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Appalti Consip: l'indagine, i fatti, i protagonisti

Da un'inchiesta della procura di Napoli sulle presunte attività illecite dell'imprenditore Alfredo Romeo a oggi

13 Aprile 2017

Un'acquisizione di atti relativi ad appalti, disposta dalla Procura di Roma, è stata realizzata negli uffici della Consip da parte dei carabinieri della Capitale e della Guardia di Finanza. L'atto istruttorio è stato disposto dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi. A svolgere gli accertamenti sono i carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e la Guardia di Finanza di Napoli. L'acquisizione di documenti è legato al mega appalto Fm4 da 2,7 miliardi di euro.

→ Consip, di cosa stiamo parlando

Inoltre la Procura di Roma ha chiesto di sentire in incidente probatorio Marco Gasparri, il dirigente della Consip accusato di corruzione nel filone dell'indagine che ha portato all'arresto dell'imprenditore Alfredo Romeo il primo marzo scorso. Obiettivo del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi è cristallizzare le sue affermazioni che sono alla base delle accuse mosse a Romeo. Parlando sia con i magistrati romani che con quelli di Napoli, il dirigente della centrale acquisti ha affermato di avere ricevuto, nell'arco di tre anni, circa 100 mila euro da parte di Romeo per ottenere informazioni relative agli appalti banditi dalla Consip.

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12 Aprile 2017
La vicenda Consip rischia di complicarsi ancora di più.

Rischia di aprirsi un nuovo fronte. Le tensioni tra le procure di Roma e Napoli, titolari delle indagini, smentite ufficialmente dai pm partenopei, potrebbero finire al vaglio del Csm. È quello che vorrebbe il consigliere laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin, che ha chiesto al Comitato di presidenza di aprire una pratica in Prima Commissione per verificare se qualcuno dei pm con il suo comportamento abbia leso l'immagine di imparzialità e indipendenza e per questo debba essere trasferito d'ufficio.

Segue con "grandissima attenzione" la vicenda anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che prima di decidere se inviare i suoi ispettori negli uffici giudiziari coinvolti ritiene pero' prioritario "capire la dinamica dei fatti".

La procura di Napoli fa un comunicato per escludere "categoricamente" contrasti o tensioni con l'ufficio guidato da Giuseppe Pignatone. Lo firma il reggente dell'ufficio, Nunzio Fragliasso, che in un breve incontro con i giornalisti ribadisce la "correttezza istituzionale" dei colleghi romani perchè con "largo anticipo" lo hanno avvertito di aver indagato il capitano del Noe dei carabinieri Giampaolo Scarfato.

L'ufficiale è accusato di falso ideologico. Sia per per aver attribuito ad Alfredo Romeo, il personaggio chiave dell'inchiesta, una frase in realtà pronunciata dall'ex parlamentare Italo Bocchino e presentata dall'investigatore come prova di un incontro tra l'imprenditore e Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze; sia per aver accreditato la presenza di uomini dei servizi sul luogo delle indagini, "omettendo scientemente" informazioni che smentivano quell'ipotesi.

Scarfato - che per ora si è avvalso della facoltà di non rispondere ma che potrebbe tornare davanti agli inquirenti dopo Pasqua - ha avuto un ruolo centrale nell'indagine Consip sino a quando, un mese fa, la procura di Roma ha revocato la delega al Noe. Delega invece confermata dai pm di Napoli, che evidenziano che "allo stato" l'iniziativa della procura di Roma non ha "alcun riflesso" sulle indagini che il reparto ha compiuto per loro conto e che comunque non c'e' alcuna ragione per una revoca dell'incarico. Di "duello" tra le due procure e di "ombre inquietanti" parla invece il consigliere Zanettin nella sua richiesta, su cui difficilmente il Comitato di presidenza del Csm decidera' in tempi brevi. Ma a infiammare la polemica tra Pd e M5S è la tesi di Donatella Ferranti, presidente della Commissione Giustizia della Camera: "non posso pensare a un errore", il pm doveva ascoltare l'intercettazione.





CASO CONSIP: DI COSA SI TRATTA
L'indagine sugli appalti Consip, la centrale di spesa della pubblica amministrazione, nasce da una inchiesta della procura di Napoli relativa alle attività dell'imprenditore Alfredo Romeo (già coinvolto anni fa nella tangentopoli partenopea), condotta dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano, e coordinata dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice della Dda.

