Da Orticola alle passerelle
(Photo by Peter White/Getty Images)
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Da Orticola alle passerelle

Orticola torna a Milano - dall’11 al 14 maggio - ai Giardini Pubblici Idro Montanelli. L’evento, giunto alla sua XXVI edizione, è quest’anno dedicato all’intelligenza dei fiori, capaci di adattarsi, crescere e moltiplicarsi, perché «la bellezza è effimera, mentre l’intelligenza non stanca mai».

E a discapito del lapidario commento di Miranda Priestly che ne Il Diavolo veste Prada definiva sarcasticamente «avanguardia pura» la proposta di un servizio fotografico a tema floreale per la primavera, i fiori sono tornati a essere fonte di ispirazione per il mondo della moda, complice forse la continua ascesa in popolarità - specialmente tra le nuove generazioni - del cottagecore (quasi 14 miliardi di visualizzazioni su Tiktok e oltre 4,5 milioni di post su Instagram), estetica basata sull’idealizzazione della vita in campagna.

Si ritiene però che la prima testimonianza dell’utilizzo di motivi floreali su un capo di abbigliamento arrivi dalla Cina. Durante la dinastia Tang (618-907 DC) era usanza adornare le sete degli abiti con fiori e uccelli, a rappresentare le virtù e lo stato sociale di chi le indossava. È poi durante il XV secolo che a Venezia si diffonde l’uso del pizzo floreale, mentre nel XVIII secolo, l’intera Europa viene “sedotta” dalle stampe indiane. In quegli anni, l’aristocrazia inglese inizia ad appropriarsi dei ricami floreali, portando avanti la tradizione fino ai giorni nostri. Durante l’incoronazione di re Carlo III il mantello indossato dalla regina Camilla presentava decine di fiori diversi a rappresentare il Regno Unito ma anche il legame affettivo tra la corona e il popolo. Allo stesso modo, la principessa Kate - insieme alla figlia Charlotte - ha indossato un abito del brand Alexander McQueen decorato da fiori.

È stato proprio Alexander McQueen a riportare i fiori in passerella negli anni Duemila. Indimenticabile l’abito di fiori freschi creato dallo stilista per il finale di sfilata primavera/estate 2007. «Ho usato i fiori perché muoiono» disse McQueen a AnOther Magazine all'epoca. «Niente è per sempre».

Ma se lo stilista inglese aveva tratto ispirazione dai fiori per la loro effimerità, la scelta di Coco Chanel di fare della camelia il suo simbolo - e negli anni a venire quello della sua Maison - era strettamente legata alle connotazioni romantiche, femminili, sensuali e androgine di un fiore appuntato a un tailleur. La collezione autunno/inverno 2023 di Virgin Viard per il marchio riassume questa visione, con il fiore portafortuna di Mademoiselle che domina la scenografia e sboccia su abiti e maglieria.

Si ispira alla natura e ai fiori anche Kim Jones, per la collezione primavera/estate 2023 di Dior Homme. Un omaggio a Christian Dior, cresciuto tra le rose del giardino di sua madre a Granville. Protagonista della Paris Fashion Week dedicata alle collezioni estive delle Maison anche Loewe con il suo Anthurium, che diventa elemento di decoro maxi su abiti e accessori.

I fiori assumono volumi e forme nuovi anche sulle passerelle di Blumarine, Ermanno Scervino, Fendi e Pucci, mentre nella sua ultima collezione per Gucci Alessandro Michele gioca con stampe dal feel vintage. Per l’uomo è Louis Vuitton a guidare la “rivoluzione floreale” con patch e capi in crochet coloratissimo. Seguono Etro, Hermes, Dsquared2 e MSGM, mentre Nigo prosegue il suo percorso di rilancio del brand Kenzo, omaggiando - in versione street style - i fiori amati dal maestro Tanaka.

E se c’è chi sceglie un fiore come logo del suo brand, come la margherita senza un petalo del Peace Minus One di G-Dragon - che ha appena lanciato una nuova attesa collaborazione con Nike - c’è chi accoglie un’altra sfaccettatura dell’estetica bucolica.

Simon Porte Jacquemus ha ideato per la primavera/estate 2023 una collezione chiamata «Rafia» dove ogni look è stato accompagnato da una tempesta di paglia, tra tinte pastello e audaci tagli e drappeggi.

La rafia è anche protagonista degli accessori per la prossima stagione. Prada, che ha recentemente presentato il suo primo pop-up «Prada Tropico» a Seoul, ha creato riedizioni delle sue borse più iconiche utilizzando il materiale, nella sua colorazione naturale o tinto di rosa, gialla, azzurro e verde. Anche l’iconica borsa Miu Wander si è trasformata per i mesi caldi diventando un piccolo cestino da picnic in vimini intrecciato.

Louis Vuitton

Pucci

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Mariella Baroli