Vista da qui, l’Italia del pallone che calcia e scalcia con la promessa di ritornare grande sotto la guida di Antonio Conte pare bella e convincente. Merito di alcuni senatori, che in azzurro hanno già scritto pagine importanti. Ma anche e soprattutto di aspiranti campioni che presto o tardi busseranno ai cancelli di Coverciano con la pazza idea di vestire il tricolore. Scegliamo noi, questa volta si gioca con il 3-4-1-2, sperando che chi sta davanti abbia voglia di dare una mano a chi gioca dietro. La formazione? Eccola, da destra a sinistra: Mirante; Gastaldello, Bonucci, Dainelli; Giaccherini, Sammarco, Soriano, Pepe; Cassano; Insigne, Pavoletti. Restano fuori, ma soltanto per ragioni di abbondanza, Buffon, Eder e Falcinelli.

Antonio Mirante (Bologna). Parcheggia l’autobus rossoblù davanti la sua porta e manda in tilt le velleità del Milan, che prova inutilmente a stappare la partita con Bonaventura, Bacca e Niang. Giornata da Dungeons and Dragons.

Daniele Gastaldello (Bologna). Ordinato e disciplinato come meglio non avrebbe potuto fare. Controlla e rispedisce al mittente i tentativi rossoneri di infilzare Mirante. L’usato sicuro che piace e soddisfa, spesso e volentieri.

Leonardo Bonucci (Juventus). Di tutto, un po’. Prima il colpo di testa che archivia la gara con l’Hellas, quindi un’attenzione scrupolosissima in difesa. Perché Pazzini è sempre Pazzini. E lui, Leonardo, sa e istruisce.

Dario Dainelli (Chievo). Entra a gara in corso per sostituire l’infortunato Gamberini e pesca dal cilindro una prova da Highlander. Segna il gol del 2-2 e arriva vicinissimo alla doppietta. Dietro fa il prof, bacchetta e dirige senza macchia.

Emanuele Giaccherini (Bologna). C’era una volta un Giak che vestito in bianconero regalava spunti da grande, grandissimo giocatore. Poi la parentesi inglese, sfortunata eppure formativa. E il rilancio sotto le insegne di Donadoni che merita l’attenzione di Conte. Milan colpito e affondato.

Paolo Sammarco (Frosinone). Il frangiflutti del centrocampo dei canarini. Il Sassuolo spinge e lui respinge, con una determinazione che raccoglie l’applauso dei compagni di squadra. Si procura anche un rigore, che l’arbitro non assegna.

Roberto Soriano (Sampdoria). E’ uno degli uomini-mercato, il sogno nel cassetto di numerose società di vertice del massimo campionato. Il derby della Lanterna rappresenta il manifesto più credibile della sua bravura in entrambe le fasi di gioco. Lucido e decisivo.

Marco D’Alessandro (Atalanta). Contro l’Udinese non gioca la migliore partita dell’anno. Epperò, spiega e dimostra perché la società bergamasca ha deciso di lasciar partire Maxi Moralez. Segna la rete che non cambia l’esito dell’incontro.

Nell’ultima stagione Antonio Cassano ha giocato 24 partite in blucerchiato con 2 reti.

Lorenzo Insigne (Napoli). Quando decide di fare la differenza, è un fulmine: colpisce e distrugge. Col Torino, segna e ispira. Il lato illuminato della forza.

Leonardo Pavoletti (Genoa). Lui, poi tutti gli altri. Arrivato tardi nel calcio che conta, sta facendo vedere a chi non credeva avesse i numeri per determinare e incidere anche in Serie A che i gol sono parte integrante del suo dna di pirata. Maestoso nel derby. Da vedere e rivedere.
