Sanremo 2023: tra karaoke e rap annacquato
Share alle stelle: quanto contano l'effetto nostalgia e la voglia irresistibile di riascoltare i grandi classici degli over 70 che hanno trionfato all'Ariston. E intanto i giovani rapper fanno tutto tranne che rappare...
Ma che cosa piace veramente di Sanremo? Quali sono le irresistibili fonti di attrazione di una maratona estenuante che per una settimana avvince gli italiani e batte ogni record di ascolto?
Del Festival parlano tutti, quelli che lo guardano, quelli che lo sbirciano, quelli che lo seguono tramite i social e anche quelli che non accendono la tv, ma che ne parlano comunque per spiegare le ragioni del loro distacco dall'evento nazional popolare per definizione.
A tenere inchiodati milioni e milioni di persone c' è indiscutibilmente l'effetto nostalgia, la voglia incontenibile di un karaoke novecentesco con tutti i protagonisti musicali di una stagione che fu. Piacciano o meno, sono artisti che hanno consegnato alla storia della musica italiana canzoni immortali diametralmente opposte a quelle delle ultime edizioni che difficilmente verrano portate sul palco dell'Ariston a grande richiesta tra venti, trenta o quarant'anni.
Ovviamente l'obiezione a questo ragionamento è sempre la stessa: "eh, ma la musica è cambiata, non si può più ragionare con dei vecchi criteri. Oggi c'è lo streaming e il consumo delle canzoni è molto più rapido...".
Sì, il music business è cambiato ma c'è una regola che non passa mai di moda, e cioè che le canzoni belle restano, le altre no. Se un artista ha i pezzi , ha anche una carriera, altrimenti è solo moda, hype, attrazione da social e nulla di più. Quindi non c'è da stupirsi se i picchi di ascolto coincidano con le esibizioni di Al Bano, Massimo Ranieri e Gianni Morandi, o dei Pooh, o ancora di Gino Paoli e Ornella Vanoni. Ragazzi e ragazze che salgono sul palco e fanno cantare l'Italia intera, perché metà della popolazione ha dei ricordi di vita connessi a quel tempo e a quei brani.
Nell'ultima edizione del Festival le canzoni belle erano pochissime (per fortuna tra queste c'era Due vIte di Mengoni che ha stravinto). Il resto, con poche eccezioni era serenamente prescindibile. Per tante ragioni, ma anche per un fatto singolare : da anni non si fa che dire che il rap è la colonna sonora di questo tempo. Peccato che poi i rapper al Festival portino canzoncine pop innocue quasi a voler nascondere quel che sono per non turbare l'audience nazional popolare, inaugurando così una nuova categoria musicale: "Rapper per sempre tranne che a Sanremo".
Se poi volete rifarvi gli occhi, dopo la sbornia sanremese, vi consigliamo di dare un occhio alla straordinaria performance di Rihanna al Super Bowl. Incinta del secondo figlio, sospesa nel vuoto su una piattaforma fluttuante sopra il campo dello State Farm Stadium, ha incantato mezzo mondo con un medley dei suoi grandi successi: Bitch Better Have My Money seguita da Where Have You Been, Only Girl in the World, We Found Love, Rude Boy, Work ,Wild Thoughts, Pour It Up... E, infine, le superhit Umbrella e Diamonds. Coreografie pazzesche, ballerini straordinari e fuochi d'artificio. Altro che Sanremo...