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(Auto d'epoca)
Lifestyle

Tutti pazzi per le auto d'epoca, per passione e per denaro

Un giro d'affari da diversi miliardi per un settore in crescita continua e che rappresenta una delle più redditizie forme di investimento

Auto e moto d'epoca per passione, ma anche come forma alternativa di investimento, come lavoro e in generale come dimostrazione di cultura per l'ingegneria e le tecniche per la conservazione e il restauro in campo meccanico. Attività, quest'ultima per il quale esistono ormai scuole specializzate. Sono le grandi motivazioni che hanno permesso alla 37° edizione della fiera "Auto e moto d'epoca" di avere successo nonostante il brutto momento che le manifestazioni stanno passando. Sarebbe bastato un giorno e il nuovo dpcm avrebbe fatto saltare l'eventi. L'appuntamento di Padova invece che si è svolto regolarmente per chiudersi domenica 25 ottobre.

Auto d'epoca


Ovviamente non ci sono stati i 120.000 visitatori degli ultimi anni, ma c'è stata comunque una buona affluenza di pubblico, stimabile – stando nei padiglioni - attorno al 50%, con buona partecipazione di tanti collezionisti ed esperti del mondo dell'auto e moto classica. Poteva essere un disastro, invece la passione e la voglia di bellezza ha prevalso sui timori, con l'organizzazione che non si aspettava di vedere tanti operatori del settore partecipare con ottimismo a quella che ormai è la più importante kermesse italiana del settore.

"Dopo quello che è successo, soprattutto negli ultimi giorni, non ha senso cercare di trarre indicazioni statistiche sull'andamento del mercato" dice Daniele Turrisi, esperto internazionale e membro della commissione prezzi di Ruoteclassiche, il mensile specializzato di Editoriale Domus. "il vero, grande valore di Padova 2020 è esserci stati: un segnale di forza e, da parte degli espositori, anche di gratitudine verso una fiera che ha fatto crescere l'intero settore". L'organizzazione aveva ovviamente messo in campo tutte le forme di protezione previste in questi casi, dalla controllo della temperatura corporea all'obbligo di mascherina e all'igienizzazione e distanziamento, e in un clima più ovattato del solito chi si avvicinava ai dettagli dei mezzi esposti poteva farlo con più calma.

Ai commercianti di fascia alta (top dealer), l'anno del Covid non ha causato riduzioni importanti, mentre il calo delle presenze ha riguardato soprattutto le fasce medio basse del mercato e chi si avvicinava per la prima volta al settore. A mitigare questa riduzione, almeno in parte, la vendita di gadget e accessori. Luca Veronesi, Direttore Generale della Fiera di Padova: "Siamo molto contenti che la fiera si sia fatta. Un esempio per il settore fieristico. Abbiamo dimostrato che si può fare un evento di questa portata in assoluta sicurezza e con un'altissima qualità".

Alla domanda perché questa grande passione per auto e moto del passato – o anche relativamente recenti – le risposte dei partecipanti hanno confermato sia quanto già si sapeva in termini di passione, amore per i dettagli e per l'ingegno, sia la tendenza di molti giovani a inventarsi un lavoro in questa nicchia come commercianti o restauratori, ma anche una voglia generalizzata di ritrovare forme, quindi emozioni, che l'automobilismo moderno non possiede.

"Se osserviamo il parafango di un'utilitaria attuale dal costo di diecimila euro e quello di una sportiva dal costo superiore a quello di un appartamento," racconta Francesco, carrozziere ed espositore "ci accorgiamo che sono praticamente identici, appiattiti sopra il passaruota. Questo perché non sono linee fatte a mano ma raggiature previste dalle norme ed eseguite dai software per la progettazione. Ciò che invece fa la differenza è l'armonia delle forme, sono le curvature tracciate dalla matita ed anche le lievi imperfezioni che costituiscono l'aspetto artistico, che però è ciò che dona un'anima all'automobile. Le auto moderne sono certamente più sicure e affidabili, ma non più abitabili di quelle vecchie e neppure particolari. Ecco perché, in genere, a parte le supercar e le sportive, hanno successo le Mini, le 500, i Maggiolino e le Citroen 2CV, ma anche le icone degli anni Ottanta come Lancia Delta, Peugeot 205 e Innocenti A112. Senza dare emozioni l'automotive moderno non può sopravvivere".

L'automotive classico da una decina d'anni non è soltanto una hobby, ma soprattutto una forma di investimento e di bene rifugio. Nell'ultimo decennio in Italia (ma non soltanto) il comparto è cresciuto del 155% e continua ad aumentare fino a raggiungere un giro d'affari che oggi sfiora a 2,5 miliardi di euro su un parco circolante di mezzi storici di circa quattro milioni di unità, tra le quali la maggioranza non vale più di 15.000 euro.

Dunque non serve essere milionari per far parte di questo mondo, non occorre altro che un garage dove conservare il mezzo e un po' di cura, ma soprattutto saper intuire quali modelli di auto e moto classiche diverranno dei cult o delle rarità con il tempo. Per comprendere come muoversi è necessario studiare, ma bisogna ammettere che farlo è senza dubbio più bello, interessante e divertente che leggere i contratti dei prodotti bancari, con i quali certo non si può farsi ammirare durante una passeggiata domenicale.

Partendo dal basso, con qualche centinaio di euro si può acquistare una vecchia Vespa degli anni Settanta, investire circa duemila euro per restaurarla e completare la documentazione con l'emissione del Certificato di Rilevanza Storica. Il valore sarà maggiore se il mezzo possiede i documenti e la targa originali, e già rivendendola immediatamente è possibile ricavare quanto si è speso per l'acquisto. Mentre se la si conserva nel tempo il valore sale. Un esempio: Vespa 150 del 1961 (quindi non particolarmente rara) acquistata per 600 euro e restaurata con altri 2.500, si vende tra i 5.000 e i 6.000 euro. Unici rischi, i furti o gli incidenti, ma nessun investimento con cifre così basse ha oggi tali margini e, contrariamente ai dossier bancari, le moto e le auto oltre i trent'anni non pagano il bollo. Ancora più alto è il valore dei mezzi conservati, ovvero mai restaurati. Lo stesso vale per un'autovettura definibile come "classica domani", ovvero un mezzo oggi poco o per nulla quotato, considerato vecchio per il mercato e praticamente inservibile nelle città a causa delle limitazioni alla circolazione, ma in quella particolare versione prodotta in pochi esemplari. Esiste dunque una buona domanda anche per la Fiat Panda 30 prima serie come per la 4x4 con trasmissione Puch, con prezzi tra 2.500 e 12.000 euro. Chi oggi fa questo tipo di investimento è una persona di oltre quarant'anni affermata sul lavoro, oppure un cinquantenne con figli già grandi che ha possibilità di accantonamento. Entrambi uniscono al piacere di possedere un'icona della loro gioventù quello di conservare un valore da tramandare o rivendere quando si è rivalutato o si desidera una ltro "giocattolo". Tra i fattori che favoriscono questa scelta c'è ovviamente anche l'allungamento dell'aspettativa di vita vissuta in modo attivo e una generale insoddisfazione riguardante la gestione dei propri risparmi causata dall'economia attuale e dalla riforma dei meccanismi bancari avvenuta negli ultimi anni, per cui la "buona rendita da investimento sicuro" è ormai un ricordo. Meglio quindi mettere in moto una vecchia gloria e farsi un giro sul proprio piccolo o grande capitale.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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