Acqua cancerogena? Le denunce inascoltate dei cittadini toscani
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Acqua cancerogena? Le denunce inascoltate dei cittadini toscani

I Comitati per la salute di Prato e Pistoia da anni cercano risposte sulla presenza di amianto nella rete idrica. L'intervista a Gianfranco Ciulli

225 chilometri di tubature realizzate interamente in eternit o cemento-amianto. Il 36% di queste condotte sono rami principali, ovvero tubi che portano l'acqua dagli impianti di prelievo ai rami secondari che a sua volta raggiungono le abitazioni dei cittadini della Toscana. In particolare, le case degli abitanti di Firenze, Prato e Pistoia.

A parlare per la prima volta, dati e mappe, delle centinaia di chilometri di tubazioni “cancerogene” è stata nel 2015, una professoressa dell’Università di Firenze, Ginevra Virginia Lombardi.

La docente ha denunciato le condizioni delle tubature, ormai vecchie di oltre 50 anni e interamente realizzate in cemento amianto dove scorre l’acqua “potabile” destinata all’uso domestico e ha pubblicato tutti gli studi sulla pericolosità per la salute dei cittadini che quell’acqua sono costretti ad usarla e a pagarla persino cifre astronomiche.

Le tubazioni, che secondo quanto spiega Lombardi sono “costellate” di crepe e rotture che non solo disperdono acqua nel sottosuolo, provocando frane e smottamenti, ma che sono la fonte primaria di ‘rilascio’ di fibre di amianto.

Un allarme rimasto inascoltato e che è giunto molti mesi prima del collasso di oltre 200 metri di acquedotto sul lungarno Torrigiani, nel cuore di Firenze, le cui immagini impressionanti hanno fatto il giro del mondo.

Ma le polemiche sulla rete idrica in Toscana e sulla pericolosità dell’acqua, non sembrano placarsi. Anzi.

Panorama.it, ha intervistato Gianfranco Ciulli, portavoce del Coordinamento Comitati per la Salute della Piana di Prato e Pistoia, cercando di capire quanto sia concreto, attraverso dati e studi, il pericolo “amianto”.

Ciulli, qual è la reale situazione della rete idrica toscana?
È un “colabrodo” epiteto coniato non da noi ma da tutti i media toscani e quindi ci adeguiamo. Premetto che noi non siamo tecnici o medici, ma semplici cittadini che leggono, confrontano leggi, regolamenti comunitari ed italiani a fronte dei quali chiedono chiarimenti ai soggetti preposti con obbligo di applicazione delle prescrizioni previste, talvolta a nostro avviso omesse o travisate.


Infatti, da molti anni voi denunciate un “pericolo amianto” a causa delle tubature realizzate oltre mezzo secolo fa in eternit. Ma questa situazione è circoscritta alla regione Toscana oppure coinvolge anche altre regioni d'Italia?

Sappiamo che per la Toscana il problema esiste ed è generalizzato. Non possiamo sapere nel dettaglio la situazione italiana. Tuttavia basta leggere attentamente la recente relazione dell’Autorità Idrica Nazionale nella cui esposizione, il 21 giugno scorso, il Presidente Guido Bortoni ha denunciato la difformità delle “riparazioni non programmate nel 92% dei casi” rispetto alle “sostituzioni prioritarie previste solo nell’8%” e secondo noi previste dalle normative sulla “Prevenzione Primaria”.
È palese, dunque, che le riparazioni “non programmate” si riferiscano ad interventi di urgenza che però non sono stati preventivati. Interventi che sono indispensabili ed urgenti a causa del continuo cedimento delle tubazioni vetuste e che hanno un’età media di circa 40 anni.

Tubazioni che si deteriorano per l'uso e per il tempo che rilasciano fibre di amianto nell'acqua. Ma quali possono essere i pericoli per la salute?
Le tubature non si deteriorano solo con il loro esercizio naturale e con l’aggressività dell’acqua, ma anche a fronte delle rotture dovute a diversi eventi: terremoti, smottamenti avvallamenti del terreno, magari a fronte di transito veicolare pesante che a fronte di una tubatura vecchia e parzialmente erosa dal prolungato esercizio, collassa più facilmente in toto o in parte. Normalmente questo è riconosciuto come “rischio dinamico”.

