Rachel Zegler  biancaneve disney
Rachel Zegler, la nuova Biancaneve (Ansa)
Televisione

Pure le fiabe sono diventate inclusive

Biancaneve ispanica e addio ai nani, al loro posto «creature fatate». È la nuova politica dei film che riscrivono le grandi storie per bambini in salsa politically correct

Mentre vorremmo abbandonarci nella controra alla sacra pennichella, sognando felici la pace fiscale, un malefico incubo ci tiene in scacco. Sono iniziate le riprese del nuovo film Disney in live-action: Biancaneve e i sette nani. Vi piacesse. Lei sarà ispanica, dei nani neanche l’ombra, al loro posto «creature fatate». Il commento della produzione è stato: «Abbiamo adottato un approccio diverso ai personaggi». Dal web protestano: «Sembrano i Village People». Ma dramma nel dramma, il principe azzurro non ci sarà più, abolito perché troppo patriarcale. Certo, lo sappiamo bene che da tempo i principi azzurri sono spariti, ma almeno nelle favole resistevano, stoici. Invece nisba, l’eroina si salverà da sola. Come, non si sa ancora, ma niente più baci non consenzienti. Siamo al trionfo del politicamente corretto, all’apice del Woke, abbiamo raggiunto l’Annapurna di ogni scemenza. I social non ci stanno e si scatenano più di Magic Johnson a Capri: «Ma andate a cagare», «Passi la Sirenetta abbronzata, ma Biancaneve è bianca per definizione: “bianca come la neve, labbra rosse come il sangue”, recita il testo dei fratelli Grimm», «Non so cosa ne pensiate voi, ma a me ‘sto politically correct ha rotto le palle», «Io ormai aspetto il fotomodello di Notre Dame».

Twitta stupita Hoara Borselli: «Fra i sette nani c’è anche una donna. Ma cosa c’entra?», «Biancaneve e i sette non più nani, la Disney è caduta sempre più in basso. Queste follie la porteranno al fallimento». Che atroce peccato sbianchettare Walt Disney, il genio che ha creato i traumi della nostra infanzia, uccidendo la mamma di Bambi e spedendoci per anni sui lettini degli analisti. E poi, quanto si piangeva quando la signora Jumbo veniva rinchiusa in gabbia come fosse un elefante pazzo e il piccolo Dumbo dileggiato per le grandi orecchie. Abbiamo creduto per anni che ogni donna con la frezza uccidesse indifesi dalmata per farne pellicce. Quei cartoni erano meravigliosamente pieni di storie terrificanti che ci incantavano come un bosco di notte. Siamo cresciuti scorretti e forse felici. Certo Biancaneve, uscita nel ’37, era avanguardia pura. Invece la multinazionale di oggi non ha un’idea da anni e non trova nulla di meglio che rifare i classici in chiave pseudo-inclusiva. Che poi inclusiva non è, perché gli attori diversamente alti hanno protestato: per loro non ci sono ruoli. «Continuando così il lupo di Cappuccetto Rosso si mangerà un piatto di tofu», «Se nel remake di Mulan non prendono un’attrice svedese bionda faccio una strage», «Attendo con ansia Raperonzolo che fa arrampicare il principe sui peli delle ascelle». Ma non ci saranno più principi, né principesse, né vissero felici e contenti. Tutto sarà tremendamente banale, come le nostre vite. E allora non ci resta che l’amara conclusione: «Aridàtece Biancaneve “sotto” i nani». Ormai si rimpiange anche la versione porno. La fine del mondo è sempre più vicina.

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Terry Marocco