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L’Italia che non si vaccina

L’Italia che non si vaccina

Mentre la campagna di somministrazione dei sieri anti-Covid procede, 5 milioni di italiani non risultano ancora protetti, neppure con una prima dose. Sono anziani fragili che non riescono a raggiungere gli hub oppure poco abili con il computer, ma non solo. C’è chi rifiuta per diffidenza e chi, come i tanti no-vax, nega il Covid, la pandemia, le restrizioni. Così, l’obiettivo di immunizzare entro l’anno il 90 per cento della popolazione si allontana.


«A casa mia credono tutti che io mi sia vaccinato, ma non è vero. Ho rifiutato per due volte la somministrazione dal mio medico di famiglia. Nonostante le insistenze, non ho ceduto. Al vaccino non ci credo, e non me lo faccio». Parla così il 68enne Marcello, pensionato di Livorno, la cui voce non è affatto singolare. Racchiude nella sua pratica essenza – il rifiuto dell’antidoto – la convinzione di altri 5 milioni di italiani. Cui vanno aggiunti altri 6 milioni di indecisi. Numeri allarmanti divulgati dalla Fondazione Italia in salute, che valuta intorno al 7,5 per cento quelli determinati a rifiutare le dosi e al 9,9 gli ancora incerti.

I dati del ministero della Salute parlano chiaro: nella fascia d’età 70-79 anni solo il 27,9 per cento ha avuto il richiamo e il 79,1 la prima dose, mentre in quella 60-69 la media è del 19,6 per cento per la copertura totale e del 62,3 per la prima somministrazione.

A studiare la cartina geografica italiana, e a incontrare i connazionali che ancora non si sono immunizzati, si viene investiti da un bignami di motivazioni, scelte e aspettative differenti. C’è chi, come la tarantina Lucia, 79 anni, non si è vaccinata per un motivo semplice: l’incapacità di accedere alla registrazione online: «Non ho il computer e non so come fare a prenotarmi. Non c’è nessuno che possa aiutarmi. Il mio medico di famiglia mi ha promesso che prima o poi mi chiamerà, ma al momento tutto tace».

C’è anche chi non riesce a raggiungere fisicamente i punti vaccinali per impedimenti fisici o prettamente logistici. È il caso di Carlo, 84 anni, paraplegico di Prato. «Non possiamo spostare mio padre in nessun modo. Rischierebbe troppo. Ci hanno proposto di portarlo in ambulanza a fare il vaccino, ma non ce la siamo sentiti. È una persona fragile, qualsiasi variazione al suo equilibrio può produrre danni irreversibili. Allora, aspettiamo» racconta la figlia Marianna.

La fascia d’età che desta più preoccupazioni per il piano vaccinale è quella 60-69 anni, rispetto alla quale si evidenziano differenze notevoli tra le regioni. Si va dai dati disarmanti del Friuli-VeneziaGiulia – dove soltanto il 48,8 per cento ha ricevuto la prima dose e il 15,3 anche il richiamo – al record lombardo (72 per cento la prima dose e 22,8 la seconda); allarmante anche l’andamento in Toscana (41,7 per cento ha avuto la prima somministrazione, solo il 13,4 il richiamo) dove l’aderenza alla campagna vaccinale è ancora bassa, e si moltiplicano gli incontri sovversivi da Lucca ad Arezzo.

Nelle ultime settimane gli appuntamenti no-mask dei negazionisti – in cui ci si ritrova con la certezza che «il virus non esiste» ed «è tutta una montatura fatta ad arte per limitare la libertà personale» stanno aumentando in modo esponenziale: piazze, parchi e sfilate improvvisate sono all’ordine del giorno.

Per sostenere la battaglia, i no-vax hanno eletto a luogo prediletto di incontro bar e locali i cui proprietari rifiutano a grande voce l’esistenza del Covid-19, sostengono che le mascherine e le accortezze dell’Oms siano inutili, promulgano un «ritorno alla normalità». Ben lontani dai ritrovi carbonari, questi spazi anti Covid punteggiano tutto lo Stivale, ritrovandosi a divenire nuovi centri di gravità per i disobbedienti.

È il caso della Torteria di Chivasso – una manciata di chilometri da Torino – dove la titolare Rosanna Spatari si è distinta sul piano nazionale per i suoi «aperitivi disobbedienti» (pesantemente puniti da sanzioni per oltre 120 mila euro) e per aver urinato di fronte alle forze dell’ordine. Nel giro di pochi giorni, la pasticcera piemontese è diventata simbolo e leader di migliaia di no-vax e no-mask. A suo sostegno sono nati gruppi privati su Facebook e altri sul più sicuro Telegram.

Dopo esserci infiltrati in alcune di queste chat, si è dimostrata limpida la convinzione condivisa dagli utenti. Ci si trova davanti a un pullulare di presunte foto di forchette attaccate al braccio a dimostrazione delle «nanoparticelle magnetiche» contenute nei vaccini, minacce e offese («bimbi minkia» scrive un utente «quando vi verranno a prendere a casa vedremo se vi sarà passata la voglia di usare internet») oltre la programmazione di nuove manifestazioni. Come quella prevista il 5 giugno a Napoli dal titolo eloquente: «Noi non siamo cavie», in cui si parlerà anche di una non meglio precisata «violazione del codice di Norimberga» sulla sperimentazione del «siero genico anti Covid-19 sui minori».

Ciò che però contraddistingue tanti aficionados di Rosanna Spatari è il clima d’odio verso chi, invece, indossa la mascherina e crede nell’utilità dei vaccini. Così capita che, dopo un servizio di Gaston Zama de Le Iene proprio su Chivasso, lo youtuber «Il Greg», incitato da decine di commenti, definisca il giornalista «figlio di una ciste uterina e tarzanello molecolare», uno che «non ha diritto di calpestare la terra, dovrebbe stare sotto cinque metri di terra, ma prima o poi qualcuno lo metterà sottoterra».

A essere contrari al vaccino, però, sono anche i Gilet arancioni del generale Antonio Pappalardo, che l’ha definito «inutile e dannoso». Proprio in questi giorni, Pappalardo si è unito in coalizione con un altro movimento critico, il Partito del Valore umano di Maurizio Sarlo. Imprenditore sconosciuto ai più, è l’artefice dei tanti esposti contro il governo fioccati durante la pandemia. Esposti che chiedevano, tra le altre cose, di indagare su eventuali «correlazioni, anche lobbistiche, tra produttori di vaccini, Oms e governi» e, ancora, «sulla circostanza riguardante il fatto che il nostro capo del governo, Prof. Avvocato Giuseppe Conte, possa far parte, insieme ad altri leader mondiali, della loggia massonica degli Illuminati».

Mentre Facebook censura con i suoi sistemi i no-vax, la diffidenza sembra crescere e anche la discesa in campo dei medici di famiglia – la cui presa sui pazienti dovrebbe essere superiore a quella dei generici hub – traballa.

Oggi l’obiettivo di riuscire a vaccinare il 90 per cento della popolazione pare sempre più complesso. «Se pensano di obbligarmi a fare il vaccino con il passaporto vaccinale sbagliano» riflette Carlo, 35enne romano. «Dovrò rinunciare a vacanze e concerti? Non mi importa. Preferisco restare murato in casa che cedere a questo ricatto».

Così, quella che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere una campagna vaccinale senza intoppi, si sta rivelando un faticosissimo braccio di ferro. Ancora più arduo, se in autunno ci vorrano ulteriori richiami.

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