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Scuola: diario di un anno difficile

Scuola: diario di un anno difficile

Le cronache parlano di studenti costretti a stare in classe con i libri sulle ginocchia (come a L’Aquila) oppure messi in quarantena. Ma la maggior parte dei ragazzi vive disagi quotidiani lontani dai riflettori. Panorama ha raccolto alcuni dei loro racconti.


Ci sono scuole dove mancano i banchi e quelle dove mancano i docenti, oppure la connessione. Ci sono quelle con gli assembramenti all’entrata oppure quelle con le lezioni «creative» (come all’Istituto Conti di Milano dove la settimana scorsa i ragazzi hanno scioperato contro l’idea di fare tre ore in classe al mattino e altre nel pomeriggio collegati da casa). Soprattutto ci sono le centinaia di scuole colpite dal Covid. L’anno orribile degli studenti è iniziato e prosegue in una gimkana di disfunzioni, attese e speranze. Panorama ha raccolto alcune storie di questi ragazzi in un piccolo «cahier de doléances». Problemi, aneddoti e assurdità vissute a scuola in prima persona. E per questo alcuni di loro hanno preferito rimanere anonimi.

Studentessa – Liceo classico Carducci, Milano

«Nella mia classe il distanziamento è bizzarro: alcuni banchi sono a meno di una spanna l’uno dall’altro, altri lontanissimi. Secondo non so quali calcoli, per essere a prova di Covid dovremmo essere 22 in classe, e non 23 come siamo. Quindi ogni giorno uno di noi – a turno – è costretto a collegarsi da casa. Soltanto uno. Inoltre, cambiamo aula tutti i giorni e tre di noi a turno devono igienizzare la stanza lasciata. I bidelli hanno paura di infettarsi. Ci forniscono straccio e igienizzante. I guanti no».

Antonio C. – scuola media, Istituto comprensivo Mozart, Roma

«La misurazione della temperatura a scuola non c’è. Chiedono di farla a casa ma i miei genitori dicono che la faranno se ci saranno sintomi. Intanto nella mia classe sono arrivati solo due banchi singoli: gli altri sono da due. Uno studente sta seduto sul lato corto e l’altro sul lato lungo. Nessuno porta la mascherina».

Benedetta – ITT Gentileschi, Milano

«Entriamo in due fasce orarie diverse ma considerando che ci sono una sessantina di classi per circa 1.300 alunni il momento dell’ingresso è davvero caotico. Ragazzi ammassati alle porte, distanziamento non rispettato, flussi di alunni lungo i corridoi per raggiungere le classi.In aula la situazione non è migliore: a seconda del prof si indossa la mascherina per tutta l’ora o la si tiene abbassata. Non si può uscire dalla classe durante l’intervallo per prendere una boccata d’aria e neppure andare al bar interno per acquistare merenda o acqua. In molte classi mancano i professori (nella mia scuola ne mancano ancora 50) e dunque le lezioni per alcune materie non si possono fare. Ma il disagio più grande è sui mezzi pubblici: a Milano per rimediare al mancato aumento di corse permettono di occupare tutti i posti disponibili».

Tommaso carletti – Liceo classico Costa, La Spezia

«Nella nostra città c’è stato un mini lockdown e abbiamo dovuto fare lezione da casa. È stato deprimente: ti sembra di tornare sempre al punto di partenza. A scuola la maggior parte dei prof sono andati via. Si dice che avevano paura degli assembramenti con gli studenti. Ma io sono contento di quelli nuovi: mi sembrano più bravi e anche più simpatici».

E. L. – Liceo classico Virgilio, Milano

«Le connessioni internet nella nostra scuola non funzionano bene e alcuni studenti hanno problemi a seguire in videolezione. È capitato che gli insegnanti si ritrovassero a utilizzare la rete del proprio cellulare per riuscire a tenere il collegamento. Non incolpo la mia scuola però, è una situazione nuova e difficile da gestire. Ma posso dire che dopo tre mesi di riflessioni da parte del governo mi aspettavo di meglio».

studente – Liceo classico scientifico Imbriani, Pomigliano d’Arco (Napoli)

«La scuola è cominciata tardi e male. Ho fatto 25 e 26 settembre, ma già al terzo giorno ci hanno rimandati a casa perché è crollato il controsoffitto per colpa della pioggia. Peccato che il problema delle infiltrazioni d’acqua fosse stato denunciato da tempo. È insopportabile che gli studenti debbano vivere in queste situazioni penose. Ora ci si è messo pure il Covid, che ha fatto chiudere due licei su cinque della mia zona. Io al momento non faccio neanche videolezioni. Tutto sospeso. Il problema della mia scuola, come per le altre, è che non ci sono state direttive da parte del governo e ogni istituto si è arrangiato come poteva. Presidi e professori ce la mettono tutta ma è stato un errore lasciare una questione così delicata in mano a loro. Luigi Di Maio ha studiato nel mio stesso liceo e prima delle elezioni è venuto a fare la sua bella passerella. Secondo me quel tempo avrebbe dovuto usarlo per organizzare meglio la scuola insieme ai colleghi di governo. Invece hanno fatto scaricabarile sugli istituti».

