Non è troppo presto per cominciare a sognare la Ötztaler Radmarathon
di Fabio Roscioli
Mancano pochi mesi alla Ötztaler Radmarathon che per la prima volta, e così sarà negli anni a seguire, si disputerà la seconda domenica di luglio, anticipando la tradizionale data dell’ultima domenica di agosto che l’ha sempre vista protagonista.
La Ötztaler è una gran fondo ciclistica su strada che si sviluppa su un percorso di 238 km, con un dislivello di ben 5.500 metri, con partenza da Sölden in Austria che, dopo aver attraversato 4 passi alpini (Kühtai, Brennero, Giove e Rombo) verso l’Alto Adige, rientra in Tirolo per approdare nuovamente a Sölden.
Non voglio soffermarmi sulla proverbiale durezza della granfondo perché su tale aspetto c’è già ampia letteratura, così come approfondire il tema dell’epocale cambio della data che, a parere di molti, priverà la Ötztaler dell’imprevedibilità del clima (che a fine agosto è notoriamente mutevole costringendo spesso i ciclisti a passaggi nella pioggia e persino sotto la neve sui passi di montagna) che la rendeva manifestazione adatta solo ai “duri e puri”.
A differenza delle altre gran fondo che strizzano l’occhio a tutti gli appassionati di ciclismo, dai meno allenati ai più estremi, proponendo nella stessa giornata percorsi variegati e alla portata di tutti, la Ötztaler non si cura di essere inclusiva, ma si atteggia orgogliosamente a una meravigliosa creatura che lancia un messaggio preciso: “Io sono come mi vedete, amatemi per come sono e non chiedetemi compromessi”.
Dunque, la gara ha caratteristiche uniche nel suo genere e, sentendo parlare gli organizzatori alla scorsa edizione, nessuno dei responsabili della manifestazione che si sono avvicendati nel tempo ha mai avuto voluto cambiarle, inclusa la peculiarità di passare tanto nel territorio austriaco, tanto in quello italiano, con tutte le difficoltà organizzative che ciò richiede.
Paesaggisticamente il percorso è mozzafiato, la vista delle valli e dei panorami che si aprono lungo il percorso riempiono il cuore di ogni ciclista anche se talvolta incutono timore e rispetto, sia che li si guardi dalla parte della discesa (alcune sono molto tecniche ed estremamente veloci, come Kühtai e Giovo in cui è più arditi superano i 100kmh) che con il naso all’insù, come il Rombo, ultima salita di 29 km e 1724mt di dislivello, affrontata dopo circa 180 km e 3600mt di dislivello nelle gambe.
L’organizzazione è curata nei dettagli e lungo tutto il percorso si ha sempre la sensazione di essere accompagnati.
Un’altra perla è il passaggio lungo i vari paesi dislocati sul tracciato o le comunità importanti come Innsbruck e Vipiteno, che colgono di sorpresa i partecipanti accolti con un calore e una partecipazione fuori dal comune, con le persone in strada (asserragliati di mattina presto persino sul passo del Kühtai) che spronano e incitano i ciclisti facendoli sembrare, dal primo all’ultimo, dei veri eroi sportivi, esattamente come avviene in occasione dei giri a tappe dei pro.
La bellezza dei posti e il calore delle persone contribuiscono a lenire la fatica e ad alimentare il desiderio di non mollare per arrivare fino in fondo, traguardo che molti ma non tutti riescono a raggiungere. Ma chi quel giorno lo consegue, che sia il primo o l’ultimo arrivato, porterà con sé soddisfazioni ed emozioni che conserverà a lungo, convincendosi che effettivamente è stato, almeno per un giorno, un guerriero, un eroe, sportivamente parlando.
Tradizione vuole che la celebrazione del podio avvenga soltanto dopo che l’ultimo partecipante abbia tagliato il traguardo, salendo esso stesso sul podio…più eroici di così…
Fabio Roscioli