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Il riscatto del ragù: crolla la bolla dei cibi fatti in laboratorio

Il riscatto del ragù: crolla la bolla dei cibi fatti in laboratorio

La bolla dei cibi alternativi, spinti con la scusa della salvaguardia dell’ambiente, si sta sgonfiando. I big della carne finta di origine vegetale hanno i conti in rosso. Crollano le importazioni di farine a base di insetti. E l’Oms punta il dito sui valori nutrizionali.

Il riscatto del ragù contro la bolla dei cibi alternativi ingrossata dall’idea che il cambiamento climatico si combatta mandando in pensione gli allevamenti. Se la passano malissimo quasi tutti i colossi dei cibi vegetali ultra processati, con investitori di fama come Leonardo DiCaprio e Bill Gates (vedi Beyond Meat), che ci stanno rimettendo centinaia di milioni di dollari, è crollata la domanda di insetti commestibili, e si sono drasticamente ridotti i finanziamenti alle start-up che stanno avviando la produzione industriale di carne, pesce e latte sintetico.

La concentrazione del potere alimentare

La brasiliana JBS, che è il colosso mondiale della zootecnia, ha confermato i suoi investimenti anche in Europa, ma sta montando un’opinione pubblica contraria. L’allarme climatico è superato da un altro allarme: che il cibo finisca concentrato in pochissime mani. L’80 per cento degli investimenti nei cibi da laboratorio è del cartello World Business Council for Sustainable Development di cui fanno parte oltre a JBS, Cargill, Kellogg’s, Bunge con la Melinda e Bill Gates Foundation che si occupa sia della comunicazione sia della ricerca di partner e investitori che del sostegno politico. Ma è passato l’entusiasmo mediatico sponsorizzato a suon di miliardi: i consumatori cominciano a sospettare che dietro la cosiddetta dieta plant based (che è cosa assolutamente diversa dalla dieta vegetariana), dietro i grilli arrosto o le cellule di vacca replicate nei bioreattori ci sia un pericolo per la salute e un inganno economico.

Il giudizio dei consumatori

Al recentissimo forum della Coldiretti sono stati presentati un paio sondaggi inequivocabili. L’80 per cento degli intervistati dal Censis dichiara che vanno vietate per legge le merendine nelle scuole e i cibi ultra processati ivi compresi o – anzi, meglio – a partire da quelli mascherati da alternativa sostenibile. Il 67 per cento dice no ai cibi sintetici perché è convinto che siano una minaccia per la salute e l’84 per cento chiede che sugli alimenti d’importazione ci siano controlli più rigorosi e che si applichino a questi prodotti gli stessi standard di qualità che si pretendono da quelli italiani.

L’Europa e l’Oms contro la finta carne

Il fatto è che i consumatori hanno un avallo autorevole. Un paio di settimane fa Parlamento europeo ha infatti detto no ad etichettare qualsiasi cibo a base vegetale con una denominazione che rimandi alla carne: no all’hamburger fatto con le barbabietole, no alle salsicce di soia, no al tofu che diventa tagliata di finto manzo. Questi alimenti devono essere proposti per ciò che sono. E, stando al parere dell’Oms, non sono affatto un toccasana. In uno studio assai corposo pubblicato una prima volta tre anni fa e replicato l’anno scorso, l’Organizzazione mondiale della sanità è stata chiara: i cibi vegetali ottenuti in laboratorio, come le polpette che si vendono nei fast food, non sono affatto salutari. Su questo fronte l’Oms ha messo sotto osservazione anche alcune direttive del Farm to Fork – il famoso documento “dal campo al piatto” che l’Ue in pieno delirio da green deal aveva elaborato spingendo sia sui cibi a base vegetale, sia sugli insetti come fonte proteica, sia sugli alimenti ricreati in laboratorio: dalla carne al pesce – definendole non allineate ai risultati scientifici condotti su questi cibi.

Le osservazioni dell’Oms

Sono due le osservazioni dell’Oms: la prima riguarda la preoccupazione che la diffusione di diete a base esclusivamente vegetale «inducano a una cronica carenza di micronutrienti che vanno dalla vitamina B-12 alla vitamina D a una serie di sostanze indispensabili come iodio, zinco, calcio e selenio». La seconda osservazione è perfettamente in linea con il pensiero degli italiani: «Il modello basato su preparazioni vegetali industriali e super lavorate deve essere attentamente monitorato». Secondo l’Oms: «Le imitazioni della carne (salsicce, nuggets e hamburger “veg”), delle bevande (come il “latte” di mandorle e avena) e di formaggi e yogurt rientrano nella categoria Nova o alimenti ultra processati, caratterizzati da un elevato contenuto di amidi, zuccheri, grassi, aromi, coloranti, emulsionanti e diversi altri additivi». I prodotti vegetali di questa tipologia – sostiene l’Organizzazione mondiale della sanità – «non presentano un profilo nutrizionale sufficientemente valido, sia perché esistono ancora pochi studi, troppi prodotti e una mancanza di allineamento normativo per una loro corretta caratterizzazione».

La crisi dei colossi del finto cibo

Con queste premesse era difficile immaginare un futuro roseo. Negli Usa sono già due i colossi in crisi. Beyond Meat, che aveva promesso di invadere il mondo con le polpette vegetali, ha accumulato perdite per un miliardo di dollari e le azioni sono crollate in un anno del 980 per cento: da oltre 100 dollari stanno a 2 centesimi. Ma ciò che conta è l’analisi dei conti: per ogni dollaro fatturato l’azienda, che è finanziata direttamente da Bill Gates, perdeva 45 centesimi e le collaborazioni con McDonald’s sono state bruscamente interrotte. Stessa sorte s’annuncia per Impossible Food, la società che ha una importante partecipazione di Leonardo DiCaprio. Tre anni fa aveva annunciato azioni in crescita del 50 per cento, ma all’inizio di quest’anno l’ad Peter McGuinness ha ammesso che «stiamo cercando un’operazione per espandere la liquidità o per vendere». La ragione? Cercando di abbattere i costi e fare apparire più gustosa la finta carne, Impossible avrebbe introdotto nella sua “ricetta” proteine dei formaggi. Anche il boom degli insettiautorizzati a raffica in Europa dall’Efsa, che si avvia a dire sì anche al paté di fegato da replicazione cellulare – si è presto sgonfiato.

Il crollo del consumo di insetti e carne sintetica

C’è stato un crollo verticale sia nel consumo che nelle importazioni, passate dai 17.600 chilogrammi del 2023 agli 11.500 dello scorso anno. Noto sondaggi ha rilevato, peraltro, che il 78 degli italiani è contrario al consumo di alimenti che contengono insetti, anche come farine. Stessa sorte pare stia toccando alla carne sintetica e al pesce sintetizzato in laboratorio. Sono oltre 150 nel mondo le start-up che si occupano di carne artificiale (pollo, manzo, maiale), ma gli investimenti sono in calo da tre anni a questa parte e solo nel 2023 si sono ridotti del 78 per cento. Nello specifico, secondo Agfunder Data, sono scesi dai 989 milioni di dollari del 2021 a 177 milioni nel 2023 e nel 2024 sarebbero – la stima deve essere ancora completata – precipitati sotto i 150 milioni di dollari. Sostiene Ettore Prandini, presidente di Coldiretti: «La sovranità alimentare è oggi strategica. L’Italia ha il migliore modello alimentare del mondo ed è evidente che le campagne ossessive non ne hanno minimamente scalfito il valore».

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