“Tutto nasce da un semplice saggio di fine anno. Succede che in una cittadina dell’Illinois, quasi sessant’anni fa, un gruppo di studenti, per prendere in giro qualche professore e alcuni personaggi ritenuti un po’ eccentrici, decide di realizzare uno spettacolo amatoriale, quelli tanto in voga nelle scuole americane soprattutto. Un saggio divertente, per schernire indirettamente con delle allusioni e qualche caricatura quel mondo che li circondava. La storia di quella rappresentazione, nient’altro era che “Grease”. Ovviamente un Grease agli albori, da riassestare e perfezionare, ma quello spettacolo ebbe così tanto successo che debuttò prima al “Kingston Mines Chicago club”, per approdare poi a Broadway il 12 febbraio 1972 con musiche aggiunte e rivisitate, fino a trasformarsi nel film cult che tutti noi conosciamo.”
Intervistato da Panorama.it l’eclettico regista Saverio Marconi, riesce sempre a regalare qualcosa di nuovo alle sue interviste, inserendo quel tocco di raffinata originalità che caratterizza tutti i suoi lavori.
Dallo scorso ottobre è in scena in giro per l’Italia con “Grease”, con la sua Compagnia della Rancia. Aggiungere qualcosa di inedito e di particolare su questo “colossal”, è praticamente impossibile, ma ogni volta che il regista romano lo rappresenta, si riesce a percepire quella freschezza e quell’arrangiamento in piena armonia con i tempi.
Cosa differenzia questo Grease con quelli che hai fatto negli anni precedenti?
“E’ un’evoluzione. La prima versione italiana di Grease ha debuttato nel 1997, quando la quasi totalità del cast che lo porta in scena oggi non era ancora nata. Non abbiamo mai fatto, come dire, un copia e incolla, e dalla prima edizione, sono cambiate tantissime cose, sono passate diverse scenografie, costumi, aggiunta di canzoni, sostituzioni di battute. È cresciuto con l’epoca. Per noi Grease a teatro è nato nel 1997 con Lorella Cuccarini, Giampiero Ingrassia, Amadeus, Mal: un cast incredibile, ma quello, aveva quell’epoca. Era un Grease anni Novanta. Oggi è un Grease 2025.”
E cos’è che invece non cambia mai?
“L’entusiasmo e l’energia. C’è sempre lo stesso tipo di energia e di comunicazione. La forza che ci trasmette il pubblico, ma soprattutto, la vivacità e la passione di chi lo rappresenta. Non devi vedere un cast fiacco, provato, stanco di fare lo stesso spettacolo. Ci dev’essere sempre quell’emozione di rischio, quell’essenziale piccola paura che qualcosa possa succedere: sbagliare un passo, o che la musica non attacchi al momento giusto; che poi il 99 per cento delle volte non succede, ma è proprio quel po’ di rischio che dà vigore allo spettacolo. Il cast che rappresenta Grease in questa stagione, è composto da giovanissimi, tra i venti e trent’anni al massimo”.
Tornano nelle stesse città, anno dopo anno, e fanno sempre il pienone.
Come ti spieghi il successo senza sosta di Grease?
“È un fenomeno abbastanza strano che duri così tanto e abbia un impatto sul pubblico talmente coinvolgente, anche se è banale e riduttivo definirlo così, è un po’ di più: un misto tra le persone di una generazione non più giovanissima piena di ricordi e i nuovi giovani che vedono nella sua storia un passato felice che non conoscevano. Credo sia questo miscuglio a fare di Grease uno spettacolo peculiare, forse unico.”
“C’è anche un altro fattore. Oggi, nel mondo del teatro, del cinema e della televisione, si cerca di fare sempre qualcosa di già conosciuto. Nei film ci sono i remake o documentari su personaggi famosi, i musicals sono tratti da storie già conosciute. La novità totale in questo periodo storico prende poco, c’è più paura, e bisogna fare molto più sforzo per pubblicizzarla. Il pubblico, conoscendo invece la storia, è come se fosse più tranquillo e rassicurato. Un po’ come quando torni nello stesso ristorante perché sai che si mangia bene, magari cambio il piatto, ma sai che sarà una garanzia.”
Fortunatamente, quegli studenti di una sconosciuta high school dell’Illinois, il coraggio di rischiare l’hanno avuto, e, per questo, non finiremo mai di ringraziarli. Loro, e ovviamente i personaggi che li hanno ispirati, con una particolare menzione alla ribelle Rizzo, alla sognante Frenchy e soprattutto all’indimenticabile rigida, ma in fondo sentimentale, preside McGee (Miss Lince).
