Yohji Yamamoto e la sua visione consapevole del mondo che verrà
Moda

Yohji Yamamoto e la sua visione consapevole del mondo che verrà

Yohji Yamamoto rinnova, per la quarta volta, il suo sodalizio con il fotografo nipponico Takay per presentare la sua ultima collezione per uomo. Una presentazione esclusivamente online, tradotta in un video di 18 minuti che trascende il concetto di arte e moda.

La joie de vie che fino ad ora si è resa protagonista delle passerelle di Milano e Parigi è completamente assente nella visione di Yamamoto. Lo stilista esprime i suoi sentimenti e la sua rabbia nel suo modo poetico e condivide la sua visione delle persone nelle strade. Una dichiarazione sul mondo di oggi che cerca disperatamente di ripartire, ma non è stato reso più saggio dalle avversità. Lo si potrebbe definire un viaggio nell'ombra, nel nostro inconscio. Per comprendere la visione di Yohji Yamamoto si potrebbe citare Shadow, brano composto e scritto da Min Yoongi (meglio conosciuto come Suga dei BTS): «Io corro ma l'ombra mi segue, Tanto scura quanto la luce è intensa».

C'è un'incredibile saggezza nella nuova collezione di Yamamoto. Una visione più cauta del mondo, certo, ma non per questo meno affascinante. La proposta per la prossima primavera/estate segue il dna dello stilista utilizzando forme destrutturate e oversize, tessuti molto leggeri come lino, seta e cotone leggero. I trench vengono rivisitati per suggerire l'idea di abiti leggeri e ariosi, facili da indossare per la calda estate. Completi ibridi neri e avorio rimandano alla sua collezione uomo della primavera 1986, in un accenno sussurrato all'upcycling, il processo di recupero di materiali o prodotti per creare nuovi oggetti.

Yamamoto racconta la sua collezione attraverso lo sguardo dei cosiddetti «colletti blu», gli operai, che con i loro visi sporchi sembrano quasi usciti da un libro di Dickens. «A rappresentare di essere vicino a tutti gli esseri umani, mescolando tutte le categorie sociali». I gioielli sono formati da strumenti meccanici, le sagome finali dei costumi - stampate con veri giornali degli ultimi mesi e sporcate di pittura come in un quadro di Pollock - sono una testimonianza del mondo attuale. La musica e le parole di Yohji accompagnano ogni momento. Si parla di solitudine, di mani tremanti.

E sono le mani - e gli occhi - quelli disegnati dall'artista giapponese Yuuka Asakura a impreziosire i capi finali. Non è un caso che siano stati scelti questi due dettagli, così importanti nell'iconografia surrealista. Uno è simbolo della creazione, del fare arte, l'altro una visualizzazione della nostra psiche.

Il trucco e le acconciature hanno un sapore punk, perché anche nell'eleganza sensuale dei capi che seguono ogni movimento di chi li indossa, vive l'anticonformismo di Yamamoto, che - come dimostra negli ultimi secondi del suo video - crede solo in una cosa: la forza dell'amore.

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Mariella Baroli