L'iniziativa dei magistrati antimafia prende spunto dai presunti legami con clan della camorra di alcuni dipendenti della società di Romeo che gestisce il servizio di pulizia all'ospedale Cardarelli, la maggiore struttura sanitaria del sud Italia. È da "un fiume" di intercettazioni telefoniche e ambientali che finisce all'attenzione degli inquirenti materiale davvero ingente: non solo gli appalti napoletani assegnati alle aziende di Romeo. I magistrati, sulla base degli elementi acquisiti, si convincono dell'esistenza di un ''sistema Romeo'', ovvero tangenti e favori in cambio di appalti.

La collaborazione con la Procura di Roma nelle indagini ha portato alla misura cautelare dell'arresto nei confronti di Romeo, dopo la trasmissione di una serie di atti, tra cui interrogatori condotti da Woodcock. Perquisizione domiciliare, invece, per l'ex deputato di An Italo Bocchino, diventato "consulente" di Romeo. Nell'inchiesta è anche indagato per concorso in traffico di influenze, Tiziano Renzi, padre dell'ex premier, con l'imprenditore farmaceutico Carlo Russo, uomo ritenuto vicino a Romeo (più in basso gli approfondimenti su Renzi-Russo)

Il Ministro Lotti
Ma non solo, sarebbero coinvolti anche l'allora sottosegretario alla presidenza del consiglio e attuale ministro dello Sport,Luca Lotti (per favoreggiamento e rivelazione di segreto), il comandante generale dell'Arma dei carabinieri Tullio Del Sette e il comandante dei carabinieri della Legione Toscana, generale Emanuele Saltalamacchia.

In un messaggio affidato a Facebook, prontamente "condiviso" sul profilo di Matteo Renzi, il ministro dello Sport si dice poi "totalmente estraneo" alla vicenda sulla quale i 5 Stelle hanno rotto gli argini, annunciando la presentazione, sia alla Camera sia al Senato, di una mozione di sfiducia nei suoi confronti.

Gli appalti romani
La parte più considerevole dei presunti illeciti, riguardante gli appalti Consip, sarebbero stati commessi nella capitale. La vicenda, in particolare, è quella relativa all'appalto cosiddetto Fm4, la gara di facility management del valore di 2,7 miliardi bandita nel 2004 e suddivisa in diversi lotti, tre dei quali potrebbero essere aggiudicati alla società dell'immobiliarista Alfredo Romeo, assieme ad altri.

L'ipotesi di corruzione contestata a Romeo è relativa, secondo gli inquirenti, alla consegna di somme di denaro al dirigente Consip Marco Gasparri (anche lui indagato) per ottenere appalti "cuciti su misura".

Due procure al lavoro
L'11 gennaio a Piazzale Clodio si è svolto un incontro per il coordinamento investigativo, al quale hanno partecipato i procuratori di Napoli e di Roma, Giuseppe Pignatone e Giovanni Colangelo. Si è deciso in quella occasione che la procura di Roma indagherà sugli appalti Consip e sulla presunta fuga di notizie mentre i magistrati partenopei si occuperanno degli appalti di Napoli (tra cui quello per le pulizie all'ospedale Cardarelli) e di tutte le eventuali connessioni con le ipotesi di reato di associazione mafiosa e concorso esterno.

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LA CRONACA, GIORNO DOPO GIORNO

11 aprile 2017 - Brutta faccenda quella di Consip - il mega appalto da 2,7 miliardi per il Facility management. Sempre più brutta.
Ora spunta addirittura la manipolazione, il depistaggio che ha portato la procura di Roma (non quella di Napoli) a congelare l'inchiesta per verificare gli atti.

La questione riguarda l’informativa agli atti dell'inchiesta, scritta da un carabiniere del Noe (Nucleo operativo ecologico) il 9 gennaio 2017.
L’autore dell’informativa è il capitano Gianpaolo Scafarto, che ora è indagato.

L’ipotesi di reato è “falso materiale e ideologico”. Lo ha deciso la procura di Roma che già un mese fa aveva deciso di togliere le indagini al Noe per una serie di fughe di notizie.
L'informativa, dicono i magistrati inquirenti, contiene due errori; errori non casuali. Due falsi "fabbricati" dunque?

Il primo falso di Scafarto attribuisce ad Alfredo Romeo una frase su Tiziano Renzi che invece fu detta da Italo Bocchino, come si è scoperto dalle annotazioni e dalle registrazioni audio.

