
Autoritratto, Senza data, 40×50 cm.

Autoritratto, Senza data, 40×50 cm.

Autoritratto, 1956, 40×50 cm.

Senza data, 40×50 cm.

Luogo sconosciuto, gennaio 1956.

Una donna armena litiga lungo la East 86th Street di New York, Settembte 1956, 40×50 cm.

New York, Marzo 1954, 40×50 cm.

Chicagoland, data sconosciuta, 40×50 cm.

New York, 27 luglio 1954 , 40x50cm.

Autoritratto, Chicago, Luglio 1978, 30X40cm.

Autoritratto, Area di Chicago, data sconosciuta, 30X40cm.

1958, 30X40cm.

1978, 30X40cm.
Inaugura l’8 ottobre all’Arengario di Monza la mostra fotografica Vivian Maier, Nelle sue mani. In esposizione, oltre 100 scatti – per la maggior parte mai esposte in Italia -dell’artista newyorkese, riconosciuta post mortem tra le maggiori esponenti della street photography statunitense.
Nata a New York da madre francese e padre austriaco, Vivian Maier (1926-2009) trascorse la maggior parte della sua giovinezza in Francia, dove cominciò a scattare le prime fotografie utilizzando una modesta Kodak Brownie. Tornata a vivere negli Stati Uniti nel 1951, iniziò a lavorare come tata per diverse famiglie; una professione che manterrà per tutta la vita. Fotografa per vocazione, Vivian non usciva mai di casa senza la macchina fotografica al collo e scattava compulsivamente con la sua Rolleiflex, accumulando negli anni una grande quantità di rullini, in gran parte rimasti non sviluppati.
Tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del nuovo millennio, rimasta senza fissa dimora e dovendo affrontare gravi difficoltà economiche, a causa dei mancati pagamenti per l’affitto del box dove aveva immagazzinato la sua produzione, la donna vide i suoi negativi andare all’asta per pochi dollari. Parte del materiale venne acquistato “al buio” nel 2007 da John Maloof che, affascinato dalla misteriosa fotografa in cui si era imbattuto, inizia a cercare gli altri suoi lavori, ricostruendo poi nel tempo un archivio di oltre 120.000 negativi: un vero e proprio tesoro, fino ad allora completamente sconosciuto.
Attraverso un racconto per immagini – fotografie in bianco e nero, e a colori, e pellicole super 8 mm – il percorso espositivo descrive Vivian Maier da vicino, lasciando alle opere stesse la narrazione anche degli aspetti più intimi e personali della sua produzione. Non mancano i suoi ormai celebri autoritratti, in cui il suo sguardo severo si riflette negli specchi o nelle vetrine, e dove la sua lunga ombra invade l’obiettivo: quasi una firma, un presentarsi al pubblico che non ha mai voluto o potuto incontrare.
Con uno spirito curioso e una particolare attenzione ai dettagli, Vivian ritrasse le strade di New York e Chicago, i suoi abitanti, i bambini, gli animali, gli oggetti abbandonati, i graffiti, i giornali e tutto ciò che le scorre davanti agli occhi. Il suo lavoro mostra il bisogno di salvare la “realtà” delle cose trovate nei bidoni della spazzatura o buttate sul marciapiede. Pur lavorando nei quartieri borghesi, dai suoi scatti emerge la fascinazione verso gli esseri umani e gli oggetti “lasciati da parte” e un’affinità emotiva nei confronti di chi lotta per rimanere a galla. Tutte immagini profonde, e mai banali, che mostrano uno spaccato originale della vita americana nella seconda metà del XX secolo.
Vivian Maier. Nelle sue mani
a cura di Anne Morin
8 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017
Arengario di Monza, Piazza Roma
La mostra Vivian Maier. Nelle sue mani è promossa dal Comune di Monza, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con diChroma Chroma photography, John Maloof Collection e Howard Greenberg Gallery, New York; ed è realizzata con la consulenza scientifica di Piero Pozzi.