In Grecia torna l'incubo del terrorismo rosso
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In Grecia torna l'incubo del terrorismo rosso

Il principale sospettato dell'esplosione davanti alla Banca centrale di Atene è Christodoulos Xiros, leader del movimento terrorista "17 novembre" che ha fatto 23 vittime tra il 1975 e il 2000

Christodoulos Xiros, 56 anni, è tornato a seminare terrore in Grecia. Condannato a 5 ergastoli e a 25 anni di carcere per la partecipazione attiva a cinque omicidi, a varie rapine e ad attentati dinamitardi tra gli anni Settanta e il 2000, il leader del gruppo rivoluzionario 17 Novembre, nella black-list dei terroristi di Stati Uniti, Gran Bretagna e Grecia, oggi è il sospettato numero uno dell'autobomba esplosa davanti alla sede della Banca centrale di Atene.

75 chilogrammi di tritolo che non hanno provocato vittime, ma che lanciano un messaggio diretto al governo greco, proprio nel giorno del ritorno di Atene sui mercati mondiali, attraverso la vendita dei suoi buoni di Stato, e alla vigilia della visita della Cancelliera tedesca, Angela Merkel.

In Grecia è caccia grossa dall'inizio dell'anno e la primula rossa è proprio Xiros, che secondo l'esecutivo è l'unico in grado di organizzare un attentato come quello andato in scena davanti alla Banca centrale. E, d'altronde, era stato lo stesso terrorista marxista-leninista a promettere nuovi attacchi, quando a gennaio di quest'anno - subito dopo essere fuggito dal carcere di Korydallos mentre godeva di nove giorni di libertà vigilata - ha diffuso un video nel quale annunciava di voler "riprendere in mano il fucile" per cominciare nuovamente la sua guerra contro il sistema. 

 

In felpa rossa e con una faccia da impiegato delle Poste, Christodoulos Xiros è tornato a costituire una grave minaccia per la sicurezza greca, e non solo. Alle sue spalle, mentre legge un bollettino rivoluzionario con voce piatta, le immagini di Che Guevara e di due eroi della guerra di indipendenza del 19esimo secolo, al fianco di un leader della resistenza comunista durante la Seconda guerra mondiale. 

Immediata l'ira di Washington per la fuga del terrorista, che ha dell'incredibile. Può un uomo condannato a cinque ergastoli godere di un regime di libertà vigilata e recarsi periodicamente a trovare suo padre, un sacerdote ortodosso? 

Le mani di Xiros sono insanguinate. Tra il 1975 e il 2000 è a capo dell'organizzazione 17 Novembre, che compie 23 assassini, tra cui quello di un cittadino britannico e di 5 cittadini americani (diplomatici e soldati). Secondo le informazioni che trapelano da Atene, nel carcere di Korydallos Xiros avrebbe stretto amicizia con i membri di un altro gruppo rivoluzionario, (Cospirazione delle cellule di fuoco), formato da giovani estremisti allevati all'ombra della crisi che ha messo la Grecia in ginocchio. 

Per gli analisti, questa nuova generazione di terroristi, sia neri che rossi non ha le basi ideologiche del movimento 17 Novembre, ma insieme al leader dei rivoluzionari marxisti - rimasto fermo alle sue convinzioni degli anni Settanta - possono costituire una seria minaccia alla democrazia e alla stabilità del governo ellenico. Il premier Samaras ha dichiarato che i terroristi non riusciranno nel loro intento, ma finché Xiros è ancora a piede libero la Grecia non può dormire sonni tranquilli.

Subito dopo la fuga di Xiros, dal carcere dove sono attualmente detenuti due leader del movimento terrorista, Alexandros Giotopoulos e Dimitris Koufondinas, hanno dichiarato in una lettera che "17 Novembre è morto", ma le parole di Xiros vanno nella direzione opposta. "Ho deciso di far tuonare il fucile della guerriglia contro chi ha rubato le nostre vite e ha venduto i nostri sogni per il profitto".

La retorica stantia di Xiros è cristallina. La minaccia al governo pure. E la Grecia, politicamente fragile ed economicamente a terra, ora teme il ritorno dell'ondata di violenza e di terrore che ha segnato con il sangue gli anni Settanta e Ottanta.

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Anna Mazzone