Valentino ha il ritmo della semplicità sublime
(Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images)
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Valentino ha il ritmo della semplicità sublime

Pierpaolo Piccioli sfila, per la haute couture autunno inverno 2023/2024, allo Chateau de Chantilly con una collezione che raggiunge una maturità di elevata raffinatezza

Si parte da una profonda convinzione di Brancusi, «la semplicità è una complessità risolta», per capire l’essenza della collezione e, intrinsecamente, del pensiero di Pierpaolo Piccioli.

La sua haute couture autunno inverno 2023/2024 per Valentino è un elogio dell’ ingegneria dell’abito che di volta in volta, di capo in capo, sembra scivolare dal corpo per una regale svestizione, ma che in realtà a esso rimane avvolto regalando silhouette che mimano il movimento, cercando di catturarlo in una cucitura, in un’impuntura impercettibile.

Una naturale gestualità del couturier che da profondo conoscitore dei segreti dei tessuti li manipola sui corpi, creando tagli a sbieco magistrali, equilibri di linee, proporzioni, volumi, colori.

Sono regolati da questa alchimia sartoriale l’abito drappeggiato di velluto bianco che con un’iperbole visiva sembra rimandare al Cristo velato; il caftano di cashmere leggerissimo color avorio; l’abito sottoveste in seta petalo di rosa realizzato in 140 ore per 12 metri di tessuto; oppure il vestito di velluto verde bottiglia la cui spallina, sempre sul punto di cadere, in realtà è cucita al reggiseno di mousseline di cotone e organza. Per non parlare della cappa in cashmere intagliato e dei grafici che provengono dalla sottrazione e dei motivi damascati del Seicento.

«Sono consapevole del messaggio che voglio dare, però quando lavoro mi dimentico dello storytelling e liberamente opero su tagli, volumi, colori. E sul mio attuale bisogno di semplificazione che rappresenta un punto di arrivo e non di partenza» racconta Pierpaolo Piccioli passando poi a spiegare il significato assunto dallo Chateau de Chantilly, luogo del defilè.

«È un non luogo. Metaforicamente non entriamo ma usciamo dal castello che è stato il simbolo del lifestyle di Valentino e che ora si sposta sul piano della community, perché il mio lavoro consiste anche nello spostamento dell’immaginario» dice Piccioli che prosegue: «Il castello è un passaggio importante dove portare idee di libertà e uguaglianza in sostituzione dei vecchi simboli».

In questa ottica si giustifica la prima uscita della sfilata con la modella che indossa una camicia bianca su un paio di pantaloni che sembrano vecchi jeans, ma che in realtà sono un pantalone in tessuto ricamato di perline con 80 sfumature di indaco. Un‘illusione ottica, un paradosso che piace a Piccioli affascinato dalle cose che non sono ciò che appaiono.

Importante anche la presenza di couture maschile «non solo per lui ma per un guardaroba condiviso».

Ora al di là della community, delle foto di Avedon dedicate ai lavoratori messe appositamente nel castello e al concetto utopico dell’uguaglianza, ciò che emerge dal lavoro del direttore creativo di Valentino è un bisogno di educazione culturale all’alta moda.

Perché solo chi conosce le implicazioni della complessità è in grado di raggiungere tale inusitata semplice eleganza e sublime poesia.

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Antonella Matarrese