Il secondo falso è invece l'indicazione di Scafarto della presenza di uomini dei servizi segreti nei luoghi delle indagini, vicino all'ufficio di Romeo.

Informazioni omesse di proposito
Per il pm della procura di Roma, Mario Palazzi, Scafarto - che, interrogato, si è avvalso della facoltà di non rispondere - "ometteva scientemente informazioni".
Errore o atto deliberato, quello di oggi ieri comunque un colpo di scena in un'inchiesta dalle inevitabili conseguenze politiche.
Scafarto è uno dei militari che ha recuperato nell'ufficio romano dell'imprenditore Romeo i "pizzini" con le cifre di presunte tangenti. A sostengo delle sue affermazioni sulla presenza di 007, segnalò un'auto sospetta: in realtà alla guida c'era un autista dell'Opera Pia stabilimenti spagnoli che abita a pochi metri dal parcheggio. Tenuto conto che i servizi fanno capo a Palazzo Chigi, l'affermazione ha punti di contatto con quella relativa al padre dell'ex premier.
Nell'informativa si attribuisce infatti ad Alfredo Romeo la frase "...Renzi (Tiziano, ndr) l'ultima volta che l'ho incontrato...", captata il 6 dicembre 2016. Ma a pronunciarla, come si evince dalla trascrizione delle intercettazioni firmata da un altro carabiniere, non è stato Romeo, ma Italo Bocchino, ex deputato di An e consulente di Romeo, indagato per traffico di influenze.
Per il capitano del Noe quella frase dimostrava che Romeo e Tiziano Renzi si erano incontrati. Ora l'assunto vacilla. "Non conosco e non ho mai incontrato Tiziano Renzi - dichiara, da parte sua, Bocchino -. Ho incontrato Matteo Renzi sempre e solo durante il mio mandato parlamentare".
Altri guai per Romeo potrebbero arrivare da un altro fronte.
L'Anac ha avviato la procedura per il commissariamento della Romeo Gestioni Spa e del Consorzio Stabile Romeo Facility Services 2010. L'iter potrebbe sfociare nella richiesta formale al prefetto di Napoli. Solo pochi giorni fa l'Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, in un parere fornito alla Consip, spiegava che di fronte a gravi fatti di rilievo penale, anche se non c'è una sentenza definitiva, la stazione appaltante può estromettere una società da una gara. Tradotto: Consip può valutare se ci sono gli estremi per escludere la Romeo dall'appalto Fm4.

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16 marzo 2017 - Con 161 no e 52 sì, il Senato ha respinto la mozione di sfiducia a Luca Lotti, presentata da M5S con l'obiettivo di far dimettere il ministro dello Sport per l'inchiesta Consip denunciando "il sistema Renzi".

Il fedelissimo dell'ex premier, in aula insieme a numerosi ministri del governo, ha respinto "con determinazione" tutte le accuse, negato di "aver rivelato segreti" e denunciato la strumentalizzazione di chi lo usa "per liquidare la stagione riformista" renziana.

Una difesa che ottiene il sostegno della maggioranza, a parte i bersaniani che non partecipano al voto, e la "neutralita'" garantista di Fi che rinuncia al voto.

Nel suo intervento, Lotti non si limita a respingere le accuse. Per la prima volta usa il termine "calunnia" per le affermazioni dell'ad di Consip Luigi Marroni. "I magistrati hanno avuto da me tutta la documentazione, incluse le agende, i miei spostamenti, gli ingressi nel mio ufficio", afferma il ministro sfidando il dirigente a dimostrare quando gli avrebbe rivelato l'esistenza di un'indagine su Consip.

Per quanto riguarda gli altri filoni dell'indagine, i Carabinieri si sono recati al Palazzo di Giustizia di Napoli per perquisire gli uffici di un dirigente amministrativo.

Gli agenti hanno eseguito un decreto dei pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano relativo a un nuovo presunto caso di corruzione emerso nell'ambito dell'indagine sulle attività dell'imprenditore napoletano.

Indagati per concorso in corruzione il direttore generale per la gestione e la manutenzione del Palazzo di Giustizia Emanuele Calderara e lo stesso Romeo.

