Maître Gims
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Musica

Maître Gims: la nuova direzione del rap francese

Il cantante del tormentone "Est-ce Que Tu M'Aimes?" si racconta, tra la partecipazione a Sanremo e la conversione all'Islam - L'intervista

Lo incontro in tarda mattinata, a Milano. Maître Gims è l'autore del tormentone Est-ce Que Tu M'Aimes?, in vetta da quattro settimane nella classifica italiana. Ora pare sia l'artista più pagato di Francia, ma la sua storia non è stata per nulla semplice. Trasferitosi in Francia all'età di due anni, il rapper ha dovuto vivere alcune circostanze spiacevoli, dure. Poi, l'incontro con la musica e gli inizi insieme ai Sexion d'Assaut. Fino ad arrivare al suo secondo disco "Mon Coeur Avait Raison", già oltre le 200mila copie in Francia e nei negozi italiani da domani 29 gennaio. Per tutti questi motivi, Maître Gims ha tutta l'aria di non essere "uno dei tanti". La chiacchierata con lui è piacevole: lui dà valore a ogni singola parola. Ci tiene a raccontarsi in modo vero. Senza filtri di nessun tipo.

Il tuo disco si chiama "Mon Coeur Avait Raison". Su che cosa aveva ragione il tuo cuore?

Il titolo dell’album è riferito a delle mie esperienze di vita. Ci si rende conto che il cuore poteva avere ragione su certe cose, in certi momenti della vita. Bisogna fidarsi del proprio cuore e non riflettere troppo o dubitare su certe cose.

L’album è diviso in due parti: pillola rossa e pillola blu. Perché questa scelta?

È un omaggio a Matrix. Inoltre, io un pubblico molto vario. Da una parte c’è chi mi conosce sopratutto per il rap (con il quale ho iniziato), e dall’altra c’è invece chi mi conosce da meno tempo, e si è più affezionato alla mia direzione pop. In questo modo ho voluto accontentare entrambi i miei pubblici.

Mantenendo comunque credibilità da entrambe le parti…

Sì, credo che mi abbia aiutato. Facendo così, ora occupo nel panorama musicale francese un posto importante, inusuale. Un posto tutto mio. Credo di essere l’unico a presentare questi due stili nello stesso tempo. E anche se certi mi criticano, credo che sia un’attitudine tutta mia.

Come ti spieghi il successo in Italia?

Non ne ero preparato. Sono stato molto sorpreso quando mi hanno detto che Est-ce Que Tu M’Aimes? è in vetta da quattro settimane nella classifica italiana. Ne sono veramente contento. È una cosa che mi dà voglia di andare sempre più lontano.


Come è nata la collaborazione con Sia?

È stato pazzesco. Questa collaborazione non era per nulla prevista. Mi è venuta voglia di invitarla per una canzone che avevo fatto: me la immaginavo benissimo in quel brano. Così le ho inviato il demo per mail e mi ha subito risposto. Mi ha detto che ha amato molto i suoni del pezzo (Je Te Pardonne, ndr) e che voleva assolutamente parteciparvi.

Nel disco c’è anche una canzone dedicata alla moglie di Bill Gates. Come mai?

Melynda Gates è una canzone che ho fatto per dire che dietro ogni persona importante c’è sempre una donna, o comunque un gruppo di persone fidate, che di solito stanno nell’ombra. Nonostante questo hanno un ruolo importante, decisivo. Anche io, ad esempio, ho delle persone importanti di fianco a me, e per me è fondamentale.

La tua carriera è iniziata nel 2001 con i Sexion d’Assaut. Hai abbandonato i progetti con loro o intendi continuare?

Con loro c’è stata una pausa. Prepareremo l’ultimo album dei Sexion d’Assaut, che si chiamerà "Le Retour du Roi" (“Il ritorno del re”, ndr). Ma credo proprio che sia l’ultimo progetto insieme.

A due anni sei arrivato in Francia dal Congo come clandestino, vivendo alcune situazioni difficili. Quanto di questa esperienza è contenuta nei tuoi testi?

Il fatto di essere nato in Congo mi ha permesso di restare collegato con quel paese, soprattutto per quanto riguarda la cultura musicale. Credo che si percepisca in numerose occasioni questo continuo riferimento alla tradizione musicale congolese. Senza di questo, oggi non avrei così successo credo.

Ti sei recentemente convertito all’Islam. Come hai vissuto i tragici fatti a Parigi?

È stata una tragedia per tutti. La maggior parte dei musulmani erano scioccati, perché questa non è la religione. Tutti siamo stati scioccati e siamo stati tutti d’accordo nel condannare questo massacro.


Che cosa significa per te essere religioso oggi?

È una grande cosa. Ci sono persone che hanno consacrato la loro vita alla religione (preti, imam, rabbini): tutta la loro vita è basata su questo. Sono a un certo livello ben preciso. Lo scopo non è però per me diventare prete/imam/rabbino, ma trovare una stabilità con me stesso. Credo sia la cosa più importante. Ogni persona andrà dove il suo destino lo porterà. Io ho deciso di seguire il mio destino. E sono qui.

In cosa ti aiuta?

Lo scopo per me è fare il bene, preservarsi, portare del bene agli altri. La religione deve insegnare a discernere tra bene e male, tra vero e falso. La religione è una forma di educazione. Quando ci si converte all’islam, si può scegliere un nuovo nome perché è come se fosse una rinascita. È come se ti dicessero: “Tutte le tue brutte azioni sono cancellate, non esistono più”. Hai la possibilità di una nuova partenza. Tante persone non conoscono tutte queste cose dell’islam, ma si fermano su altri concetti (il ramadan, il fatto che non si mangi la carne di maiale, ecc), ed è un peccato. Perché questo è molto più profondo e interessante.

Sarai ospite alla prima serata di Sanremo…

Ho cercato di guardare un po’ di video di Sanremo su internet, perché tutti me ne parlano di continuo. Mi sto preparando e sono felicissimo di partecipare. È un piacere per me essere stato invitato su quel palcoscenico,

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Giovanni Ferrari