Berlusconi, l'interdizione e l'effetto boomerang
ANSA /Ettore Ferrari
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Berlusconi, l'interdizione e l'effetto boomerang

La sentenza della Cassazione vorrebbe mettere fine alla carriera politica di un leader che però ha la forza per ribaltare il risultato

Berlusconi pregiudicato e ora anche interdetto. Per due anni dai pubblici uffici. Incandidabile, ineleggibile, tenuto lontano dalle urne anche come elettore. Non c’era altro modo per impedirgli di raccogliere voti e ambire ancora a una leadership istituzionale. Non ci sono riusciti vent’anni di sfide elettorali. I leader della sinistra emersi, affondati e rimpiazzati, lui sempre al suo posto. A combattere contro gli avversari politici ma anche, anzi soprattutto, contro le decine di procedimenti giudiziari avviati per le ipotesi di reato le più disparate e spesso strampalate, dall’associazione mafiosa alla corruzione, dalla frode in bilancio alla concussione, dalla prostituzione minorile alla diffamazione.

Però attenti: la sua estromissione drastica dalla sfera istituzionale non lo allontana da quella pubblica e tanto meno dall’immaginario popolare di milioni di italiani che nonostante tutto si confermano berlusconiani. A dispetto di delusioni e sconfitte. A dispetto di condanne e campagne di stampa. A dispetto dello stesso Berlusconi che tante volte non è sembrato curarsi della propria immagine e ha continuato a essere se stesso (e magari anche per questo è popolare), con i propri errori e le proprie debolezze.

Certo che per Forza Italia sarà un problema non poter presentare alle prossime elezioni il suo leader. Un partito che si regge sul capo, sulla figura, la parola e il corpo del capo, e dal quale si sono separati quelli che non ci stavano a farsi precipitare nell’interdizione collettiva, in questo modo accelerandola. Però una cosa c’è da chiedersi. È proprio scontato che, interdetto Berlusconi, il centrodestra è al capolinea? È proprio detto che l’accanimento col quale oggi nei commenti ingenerosi sui quotidiani avverso si dà addosso alle spoglie del cinghiale non produca alla fine un inatteso e indesiderato effetto boomerang?

Per esempio. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, anche per l’ostinazione con la quale si è rifiutato finora di proporre una soluzione al tema del diritto di rappresentanza per 7-9 milioni di italiani privati del loro leader, ha dovuto registrare un crollo di consenso. Una drastica caduta che denota la percezione diffusa che il capo dello Stato è uomo di parte e non garante di tutti.

Per esempio. Il compiacimento morboso, disumano e kitch col quale in tanti affiancano al nome di Berlusconi la qualifica di pregiudicato (“il pregiudicato Berlusconi”) denota ignoranza storica, ingenerosità umana e politica e un atteggiamento della sinistra anti-berlusconiana che è quello grazie al quale il Cavaliere è rimasto in sella finora e per il quale invece la sinistra ha sbagliato tanti calci di rigore. Con Bersani e prima di Bersani.  

Per esempio. Molti elettori di Berlusconi potevano essere attratti dal nuovo segretario del Pd, Matteo Renzi, ma adesso accuseranno il colpo, forse si sentiranno più lontani da un arcipelago della sinistra innamorata dei troppi piazzali Loreto della storia d’Italia. E si radicalizzeranno. E quanti voti si libereranno a destra per confluire nel Movimento 5 Stelle, che pur avendo anch’esso un leader tecnicamente “pregiudicato” potrebbe infliggere al Pd una sconfitta da vendicare due volte il Cavaliere? E il Nuovo centrodestra apparirà come quel manipolo di ex fedelissimi di Berlusconi aggrappati alle poltrone e, in una parola, traditori. Vero o falso che sia, il marchio gli resterà appiccicato addosso.

Per esempio. Siamo sicuri che Berlusconi non riuscirà a risorgere dalle ceneri dei processi, come tante volte, tarpato solo dall’inesorabile scorrere dell’orologio biologico? Quale credibilità può avere la democrazia italiana se nelle prossime elezioni il quattro volte premier e leader carismatico del centrodestra italiano non potrà neanche votare e magari si troverà affidato ai servizi sociali? 

E resta la domanda di fondo. Siamo sicuri che Berlusconi non sia stato vittima di una persecuzione giudiziaria. Pregiudicato sì, ma martire?

Il boomerang, quando torna indietro, colpisce duro.  

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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