Secondo l'ipotesi accusatoria, per sbloccare il pagamento di alcune fatture a favore della Romeo Gestioni (è infatti una impresa di Romeo che ha l'appalto per la manutenzione e le pulizie nell'edificio), che erano state congelate dal funzionario che l'aveva preceduto nell'incarico, il dirigente amministrativo avrebbe chiesto e ottenuto l'assunzione di una figlia presso l'azienda di Romeo e altri favori

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9 marzo 2017 - IL PUNTO

"Non metto bocca su questa indagine. Mio padre ha un avvocato, si difende, racconta cosa è successo, ed è assolutamente certo di essere innocente e fa la sua parte. Io da figlio, vivo la dimensione umana di questa vicenda, ma rispetto le istituzioni". Lo dice Matteo Renzi a Porta a porta.

Intanto, per la Procura di Roma, non c'è alcuna modifica dello stato di cose tale da giustificare la revoca dell'ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Alfredo Romeo, l'imprenditore napoletano arrestato una settimana fa nell'ambito del filone romano dell'inchiesta Consip.

Sulla base di questo convincimento piazzale Clodio, in sede di espressione del parere sulla richiesta di scarcerazione dell'indagato, ha detto di non essere favorevole.

Il parere, firmato dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi, è stato trasmesso al gip Gaspare Sturzo, lo stesso che ha firmato il provvedimento restrittivo per Alfredo Romeo, che da parte sua, tramite i suoi legali, torna a respingere le accuse e dice: "Non ho mai conosciuto né Lotti né il padre di Renzi, sono stato danneggiato".

Gli inquirenti si sono pronunciati dopo l'istanza con la quale i difensori di Romeo hanno sollecitato la scarcerazione del loro assistito sulla base di presunte violazioni di alcune norme del codice di procedura penale in relazione all'assunzione delle prove.

L'istanza è stata fatta il 6 marzo scorso, subito dopo la decisione dell'imprenditore, detenuto a Regina Coeli, di avvalersi della facoltà di non rispondere in occasione dell'interrogatorio di garanzia. Da quel momento, il gip ha cinque giorni di tempo per decidere sulla richiesta degli avvocati. Quindi Sturzo dovrà pronunciarsi entro l'inizio del prossimo week end.

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7 marzo 2017 - IL PUNTO

Alfredo Romeo, l'imprenditore napoletano arrestato con l'accusa di corruzione per la vicenda Consip, si è avvalso della facoltà di non rispondere al Gip Gaspare Sturzo nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia. Anzi si è dichiarato, per voce dei suoi avvocati "danneggiato dalla vicenda".

Nel frattempo, dato il presunto coinvolgimento del Ministro dello Sport Luca Lotti nella vicenda (più in basso la storia), il M5S ha chiesto di votare una mozione di sfiducia che potrebbe approdare nell'Aula del Senato mercoledì 15 marzo "previa intesa con la Camera". A deciderlo è stata la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama e a chiedere l'inserimento di questa formula, "mai sentita prima" secondo il M5S e la presidente dei senatori del Misto Loredana De Petris, è stato il capogruppo Dem Luigi Zanda che ha detto: "Sono i presidenti delle Camere che dovranno decidere se la mozione verrà discussa prima qui o a Montecitorio".

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6 Marzo 2017
Romeo
, accusato di essere il grande corruttore nell'inchiesta e di aver dato centomila euro al dirigente Consip Marco Gasparri per aver informazioni e "dritte" sulle gare d'appalto si è avvalso della facoltà di non rispodere davanti al Gip Gaspare Sturzo nell'ambito dell'interrogatorio di garanzia. Non ha spiegato nulla tantomeno sul "pizzino" recuperato dalla spazzatura del suo ufficio in cui compaiono la lettera T puntata preceduta da "30 mila euro mese" e che per i pm poteva essere un chiaro riferimento a Tiziano Renzi, padre dell'ex premier Matteo.

"Il nostro assistito afferma di non aver mai dato soldi a nessuno e di non avere mai incontrato Tiziano Renzi o gente legata all'entourage dell'ex-presidente del Consiglio" hanno dichiarato i suoi difensori che hanno poi depositato anche una memoria e rilasciato alcune dichiarazioni. "Nell'aprile scorso Alfredo Romeo ha presentato in Consip un esposto in cui venivano descritti i suoi rapporti e il meccanismo con cui venivano affidati gli appalti, lui fu danneggiato. Quell'esposto fu inviato per conoscenza anche all'Anac e all'Antitrust" ha dichiarato l'avvocato Giovanni Battista Vignola uscendo dal carcere di Regina Coeli. "L'incartamento è stato inviato ai pm di Napoli tre mesi fa e a quelli di Roma venti giorni fa", ha aggiunto.

