Bando all'immigrazione, Trump fra la Silicon Valley e i giudici
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Bando all'immigrazione, Trump fra la Silicon Valley e i giudici

Oltre 120 aziende tecnologiche bollano l'atto come dannoso per business e innovazione. Oggi importante decisione della Corte d'Appello

Il bando all'immigrazione e ai rifugiati pesa sul fragile equilibrio emotivo di Donald Trump. Eppure ci si dovrà abituare, anche se la sua natura autoritaria, irascibile, irragionevole lo rende insofferente alle critiche e ai contrappesi tipici delle democrazie liberali. Adesso, dopo gli attacchi alla stampa, e all'intelligence, sta giocando pesante con i giudici e, ovviamente, questo è un pericolo per gli equilibri costituzionali.

Dopo il brutto colpo di venerdì 3 febbraio  - quando un giudice federale di Seattle ha sospeso il bando previsto dall'ordine esecutivo del 27 gennaio -  e il successivo rifiuto di una Corte d'Appello di San Francisco di reintrodurlo immediatamente, il governo di Trump punta ora sulla decisione di una Corte di Appello federale (Nono Distretto a San Francisco che si esprimerà martedì alle tre del pomeriggio Pacific, mezzanotte in Italia).

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Sul tavolo del giudice della Corte d'Appello adesso c'è anche il documento - "amicus brief" in termine tecnico - contro il bando di Trump, sottoscritto da ben 120 aziende del settore delle nuove tecnologie. Da Google a Airbnb e Apple, da Facebook a Microsoft, Intel, Uber, ma anche Tesla e SpaceX (aziende di Elon Musk che pure fa parte dell'advisor council di Trump sulle politiche verso il business), e ancora Adobe e Hp hanno ribadito quanto già emerso nei giorni scorsi -, in particolare dalle aziende della Silicon ValleyAmazon non ha firmato il brief - su richiesta del procuratore generale dello Stato di Washington, uno di quelli che ha avviato il ricorso sul quale si è espresso il giudice di Seattle - perché testimone formale nell'azione legale iniziale. 

In sostanza: l'ordine esecutivo di Trump, dicono queste 120 aziende, arreca danni notevoli all'economia americana, all'innovazione e alla crescita. Questo perché modifica improvvisamente le regole che governano l'ingresso negli Stati Uniti. Impedendo così di reclutare e impiegare le persone di talento necessarie per queste imprese.

"Gli immigrati fanno molte delle grandi scoperte del paese e creano alcune delle aziende più innovative e iconiche", dice ancora il brief. "L'America ha da tempo riconosciuto l'importanza di proteggersi da chi vuole arrecare dei danni. Ma ha imparato a farlo salvaguardando il fondamentale impegno ad accogliere gli immigrati".

Il documento non ha ricevuto invece l'adesione di altre grandi aziende tecnologice, come Ibm e Oracle.

Secondo Bloomberg alcune di queste aziende starebbero preparando una lettera aperta a Trump per spiegare ulteriormente i motivi dell'opposizione al bando sugli immigrati e per proporre alcune modifiche.

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Gregg Popovich, a sinistra, e Steve Kerr, a destra, che hanno criticato il 'travel ban' di Donald Trump (al centro).

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Luigi Gavazzi