è tenuta la cerimonia funebre per Giulio Regeni , Fiumicello 12 febbraio 2016

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Il feretro di Giulio Regeni raggiunge la palestra per la funzione funebre, Fiumicello, 12 febbraio 2016

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Il feretro di Giulio Regeni raggiunge la palestra per la funzione funebre, Fiumicello, 12 febbraio 2016

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Il feretro di Giulio Regeni raggiunge la palestra per la funzione funebre, Fiumicello, 12 febbraio 2016

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Il percorso da via Yambo alla fermata della metro El Behoos a Il Cairo (Egitto), 10 febbraio 2016.

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Il numero 8 di via Yambo nel quartiere Dokki al Cairo dove abitava Giulio Regeni.

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Il percorso da via Yambo alla fermata della metro El Behoos a Il Cairo (Egitto), 10 febbraio 2016.

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La porta dell’appartamento dove abitava Giulio Regeni a Il Cairo (Egitto), 10 febbraio 2016.

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Un ingresso della fermata della metro El Behoos a Dokki, Il Cairo (Egitto), 10 febbraio 2016.

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Il numero 8 di via Yambo nel quartiere Dokki al Cairo dove abitava Giulio Regeni.

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La fermata della metro El Behoos a Dokki, Il Cairo (Egitto), 10 febbraio 2016.

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La fermata della metro El Behoos a Dokki, Il Cairo (Egitto), 10 febbraio 2016.

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Il percorso da via Yambo alla fermata della metro El Behoos a Il Cairo (Egitto), 10 febbraio 2016.

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Fiori e candele in memoria di Regeni fuori dall’ambasciata italiana al Cairo

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Una donna con un cartello in arabo che dice: “Perchè uccidete gli stranieri? Vi hanno fatto qualcosa?” durante il sit in in memoria di Giulio Regeni davanti all’ambasciata italiana al Cairo – 6 febbraio 2016

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Il sit-in sul retro dell’ambasciata italiana al Cairo per commemorare Giulio Regeni – 6 febbraio 2016

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Il sit-in sul retro dell’ambasciata italiana al Cairo per commemorare Giulio Regeni – 6 febbraio 2016

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Il sit-in sul retro dell’ambasciata italiana al Cairo per commemorare Giulio Regeni – 6 febbraio 2016

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Il sit-in sul retro dell’ambasciata italiana al Cairo per commemorare Giulio Regeni

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Una donna partecipa al sit-in sul retro dell’ambasciata italiana al Cairo per commemorare Giulio Regeni – 6 febbraio 2016

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Un sit-in sul retro dell’ambasciata italiana al Cairo ha commemorato Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano torturato e ucciso nella capitale egiziana, 06 febbraio 2016

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L’ingresso della sala mortuaria dove è statop portato il corpo di Giulio Regeni al Cairo, 4 febbraio 2016.

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L’ambasciatore italiano in Egitto Maurizio Massari davanti all’obitorio dove è stata portata la salma di Giulio Regeni. Cairo, 4 febbraio 2016

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L’ambasciatore italiano in Egitto Maurizio Massari davanti all’obitorio dove è stata portata la salma di Giulio Regeni. Cairo, 4 febbraio 2016

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L’ingresso della sala mortuaria dove è statop portato il corpo di Giulio Regeni al Cairo, 4 febbraio 2016.

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Un’immagine di Giulio Regeni diffusa sui social network dagli amici che hanno avviato la campagna #whereisgiulio. 2 febbario 2006.

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Una foto tratta dall’archivio dei “sindaci dei ragazzi” di Fiumicello, di Giulio Regeni, lo studente di 28 anni scomparso il 25 gennaio al Cairo, Roma, 31 gennaio 2016.

I verbali di interrogatorio, i tabulati telefonici, le immagini di video-sorveglianza riprese nei giorni della sparizione di Giulio Regeni, i reperti, i verbali di perquisizione: se il 5 aprile 2016 gli investigatori egiziani che si recheranno a Roma  per parlare con il pool guidato dal procuratore Giuseppe Pignatone non porteranno con sé un plico assai corposo e non incompleto sulla sparizione e sulla morte del giovane ricercatore italiano, i rapporti tra Italia ed Egitto potrebbero compromettersi seriamente, mettendo a rischio anche i recenti accordi commerciali siglati tra Eni e Il Cairo dopo la scoperta di un grande giacimento di gas nel Paese. E rendendo plausibile per di più, secondo indiscrezioni, il ritiro del nostro ambasciatore dalla capitale egiziana.

È questa la clamorosa ipotesi che si sta facendo largo a Roma, qualora gli egiziani continueranno a giocare al gatto con il topo con i nostri investigatori, prima annunciando che i killer di Giulio erano da ricercare tra i membri della gang uccisi giovedì scorso in un conflitto a fuoco con la polizia, poi facendo macchina indietro – per bocca del ministro degli interni Angdi Abdel Ghaffar –  e sostenendo che le indagini sono ancora aperte, che i veri assassini potrebbero ancora essere a piede libero.

È vero che business is business, e che l’inchiesta sulla sparizione e la morte del ricercatore dovrebbe procedere parallelalamente e in modo indipendente dalla questione dell’accordo Eni-Egitto, ma in un Paese come quello guidato dal generale Al Sisi  dove ogni organo di polizia e ogni pezzo dell’esercito sembra ormai sfuggito al controllo, persino un accordo commerciale diventa questione di Stato. Non ci sarebbero, secondo fonti della Farnesina, le condizioni minime di sicurezza per fare business in un Paese attraversato da una guerra civile strisciante dove le sparizioni sono all’ordine del giorno così come le uccisioni sotto custodia e le torture contro gli oppositori (presunti), come emerge anche dai dati forniti dal centro El Nadeem, che dal 1993 fornisce sostegno psicologico alle vittime delle torture.

Il guaio è che a farne le spese sono spesso anche i cittadini stranieri, spesso rapiti da bande paramilitari e uomini della polizia, con l’unico obiettivo di farsi dare dei soldi. Il 5 aprile, quando gli investigatori egiziani si recheranno a Roma, ne sapremo qualcosa di più. Quello che appare chiaro è che l’inchiesta sulla morte del nostro connazionale non ha fatto un passo avanti che fosse uno. E che non bastano più le rassicurazioni formali di Al Sisi e delle autorità giudiziarie egiziane. Il caso del giovane ricercatore sta deflagrando politicamente, mettendo in luce le assurde condizioni di sicurezza del Paese guidato dal generale Al Sisi.

 

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