Ma cosa riportava questo esposto datato 13 aprile 2016? "Con l'esclusione" delle società del gruppo Romeo e di un'altra azienda da alcuni appalti "si è prodotto un danno, in termini di minor risparmio possibile per la pubblica amministrazione pari a circa 67 milioni di euro", si legge. Inoltre Romeo "chiede di accertare se sia configurabile un 'cartello permanente' di controllo del mercato, composto da un ristrettissimo numero di soggetti imprenditoriali (Mondocooperativo, Gruppo Sti e pochi altri), capace di condizionare in modo determinante in proprio favore le aggiudicazioni dei piu' grandi appalti pubblici di settore grazie ad una accurata, ben pianificata e coordinata regia di partecipazione alle gare, di strumentali desistenze e di gestione del contenzioso, che risulterebbe estranea ad ogni corretta regola di concorrenzialità".

"Alfredo Romeo non era un privilegiato, ma in Consip era un emarginato. Altro che corruttore, lui è stato fregato più volte" ha detto poi Vignola. E ancora: "Presenteremo una istanza di revoca della misura cautelare basata su diversi aspetti che lasciano dubitare sulla validità e l'utilizzabilità di molti aspetti processuali, sia per quanto riguarda la durata delle indagini sia per la modalità di acquisizione della prova per quello che riguarda le intercettazioni e la ricostruzione dei documenti attribuiti a Romeo, come i pizzini, sui cui a nostro avviso non sono state rispettate le regole previste dal codice di procedura penale".

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5 Marzo 2017
Non si sa se Romeo deciderà di rispondere all'interrogatorio di domani. Presto potrebbe essere sentito anche l'ex deputato di An Italo Bocchino, lobbista di Romeo e indagato. In settimana potrebbe svolgersi anche l'audizione di Michele Emiliano, governatore Pd della Puglia e candidato alle primarie per la segreteria del partito, testimone nell'inchiesta Consip.

Emiliano ha raccontato al Fatto Quotidiano che l'imprenditore Carlo Russo, amico dei Renzi e indagato, gli era stato segnalato dall'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti e che per questo lo incontrò. Emiliano conserva alcuni sms di Lotti.

Quest'ultimo, ora ministro dello Sport, è indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto per una presunta soffiata sulle indagini, ma respinge con forza qualsiasi accusa. "Hanno rinviato sistematicamente quest'interrogatorio", dice Emiliano, pm in aspettativa, "si vede che non è' cosi' urgente". E precisa: "Non ho nulla da testimoniare contro nessuno".

Intanto dalle carte dell'inchiesta emergono giudizi critici su Carlo Russo. L'esponente Pd napoletano Alfredo Mazzei, racconta ai giudici, che quando si informò su Russo per conto di Romeo "tutte le persone da me contattate sono state concordi nel confermare che il Carlo Russo era una persona molto legata alla famiglia Renzi; tuttavia ricordo che qualcuno di quelli da me interpellati", spiega ancora Mazzei "mi disse che era un personaggio da cui stare attento in quanto poteva essere un millantatore". "Devo dire che anche sul padre di Matteo Renzi raccolsi nel mio ambiente identiche opinioni a quelle sul conto di Carlo Russo" aggiunge Mazzei.

Alla vigilia dell'interrogatorio di garanzia a Regina Coeli dell'imprenditore napoletano i pm romani hanno avviato inoltre una serie di procedimenti: rischiano i pubblici ufficiali che hanno avuto a che fare con l'inchiesta e che potrebbero aver infranto il segreto istruttorio.

Sono finiti sui giornali perfino degli omissis dell'indagine sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione, con in ballo appalti per 3 miliardi di soldi pubblici.

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2 Marzo 2017
La posizione di Tiziano Renzi
Promesse di denaro in cambio dell'attività di mediazione sui vertici di Consip: l'accusa per Tiziano Renzi, padre dell'ex premier, è circostanziata nelle 4 pagine del decreto di perquisizione emesso dalla procura di Roma nei confronti dell'imprenditore toscano Carlo Russo nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in carcere Alfredo Romeo.

Russo e Renzi, sostengono i pm, "sfruttando le relazioni esistenti tra Tiziano Renzi e Luigi Marroni", a.d. di Consip, "si facevano promettere indebitamente" da Romeo, "che agiva previo concerto con Italo Bocchino, suo consulente, utilità a contenuto economico, consistenti nell'erogazione di somme di denaro mensili, come compenso per la loro mediazione verso Marroni", in relazione allo svolgimento di gare.

