
Vincenzo Agnetti, Ritratto di amante, 1971 (80 x 120 cm).

Vincenzo Agnetti, Surplace, 1979

Vincenzo Agnetti, Ritratto di uomo. 1971 (75 x 100 cm

Vincenzo Agnetti, Autotelefonata (yes), 1972 (40 x 126 cm)

Vincenzo Agnetti, Ritratto, 1971 (80 x 120 cm)

Vincenzo Agnetti, XIV-XX secolo, 1970 (4 tele di 80 X 75 cm ciascuna). Courtesy collezione privata Vincenzo Agnetti, XIV-XX secolo, 1970 (4 tele di 80 X 75 cm ciascuna)

Vincenzo Agnetti, Progetto per un Amleto politico, 1973 (Mart). Courtesy Archivio Vincenzo Agnetti. Foto di Salvatore Licitra Vincenzo Agnetti, Progetto per un Amleto politico, 1973 (Mart)

Vincenzo Agnetti, Frammento della tavola di Dario tradotta in tutte le lingue del mondo, 1973 (50 x 120cm). Courtesy Osart Galerry Vincenzo Agnetti, Frammento della tavola di Dario tradotta in tutte le lingue del mondo, 1973 (50 x 120cm)

Vincenzo Agnetti, Assioma, La luce era la più lenta perchè anche il vuoto riusciva a frenarla, 1971 (80 x 80 cm)
Artista concettuale italiano che ha saputo trasformare la parola in immagini iconiche e l’immagine in poesia, di Vincenzo Agnetti la mostra a Palazzo Reale espone più di cento opere (realizzate tra il 1967 e il 1981) che nel loro insieme restituiscono un’immagine chiara del percorso dell’artista: la sua tensione poetica e visionaria, lo spiccato interesse per l’analisi dei processi creativi e per l’arte come statuto, il suo ruolo di investigatore linguistico e di sovvertitore dei meccanismi del potere, inclusi quelli della parola scritta, detta, tradotta in immagini limpide ed evocative, perché per Agnetti tutto è linguaggio
Le date
La mostra sarà visitabile dal 4 luglio al 24 settembre 2017 con i seguenti orari: Lunedì dalle 14.30 alle 19.30 /martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30 /giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30 – L’ingresso è gratuito
Dove
Ad ospitare l’esposizione”AGNETTI. A cent’anni da adesso“, la prestigiosa sede di Palazzo Reale di Milano – Piazza Duomo, 12 –
Perché è interessante
La parabola artistica di Agnetti è stata breve (muore nel 1981, a soli 54 anni) ma così intensa e tumultuosa da rendere difficile tenerne le tracce in maniera compiuta. Per questo, forse, è in realtà ancora poco conosciuto e quindi da riscoprire nella sua poliedrica complessità. La mostra “AGNETTI. A cent’anni da adesso” va in questa direzione e ripercorre il sentiero mentale dell’artista non sempre affidandosi alla cronologia, ma privilegiando il filo logico del discorso artistico che impone associazioni e salti tra periodi diversi, per condurre il visitatore tra le pieghe del processo creativo.
Tra le opere in mostra, trovano posto anche molti dei suoi lavori più significativi fatti utilizzando la fotografia: alcuni più noti come “l’Autotelefonata”, altri meno noti quali “Architettura tradotta per tutti i popoli” e altri quasi mai visti come “Riserva di caccia”.
Chi è Vincenzo Agnetti
Nato a Milano nel 1926, Vincenzo Agnetti può essere considerato il maggior esponente italiano dell’arte concettuale, che ha contraddistinto almeno un decennio di cultura visiva internazionale.
Dopo una brevissima stagione pittorica di segno informale, nel 1960 Agnetti dà avvio ad un’intensa attività di scrittore e teorico militante nell’arte contemporanea e poi, alla fine del decennio, prosegue la propria riflessione teorica sull’arte, la sua funzione e i suoi linguaggi, spostando però l’attenzione sulla produzione artistica vera e propria. Le opere di Agnetti sono proposizioni di ordine mentale. Si tratta spesso di un’autoanalisi giocata sul confronto fra l’immagine e la parola, che mira ad una verifica del funzionamento dei linguaggi, quello visivo e quello verbale.
Purtroppo, la morte prematura ha impedito ad Agnetti di maturare la sua poetica, che negli ultimi anni di vita stava tornando a pratiche manuali, mutuate però dal linguaggio fotografico.