In questi casi essendo eventi imprevisti nessuno può sapere quanti filamenti di amianto possano essere immessi nella rete idrica e naturalmente la tipologia ovvero lunghezza, spessore, peso della fibra in quanto sono parti piccolissime.  I rischi sono certificati allo IARC essendo l’Amianto elemento cancerogenico a prescindere, per il quale “non” è previsto nessun limite di tolleranza per l’organismo umano similarmente alla formaldeide correttamente bandita da tutto. Infatti l’amianto non è inserito nella lista delle sostanze per le quali si fornisce un limite accettabile ovvero le “ Concentrazioni Soglie Contaminazione”…

Il mesotelioma pleurico si genera dall'inalazione di fibre di amianto. In che modo dall'acqua che entra nei rubinetti si può generare il rischio di tumore?
Ripeto non siamo medici, ma sappiamo leggere; in base alla letteratura medica vigente, già nel 1991 esistevano studi di Università Australiane e dello stesso ISS che parlavano di correlazione per rischio da aerodispersione. Ovvero, l'acqua contaminata da amianto che una volta essiccata, deposita negli indumenti, sul pavimento le fibre che possono essere inalate. Quindi più l’amianto circola nelle tubature e maggiore è il rischio di aerodispersione.

Per l’ingestione diretta da rubinetto, abbiamo la relazione IARC 2012, la presa di posizione dell’ISDE Medici per l’Ambiente, di Medicina Democratica, nella rivista I numeri del Cancro 2015 di A.I.O.M. la cui prefazione è stata curata dal Ministro Lorenzin dove si parla di “correlazione certa di patologie tumorali assimilate all’ingestione di amianto”, come i tumori dell’apparato gastroenterico e in particolare del colon-retto inserendo anche due nuove neoplasie “Ovaie e Laringe”. Lo IARC certifica la possibile correlazione come “sufficiente”, quindi a nostro avviso di certa correlazione causa-effetto.

Sul pericolo delle reti idriche deteriorate sono stati espressi numerosi pareri anche da autorevoli enti... che cosa dicono?
Guardi, su questo tema ci sono soggetti che ripetono pari pari “quello che l’ISS stabilisce nelle sue Linee Guida circa i limiti, ma a nostro avviso omettendo però altre parti di tali linee guida ovvero quelle che prevedono l’obbligo della messa in atte della “Prevenzione Primaria/Sostituzione Tubature”, altri che invece sostengono esattamente quello che noi anche qui stiamo dicendo.

Per esempio la dottoressa Belpoggi è molto “lapidaria” sul concetto di rete idrica all’amianto e sulla mancata prevenzione primaria.

Ormai sono anni che state conducendo la vostra battaglia e siete ancora in cerca di risposte….
Sì, abbiamo scritto a tutti gli organi preposti ed ultimamente anche alla dottoressa Musmeci, Direttore Generale Dipartimento Prevenzione Primaria Nazionale dell’ISS, con una lettera molto dettagliata per avere risposte tecnico-gestionali-sanitario-precauzionali, ove non esistano certezze scientifiche che possano escludere categoricamente possibili rischi per la salute umana.

Copie di queste richieste sono stati inviate anche alla Federazione Nazionale dei Medici e a tutti gli Ordini dei Medici della Toscana, ma ad oggi non abbiamo ricevuto nessun chiarimento. Ciò detto, noi non vogliamo creare inutili allarmismi, ma vogliamo anche avere certezze tecnico-scientifiche visto che da mesi nessuno risponde alle nostre missive. Non accetteremo di trovarci supinamente nelle stesse situazioni della “terra dei fuochi” dove per decenni abbiamo assistito al negazionismo più imperterrito salvo poi dover pubblicamente prendere atto che i cittadini avevano ragione, per tale motivo vogliamo i chiarimenti richiesti che per legge ci sono pure dovuti.


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Nadia Francalacci