Berlusconi-Renzi: la battaglia a due nel teatrino della politica
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Berlusconi-Renzi: la battaglia a due nel teatrino della politica

Attorno a questi due "magneti" si riaggregheranno le coalizioni in vista di elezioni che si avvicinano

Berlusconi torna all’opposizione, vedremo per quanto. E Renzi si atteggia a leader della sinistra, per il momento.

Ci sarebbe da ridere contemplando da una certa distanza (basterebbe dalle alpi austriache o dalle coste dalmate) la politica italiana che riserva ogni giorno sorprese e spettacoli(ni) nuovi. Il famoso “teatrino”. Purtroppo, dietro la commedia della politica italiana c’è la tragedia di problemi dai quali non veniamo fuori anche e soprattutto perché quella politica, invece di fare le cose, si limita a annunciarle, a prometterle, a rappresentarle, nel frattempo esibendosi in doppi e tripli salti mortali con l’unico obiettivo di conservare se stessa (cioè, se stessi).

La premessa era inevitabile. Il dominus della commedia italiana, l’attuale sceneggiatore e regista che inventa e mette in scena gli snodi dell’eterno imbarazzante copione, è Matteo Renzi. Sembrava che il capo del governo (e del Pd) si fosse impegnato davanti agli italiani a realizzare le riforme, e per farlo aveva escogitato un patto, il Nazareno, che gli consentiva di avere i numeri necessari in Parlamento. A differenza di Berlusconi quand’era a Palazzo Chigi, Renzi ha potuto contare su un’opposizione “responsabile”. Quel Patto includeva ovviamente la scelta condivisa del capo dello Stato. Renzi, solo per esigenze di gestione del suo bizzoso partito, ha deciso di tradire quel patto, ritenendo forse di essere abbastanza forte da racimolare lo stesso una maggioranza parlamentare, o in alternativa di poter affrontare con successo l’eventualità di elezioni anticipate. Tattico più che stratega.

A Berlusconi non restava che ricompattare le proprie forze residue, ancora potenti se è vero che la maggioranza degli italiani resta (com’è da sempre) non di sinistra. E siccome tra poco ci sono anche le elezioni regionali in Veneto, Liguria e Toscana, era inevitabile e fisiologico che tra Pd e Forza Italia si ristabilisse il confronto. Che prevede anche il ritorno ad alleanze tradizionali destra-sinistra. Per semplificare: Berlusconi con Salvini, Renzi con Vendola. Nel mezzo, la battaglia per conquistare i voti di centro, di chi considera la politica l’arte dell’equilibrio, della spola tra gli schieramenti. E non bisogna sottovalutare la scadenza dell’8 marzo, quando finalmente Berlusconi avrà scontato la pena per una condanna controversa che ne ha sancito la sconfitta dopo vent’anni di guerra con il partito dei magistrati.

Oggi, il centrodestra non ha altro leader possibile se non Berlusconi. E il centrosinistra ha Renzi. Attorno a questi due “magneti” si riaggregheranno le coalizioni in vista di elezioni che si avvicinano (non dimentichiamo che il premier non siede neppure in Parlamento, non è stato scelto dagli italiani in elezioni politiche). Sarebbe bello tornare alla normale competizione tra visioni diverse della politica e dell’economia. E che si desse la parola ai cittadini per decidere da chi farsi governare. Prima o poi. Per governare davvero, e non continuare ad animare l’inverecondo “teatrino”

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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