Russo, in particolare avrebbe agito "utilizzando le proprie relazioni (di cui vi è prova diretta) e le relazioni di Tiziano Renzi (con il quale lo stesso Russo afferma di aver agito di concerto e al quale parimenti, da un appunto vergato dallo stesso Romeo, appare essere destinata parte della somma promessa)".

"Nessuno mi ha mai promesso soldi, nè io ho chiesto alcunchè. Gli unici soldi che spero di ottenere - ha dichiarato in serata Tiziano Renzi, convocato per venerdì dai pm romani - sono quelli del risarcimento danni per gli attacchi vergognosi che ho dovuto subire in questi mesi. Sono contento del fatto che il 16 marzo finalmente inizieranno i processi contro chi mi ha diffamato". "Ho 65 anni - aggiunge - e non ho mai avuto un problema con la giustizia per una vita intera fino a due anni fa, quando sono stato indagato e poi archiviato dalla procura di Genova. Confermo la mia fiducia nei confronti del sistema giudiziario italiano e della magistratura".

Il suo legale parla di fatti "del tutto insussistenti": non sono mai stati chiesti soldi nè alcun'altra utilità all'imprenditore Romeo - sottolinea l'avvocato Federico Bagattini - e non è stata promessa alcuna forma di interessamento, in effetti mai avvenuta, nei confronti di Marroni e/o Consip, a favore del medesimo o di qualsiasi altro soggetto".

Il foglietto
A chiamare in causa il padre dell'ex premier sarebbe tra l'altro un foglietto trovato tra i rifiuti dell'ufficio romano di Romeo, recuperato dai carabinieri nella discarica di Roma nel quale compaiono alcune iniziali e delle cifre che corrisponderebbero a delle somme di denaro. Una prassi, quella dei pizzini, che l'imprenditore arrestato oggi utilizzava frequentemente. "Questa modalità - ha messo a verbale il funzionario della Consip Marco Gasparri, nei due interrogatori in cui ha confessato di aver preso soldi dall'imprenditore - era una consuetudine perchè Romeo era convinto che il proprio cellulare fosse inoculato da captatore informatico, mentre era sicuro che il suo ufficio fosse pulito".

Sui pizzini, dice il Gip, "vi è riserbo dovuto ad indagini in corso". Tutti i foglietti sarebbero stati scritti da Romeo nel suo quartier generale romano, in via della Pallacorda. Nel cuore di Roma, a due passi da Palazzo Madama e Montecitorio, l'imprenditore riceveva "non solo - scrive la procura - il proprio consulente Italo Bocchino, ma anche il dirigente Consip Gasparri ed altri pubblici ufficiali, faccendieri e persone che si propongono in attività di 'intermediazione' con la Pa, con cui intrattiene opachi rapporti".

Ed è proprio l'ex parlamentare a spiegare in un'intercettazione il rapporto politica-Consip. "Gli appalti - scrive il gip facendo riferimento alle sue parole - devono essere gestiti per favorire prevalentemente le cooperative, in quanto rappresentano sia un bacino di voti dal quale poter attingere (a differenza dei grandi gruppi come Romeo) ed anche e soprattutto un modo lecito per finanziare la politica e/o il politico di turno".

Poi il giudice riporta le parole dello stesso Bocchino. "...È chiaro che la politica ha il problema del territorio... perchè un politico può venire da te a chiederti 60mila euro che ti ha chiesto (omissis) ma i mille pulitori sul territorio, sono mille persone che danno cinquemila euro ciascuno...sono mille persone che quando voti si chiamano i loro dipendenti...tu i tuoi dipendenti manco sai chi sono...non te li puoi chiamare per dire votate a tizio, a caio o a sempronio nel tuo modello...no? Il pulitore che c'ha cento dipendenti, quello si chiama le cento famiglie e dice senti...a sindaco dobbiamo votare questo per questa ragione...quindi secondo me non c'e' una scelta politica...noi c'abbiamo la doppia spiga...la scelta politica e...il prezzo che tu devi pagare per la paginata che teme...perche' sei stato generoso quando lui non contava un cazzo...".

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ANSA/CESARE ABBATE
Alfredo Romeo davanti al carcere di Poggioreale (Napoli), in una foto d'archivio del 6 marzo 2009.

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