Una celebrazione religiosa trasformata in un bagno di sangue. Almeno dieci persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite in una sparatoria di massa avvenuta a Sydney, in Australia, durante un evento pubblico dedicato alla festa ebraica di Hanukkah. L’attacco si è verificato a Bondi Beach, una delle spiagge più note del Paese, nel corso di una manifestazione che aveva richiamato circa duemila partecipanti. L’evento, intitolato «Chanukkah in riva al mare», si svolgeva all’aperto nei pressi di un parco giochi ed era stato concepito come un momento di festa e condivisione aperto a persone di tutte le età. L’iniziativa era stata organizzata dalla comunità Chabad di Bondi, molto radicata nel quartiere. Secondo quanto comunicato dal movimento, uno degli emissari Chabad figura tra le vittime della sparatoria. Testimoni oculari, citati dai media locali, hanno raccontato di aver visto almeno due uomini vestiti di nero aprire il fuoco nelle immediate vicinanze della spiaggia, seminando il panico tra la folla. La polizia del Nuovo Galles del Sud ha confermato che si tratta di un «incidente in corso» e ha invitato i cittadini a evitare la zona e a mettersi immediatamente al riparo. Le autorità hanno inoltre reso noto che due persone sono state fermate in relazione all’attacco, mentre proseguono le operazioni di messa in sicurezza e le indagini per chiarire la dinamica e il movente.
I servizi di emergenza sono intervenuti rapidamente sul posto, prestando soccorso ai feriti e predisponendo un ampio perimetro di sicurezza. L’area di Bondi Beach, solitamente affollata da residenti e turisti, è stata evacuata. Situata nella periferia orientale di Sydney, Bondi è uno dei luoghi simbolo della città, celebre in tutto il mondo per la sua atmosfera rilassata, la sabbia dorata e le condizioni ideali per il surf. Proprio per questo, l’attacco ha avuto un forte impatto emotivo sull’opinione pubblica australiana. Dura la reazione delle organizzazioni ebraiche internazionali. Il presidente dell’Organizzazione Sionista Mondiale, Yaakov Hagoel, ha collegato l’attacco a una più ampia escalation dell’antisemitismo globale. «La serie di aggressioni antisemite che si registrano in tutto il mondo è scioccante e richiama alla memoria i periodi più bui della storia», ha dichiarato. «Dal 7 ottobre è in corso una guerra che non colpisce soltanto lo Stato di Israele, ma ogni ebreo ovunque si trovi. Questo è diventato l’ottavo fronte di quel conflitto». Hagoel ha assicurato il sostegno dell’Organizzazione Sionista Mondiale alla comunità ebraica di Sydney e alle altre comunità nel mondo, invitando il governo australiano ad assumere una posizione «ferma e inequivocabile» contro qualsiasi manifestazione di odio antisemita. «La festa di Hanukkah – ha aggiunto – ci ricorda che la luce del popolo ebraico è destinata, alla fine, a trionfare sulle tenebre».
Sulla stessa linea il presidente israeliano Isaac Herzog, intervenuto dalla residenza presidenziale di Gerusalemme durante un evento dedicato ai successi degli immigrati in Israele. «In questi momenti – ha affermato – le nostre sorelle e i nostri fratelli a Sydney sono stati colpiti da vili terroristi, in un brutale attacco contro ebrei che si erano riuniti per accendere la prima candela di Hanukkah». «Il cuore dell’intera nazione d’Israele si ferma davanti a questa notizia», ha proseguito Herzog. «Preghiamo per la guarigione dei feriti, per le famiglie delle vittime e per coloro che hanno perso la vita. Da Gerusalemme inviamo loro la nostra forza e la nostra solidarietà». Il presidente ha infine rinnovato l’allarme rivolto alle autorità australiane affinché affrontino «con decisione l’ondata di antisemitismo» che, a suo dire, sta attraversando la società australiana. Mentre il bilancio resta provvisorio e le indagini proseguono, la sparatoria di Bondi Beach rappresenta uno degli attacchi più gravi contro la comunità ebraica in Australia negli ultimi anni, riaccendendo il dibattito sulla sicurezza degli eventi pubblici e sulla minaccia rappresentata dall’odio ideologico anche in contesti simbolo di convivenza e normalità.