Ludovico Ottolina – Liceo scientifico Einstein, Milano

«A Milano le scuole sono ripartite il 14 settembre, ma così non sembra. Io sono rappresentante d’istituto del mio liceo, oltre che membro dell’Unione degli studenti Milano, e dico che dopo mesi e mesi di attesa la riapertura è stata del tutto inadeguata. Le prime due settimane ho fatto lezione a distanza perché, così mi hanno spiegato, i bus 90 e 91 che portano tantissimi alunni sono sovraffollati, dunque gli studenti possono scambiarsi il Covid e portarlo in classe. Di banchi monoposto non ne abbiamo avuti, ma in alcuni casi erano necessari e così la dirigente ne ha fatti costruire un po’ da un artigiano. Mi dicono che ha scelto quello che costava meno».

G. G. – Liceo scientifico Galileo Ferraris, Torino

«Seguiamo le lezioni in modo alternato: un giorno metà classe sta a scuola e l’altra metà a casa; quello successivo il contrario. Ma nelle lezioni in remoto solo chi è in classe riesce a seguire. La telecamera mostra la lavagna lontanissima e non si sentono gli interventi dei compagni in classe, lontani dal microfono e nell’aula che rimbomba. A casa siamo tagliati fuori. Non sarebbe meglio tutti a casa e poi tutti in classe?».

Fabrizio La Rosa – Liceo scientifico sportivo, Imperia

«Molti professori che avevo fino allo scorso anno, appena hanno potuto sono tornati nelle varie città di provenienza e ci sono rimasti. E a oggi non ho ancora tutti gli insegnanti. Quella di matematica, che per me è una materia molto importante, è arrivata solo pochi giorni fa. Oltre a lei ci sono quelli di diritto, religione, filosofia e italiano. Nessun altro, neanche scienze, che per me sarebbe fondamentale».

Vincenzo – Liceo classico Giuseppe La Farina, Messina

«Sono andato a scuola il primo giorno ed è stato emozionante, bellissimo. Non rivedevo tanti compagni da prima del lockdown… Ma già al secondo giorno ci hanno chiesto di rimanere a casa a fare didattica a distanza perché mancano gli arredi. Hanno tolto i vecchi banchi pensando che arrivassero quelli monoposto. Invece ne sono arrivati solo per le prime classi, le uniche a continuare in presenza. Ci hanno detto di pazientare fino a fine settembre, poi fino a inizio ottobre, poi metà ottobre… Insomma chissà quando arriveranno. Le lezioni video funzionano e i prof sono bravissimi, ma vivere la scuola da uno schermo non si può».

Giacomo – liceo scientifico Maxwell, Milano

«Come tanti la mia settimana si divide tra giorni in presenza e giorni a casa in videolezione. Ma ho pochissimi prof: arrivati alla quarta settimana ho soltanto inglese, matematica, religione ed educazione fisica. Così, nelle ore buche a casa semplicemente faccio altro, se invece sono in classe rimango lì parcheggiato insieme agli altri. Qualcuno fa i compiti, i più stanno al cellulare. Due miei compagni si portano le carte e giocano a briscola. C’è il supplente ma controlla soltanto il rispetto delle regole: distanziamento e mascherina sempre, anche all’intervallo, che passiamo fermi al banco. La scuola non ci dice nulla dei prof che mancano, non lo sanno neanche loro. Ma per organizzare tutto ci sono stati un sacco di mesi. Una situazione assurda. Sento che mi sta salendo la rabbia».

Tommaso, media istituto D’Azeglio-Nievo, Torino

«Nella mia scuola succede una cosa strana. Per matematica e italiano ci sono due professori della stessa materia e spesso sono entrambi presenti in aula allo stesso tempo, mentre nelle materie secondarie come musica, arte, tecnologia e religione, i prof mancano completamente. Non so perché ce ne sono due d’italiano e matematica: forse perché sono materie fondamentali e se uno si ammala c’è subito il ricambio».

Anna, liceo scientifico Leonardo, Milano

«Quando faccio lezione da casa la connessione internet è così scarsa da perdere interi pezzi di spiegazione, sia per mancanza di segnale (per colpa della scuola) sia perché c’è molto rumore in sottofondo quando metà classe fa lezione in presenza. Più che per i banchi a rotelle sarebbe stato logico spendere per dare una connessione internet decente alle scuole. Ma il problema più grande è che mancano ancora tanti professori, come per esempio quello di matematica, che allo scientifico è indispensabile. Mio padre è stra-arrabbiato, continua a ripetere che sto buttando via l’anno e sta cercando una ragazza per farmi dare lezioni private almeno di quella materia. Ha detto che, se continua così, mi iscriverà a una scuola privata. È anche arrabbiatissimo con i prof: secondo lui chi se ne va lasciando una scuola scoperta senza buone ragioni tradisce il Paese. Io non lo so, spero solo che tutto questo finisca presto».

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