Cinquant'anni di Profondo Rosso. 15 curiosità sul capolavoro di Dario Argento
Una colonna sonora indimenticabile, la scena del riflesso nella pozza, l'inquietante pupazzo, i riferimenti ad altri capolavori... Tutto quello che c'è da sapere sul film cult del maestro del brivido uscito nelle sale esattamente 50 anni fa
Il 7 marzo 1975 segna un momento storico per il cinema italiano: nelle sale debutta Profondo Rosso, il quinto film di Dario Argento, destinato a diventare un cult assoluto grazie al suo carattere innovativo e sperimentale. Questo capolavoro segna il passaggio dalla fase thriller della filmografia argentiana – rappresentata da titoli come L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio – alla svolta horror che consacrerà il regista come il «maestro del brivido made in Italy», un titolo che troverà la sua massima espressione con Suspiria (1977).
La scelta del titolo di Profondo Rosso ha una storia complessa. Inizialmente, il film avrebbe dovuto mantenere la tradizione zoologica dei titoli precedenti e chiamarsi La tigre dai denti a sciabola. Tra le ipotesi considerate, spunta anche Chipsiomega, un curioso titolo provvisorio che combina le ultime tre lettere dell'alfabeto greco. Alla fine, però, è stata la predominanza del colore scarlatto – simbolo del sangue, ma anche elemento chiave della scenografia e della fotografia – a ispirare il titolo definitivo.
Come spesso accadeva, fu lo stesso Dario Argento a ideare il soggetto del film. La prima bozza nacque già durante la fase finale della lavorazione del suo film precedente, Le cinque giornate. L’idea centrale della medium che riesce a percepire i pensieri di un assassino, invece, risale a una prima stesura di Quattro mosche di velluto grigio.
La sceneggiatura venne scritta a quattro mani con Bernardino Zapponi, che in seguito si attribuì la paternità degli elementi più realistici della storia, lasciando ad Argento l’introduzione degli aspetti più visionari e inquietanti: la medium, i fantasmi della villa, il macabro disegno sulla parete, lo scheletro nella stanza murata e, naturalmente, l’elaborata messa in scena degli omicidi.
A decretare il trionfo di Profondo Rosso fu un insieme di fattori: la regia magistrale di Argento, un cast d’eccezione e soprattutto la celebre colonna sonora firmata dai Goblin, che contribuì a rendere l’atmosfera del film unica e inconfondibile. Il successo al botteghino fu straordinario: con un incasso di 2 miliardi e 700 milioni di lire dell’epoca, il film si impose come campione d’incassi e divenne il decimo titolo più visto della stagione cinematografica 1974/75 in Italia.
Oggi, a distanza di cinquant’anni dalla sua uscita, Profondo Rosso continua a essere celebrato come uno dei massimi capolavori del cinema horror. Ecco quindi alcune curiosità che (forse) non tutti sanno.
Una sceneggiatura monumentale
La sceneggiatura di Profondo Rosso nacque da un imponente lavoro di scrittura: ben 321 pagine redatte da Dario Argento insieme a Bernardino Zapponi. In fase iniziale, anche Pupi Avati collaborò alla stesura, ma abbandonò presto il progetto. Durante la pre-produzione, il film era noto con il titolo provvisorio Chipsiomega, mentre nel corso delle riprese assunse il nome temporaneo di La tigre dai denti a sciabola. Tuttavia, la sceneggiatura si rivelò eccessivamente lunga, costringendo Argento a eliminare alcune scene per adattare il film ai tempi cinematografici.